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Pensiero del Giorno - Riflessioni

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ortica
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Re: Pensiero del Giorno - Riflessioni

Messaggio da ortica » 10/06/2018, 11:49

latriplice ha scritto:
09/06/2018, 13:00
D.: L'indagine sul Chi sono io? (autoconoscenza) pone in evidenza che l'assenza di questa ha indotto il testimone immutabile ad identificarsi col mutevole ego. Ora però egli sa: "Io non sono il mutevole ego ma il suo immutabile testimone". È giusto che adesso il testimone affermi Io sono Brahman. Cosa c'è di sbagliato in questo?

M.: Come puoi sostenere che il testimone dica Io sono Brahman? Chi lo afferma, il testimone immutabile o il mutevole ego? Se pensi che lo affermi il testimone sei in errore, poiché questi rimane testimone immutabile del senso dell'io, nè è il sentire stesso, altrimenti non potrebbe avere la qualità di testimone in quanto lui stesso mutevole. Essendo immutabile è libero da qualsiasi traccia di concetti come io o Brahman e pertanto non può affermare Io sono Brahman. Quanto sostieni in proposito non ha alcun fondamento.


Advaita Bodha Dīpikā Lampo di conoscenza Non-duale, cap. VII Sāksātkāra
Associazione italiana Rāmana Mahārśi
Edizioni I Pitagorici


Peccato che queste sottili implicazioni metafische in risposta all'astante giocoforza tradiscono la presenza del testimone, altrimenti come farebbe a fare tali affermazioni?

Il Maestro risponde all'allievo grazie alla permanenza di un 'io' estremamente rarefatto, pari a una corda incenerita che mantiene tuttavia l'apparenza di corda.
Se il Maestro, in virtù della sua immensa compassione, non mantenesse tale 'io' apparente nessuna relazione sarebbe possibile nel mondo del namarupa.

Non è forse in virtù della propria immutabilità brahmanica che si può rendere testimonianza del mutevole ego e oggettivare quest'ultimo?
No.
Non si capisce se c'è o ci fa.
'Tu' non capisci.

D.: L'indagine sul Chi sono io? (autoconoscenza) pone in evidenza che l'assenza di questa ha indotto il testimone immutabile ad identificarsi col mutevole ego. Ora però egli sa: "Io non sono il mutevole ego ma il suo immutabile testimone". È giusto che adesso il testimone affermi Io sono Brahman. Cosa c'è di sbagliato in questo?

Non c'è nulla di sbagliato, se questa affermazione emerge spontaneamente come lampo intuitivo a conclusione dell'auto-indagine, che è VEDANTA.

Si chiama moksha.
No.

M.: La conoscenza acquisita mediante l'indagine che il testimone è Brahman e che l'intatto e sempre perfetto Brahman è il testimone, non è il fine e non può servire al tuo scopo. Supponi che un povero mendicante sia l'imperatore del mondo e che, ad un certo momento, ne venga a conoscenza. Come può l'acquisizione di questa nuova conoscenza migliorare la sua posizione? Non può essergli di alcuna utilità.
...
Il povero mendicante deve prima smettere gli abiti da mendicante e conquistare il governo dello stato per potersi conoscere come re.

Advaita Bodha Dipika, cap. VII

P.S. Mi sembra che anche Ramana con la sua esperienza di pre-morte sia giunto alla stessa conclusione.

L'Advaita Bodha Dipika è stato tradotto in italiano a cura dell'Associazione Italiana Ramana Maharshi per rendere disponibile un testo tenuto in grande considerazione e sovente consigliato da Ramana.
Bodhananda ha poi aggiunto, nell'ultima parte del libro, i capitoli andati persi, Advaita Bodha Dipika Khilakanda.
Studiarlo può essere di utilità al cercatore sincero.

latriplice
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Re: Pensiero del Giorno - Riflessioni

Messaggio da latriplice » 11/06/2018, 15:17

ortica ha scritto:
10/06/2018, 11:49
latriplice ha scritto:
09/06/2018, 13:00
D.: L'indagine sul Chi sono io? (autoconoscenza) pone in evidenza che l'assenza di questa ha indotto il testimone immutabile ad identificarsi col mutevole ego. Ora però egli sa: "Io non sono il mutevole ego ma il suo immutabile testimone". È giusto che adesso il testimone affermi Io sono Brahman. Cosa c'è di sbagliato in questo?

M.: Come puoi sostenere che il testimone dica Io sono Brahman? Chi lo afferma, il testimone immutabile o il mutevole ego? Se pensi che lo affermi il testimone sei in errore, poiché questi rimane testimone immutabile del senso dell'io, nè è il sentire stesso, altrimenti non potrebbe avere la qualità di testimone in quanto lui stesso mutevole. Essendo immutabile è libero da qualsiasi traccia di concetti come io o Brahman e pertanto non può affermare Io sono Brahman. Quanto sostieni in proposito non ha alcun fondamento.


Advaita Bodha Dīpikā Lampo di conoscenza Non-duale, cap. VII Sāksātkāra
Associazione italiana Rāmana Mahārśi
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Peccato che queste sottili implicazioni metafische in risposta all'astante giocoforza tradiscono la presenza del testimone, altrimenti come farebbe a fare tali affermazioni?

Il Maestro risponde all'allievo grazie alla permanenza di un 'io' estremamente rarefatto, pari a una corda incenerita che mantiene tuttavia l'apparenza di corda.
Se il Maestro, in virtù della sua immensa compassione, non mantenesse tale 'io' apparente nessuna relazione sarebbe possibile nel mondo del namarupa.

Non è forse in virtù della propria immutabilità brahmanica che si può rendere testimonianza del mutevole ego e oggettivare quest'ultimo?
No.
Non si capisce se c'è o ci fa.
'Tu' non capisci.

D.: L'indagine sul Chi sono io? (autoconoscenza) pone in evidenza che l'assenza di questa ha indotto il testimone immutabile ad identificarsi col mutevole ego. Ora però egli sa: "Io non sono il mutevole ego ma il suo immutabile testimone". È giusto che adesso il testimone affermi Io sono Brahman. Cosa c'è di sbagliato in questo?

Non c'è nulla di sbagliato, se questa affermazione emerge spontaneamente come lampo intuitivo a conclusione dell'auto-indagine, che è VEDANTA.

Si chiama moksha.
No.

M.: La conoscenza acquisita mediante l'indagine che il testimone è Brahman e che l'intatto e sempre perfetto Brahman è il testimone, non è il fine e non può servire al tuo scopo. Supponi che un povero mendicante sia l'imperatore del mondo e che, ad un certo momento, ne venga a conoscenza. Come può l'acquisizione di questa nuova conoscenza migliorare la sua posizione? Non può essergli di alcuna utilità.
...
Il povero mendicante deve prima smettere gli abiti da mendicante e conquistare il governo dello stato per potersi conoscere come re.

Advaita Bodha Dipika, cap. VII

P.S. Mi sembra che anche Ramana con la sua esperienza di pre-morte sia giunto alla stessa conclusione.

L'Advaita Bodha Dipika è stato tradotto in italiano a cura dell'Associazione Italiana Ramana Maharshi per rendere disponibile un testo tenuto in grande considerazione e sovente consigliato da Ramana.
Bodhananda ha poi aggiunto, nell'ultima parte del libro, i capitoli andati persi, Advaita Bodha Dipika Khilakanda.
Studiarlo può essere di utilità al cercatore sincero.


"...La conoscenza acquisita mediante l'indagine che il testimone è Brahman e che l'intatto e sempre perfetto Brahman è il testimone, non è il fine e non può servire al tuo scopo...."


A - Se tutto è maya, anche l'individuo è maya; quindi non ha senso la frase: "IO SONO QUELLO".

R - Quando in sogno la mente proietta un jiva-soggetto e questo si identifica con il mondo oggettivo di sogno e con le sue stesse qualificazioni, potremmo dirgli: attenzione, che tu non sei né queste né quello; le tue identificazioni sono frutto dell'ignoranza-avidya; in realtà tu sei la mente. Così, all'individuo che si identifica con le sue proiezioni, corpo, sensi e oggetti vari diciamo: attenzione, tu non sei queste cose periture, tu sei, invece, la Costante (QUELLO-BRAHMAN) e la radice della tua stessa essenza. Questo mondo di maya si sovrappone alla pura Essenza-costante e la Realizzazione asparsa consiste appunto nel ritrovare la propria natura di essere.

Tat vam asi, Raphael, Asram Vidya, pag. 66.

Mi sembra che la risposta di Raphael ad Antonio si commenti da sola.

"....attenzione, tu non sei queste cose periture, tu sei, invece, la Costante..."

ortica
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Re: Pensiero del Giorno - Riflessioni

Messaggio da ortica » 12/06/2018, 1:09

latriplice ha scritto:
11/06/2018, 15:17
ortica ha scritto:
10/06/2018, 11:49
latriplice ha scritto:
09/06/2018, 13:00
D.: L'indagine sul Chi sono io? (autoconoscenza) pone in evidenza che l'assenza di questa ha indotto il testimone immutabile ad identificarsi col mutevole ego. Ora però egli sa: "Io non sono il mutevole ego ma il suo immutabile testimone". È giusto che adesso il testimone affermi Io sono Brahman. Cosa c'è di sbagliato in questo?

M.: Come puoi sostenere che il testimone dica Io sono Brahman? Chi lo afferma, il testimone immutabile o il mutevole ego? Se pensi che lo affermi il testimone sei in errore, poiché questi rimane testimone immutabile del senso dell'io, nè è il sentire stesso, altrimenti non potrebbe avere la qualità di testimone in quanto lui stesso mutevole. Essendo immutabile è libero da qualsiasi traccia di concetti come io o Brahman e pertanto non può affermare Io sono Brahman. Quanto sostieni in proposito non ha alcun fondamento.


Advaita Bodha Dīpikā Lampo di conoscenza Non-duale, cap. VII Sāksātkāra
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Peccato che queste sottili implicazioni metafische in risposta all'astante giocoforza tradiscono la presenza del testimone, altrimenti come farebbe a fare tali affermazioni?

Il Maestro risponde all'allievo grazie alla permanenza di un 'io' estremamente rarefatto, pari a una corda incenerita che mantiene tuttavia l'apparenza di corda.
Se il Maestro, in virtù della sua immensa compassione, non mantenesse tale 'io' apparente nessuna relazione sarebbe possibile nel mondo del namarupa.

Non è forse in virtù della propria immutabilità brahmanica che si può rendere testimonianza del mutevole ego e oggettivare quest'ultimo?
No.
Non si capisce se c'è o ci fa.
'Tu' non capisci.

D.: L'indagine sul Chi sono io? (autoconoscenza) pone in evidenza che l'assenza di questa ha indotto il testimone immutabile ad identificarsi col mutevole ego. Ora però egli sa: "Io non sono il mutevole ego ma il suo immutabile testimone". È giusto che adesso il testimone affermi Io sono Brahman. Cosa c'è di sbagliato in questo?

Non c'è nulla di sbagliato, se questa affermazione emerge spontaneamente come lampo intuitivo a conclusione dell'auto-indagine, che è VEDANTA.

Si chiama moksha.
No.

M.: La conoscenza acquisita mediante l'indagine che il testimone è Brahman e che l'intatto e sempre perfetto Brahman è il testimone, non è il fine e non può servire al tuo scopo. Supponi che un povero mendicante sia l'imperatore del mondo e che, ad un certo momento, ne venga a conoscenza. Come può l'acquisizione di questa nuova conoscenza migliorare la sua posizione? Non può essergli di alcuna utilità.
...
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P.S. Mi sembra che anche Ramana con la sua esperienza di pre-morte sia giunto alla stessa conclusione.

L'Advaita Bodha Dipika è stato tradotto in italiano a cura dell'Associazione Italiana Ramana Maharshi per rendere disponibile un testo tenuto in grande considerazione e sovente consigliato da Ramana.
Bodhananda ha poi aggiunto, nell'ultima parte del libro, i capitoli andati persi, Advaita Bodha Dipika Khilakanda.
Studiarlo può essere di utilità al cercatore sincero.


"...La conoscenza acquisita mediante l'indagine che il testimone è Brahman e che l'intatto e sempre perfetto Brahman è il testimone, non è il fine e non può servire al tuo scopo...."


A - Se tutto è maya, anche l'individuo è maya; quindi non ha senso la frase: "IO SONO QUELLO".

R - Quando in sogno la mente proietta un jiva-soggetto e questo si identifica con il mondo oggettivo di sogno e con le sue stesse qualificazioni, potremmo dirgli: attenzione, che tu non sei né queste né quello; le tue identificazioni sono frutto dell'ignoranza-avidya; in realtà tu sei la mente. Così, all'individuo che si identifica con le sue proiezioni, corpo, sensi e oggetti vari diciamo: attenzione, tu non sei queste cose periture, tu sei, invece, la Costante (QUELLO-BRAHMAN) e la radice della tua stessa essenza. Questo mondo di maya si sovrappone alla pura Essenza-costante e la Realizzazione asparsa consiste appunto nel ritrovare la propria natura di essere.

Tat vam asi, Raphael, Asram Vidya, pag. 66.

Mi sembra che la risposta di Raphael ad Antonio si commenti da sola.

"....attenzione, tu non sei queste cose periture, tu sei, invece, la Costante..."


E quindi?

Il problema è che non è sufficiente saperlo, bisogna esserlo.

E tu, come al tuo solito, confondi i piani.

latriplice
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Re: Pensiero del Giorno - Riflessioni

Messaggio da latriplice » 12/06/2018, 2:08

ortica ha scritto:
12/06/2018, 1:09
latriplice ha scritto:
11/06/2018, 15:17
ortica ha scritto:
10/06/2018, 11:49
latriplice ha scritto:
09/06/2018, 13:00
D.: L'indagine sul Chi sono io? (autoconoscenza) pone in evidenza che l'assenza di questa ha indotto il testimone immutabile ad identificarsi col mutevole ego. Ora però egli sa: "Io non sono il mutevole ego ma il suo immutabile testimone". È giusto che adesso il testimone affermi Io sono Brahman. Cosa c'è di sbagliato in questo?

M.: Come puoi sostenere che il testimone dica Io sono Brahman? Chi lo afferma, il testimone immutabile o il mutevole ego? Se pensi che lo affermi il testimone sei in errore, poiché questi rimane testimone immutabile del senso dell'io, nè è il sentire stesso, altrimenti non potrebbe avere la qualità di testimone in quanto lui stesso mutevole. Essendo immutabile è libero da qualsiasi traccia di concetti come io o Brahman e pertanto non può affermare Io sono Brahman. Quanto sostieni in proposito non ha alcun fondamento.


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Peccato che queste sottili implicazioni metafische in risposta all'astante giocoforza tradiscono la presenza del testimone, altrimenti come farebbe a fare tali affermazioni?

Il Maestro risponde all'allievo grazie alla permanenza di un 'io' estremamente rarefatto, pari a una corda incenerita che mantiene tuttavia l'apparenza di corda.
Se il Maestro, in virtù della sua immensa compassione, non mantenesse tale 'io' apparente nessuna relazione sarebbe possibile nel mondo del namarupa.

Non è forse in virtù della propria immutabilità brahmanica che si può rendere testimonianza del mutevole ego e oggettivare quest'ultimo?
No.
Non si capisce se c'è o ci fa.
'Tu' non capisci.

D.: L'indagine sul Chi sono io? (autoconoscenza) pone in evidenza che l'assenza di questa ha indotto il testimone immutabile ad identificarsi col mutevole ego. Ora però egli sa: "Io non sono il mutevole ego ma il suo immutabile testimone". È giusto che adesso il testimone affermi Io sono Brahman. Cosa c'è di sbagliato in questo?

Non c'è nulla di sbagliato, se questa affermazione emerge spontaneamente come lampo intuitivo a conclusione dell'auto-indagine, che è VEDANTA.

Si chiama moksha.
No.

M.: La conoscenza acquisita mediante l'indagine che il testimone è Brahman e che l'intatto e sempre perfetto Brahman è il testimone, non è il fine e non può servire al tuo scopo. Supponi che un povero mendicante sia l'imperatore del mondo e che, ad un certo momento, ne venga a conoscenza. Come può l'acquisizione di questa nuova conoscenza migliorare la sua posizione? Non può essergli di alcuna utilità.
...
Il povero mendicante deve prima smettere gli abiti da mendicante e conquistare il governo dello stato per potersi conoscere come re.

Advaita Bodha Dipika, cap. VII

P.S. Mi sembra che anche Ramana con la sua esperienza di pre-morte sia giunto alla stessa conclusione.

L'Advaita Bodha Dipika è stato tradotto in italiano a cura dell'Associazione Italiana Ramana Maharshi per rendere disponibile un testo tenuto in grande considerazione e sovente consigliato da Ramana.
Bodhananda ha poi aggiunto, nell'ultima parte del libro, i capitoli andati persi, Advaita Bodha Dipika Khilakanda.
Studiarlo può essere di utilità al cercatore sincero.


"...La conoscenza acquisita mediante l'indagine che il testimone è Brahman e che l'intatto e sempre perfetto Brahman è il testimone, non è il fine e non può servire al tuo scopo...."


A - Se tutto è maya, anche l'individuo è maya; quindi non ha senso la frase: "IO SONO QUELLO".

R - Quando in sogno la mente proietta un jiva-soggetto e questo si identifica con il mondo oggettivo di sogno e con le sue stesse qualificazioni, potremmo dirgli: attenzione, che tu non sei né queste né quello; le tue identificazioni sono frutto dell'ignoranza-avidya; in realtà tu sei la mente. Così, all'individuo che si identifica con le sue proiezioni, corpo, sensi e oggetti vari diciamo: attenzione, tu non sei queste cose periture, tu sei, invece, la Costante (QUELLO-BRAHMAN) e la radice della tua stessa essenza. Questo mondo di maya si sovrappone alla pura Essenza-costante e la Realizzazione asparsa consiste appunto nel ritrovare la propria natura di essere.

Tat vam asi, Raphael, Asram Vidya, pag. 66.

Mi sembra che la risposta di Raphael ad Antonio si commenti da sola.

"....attenzione, tu non sei queste cose periture, tu sei, invece, la Costante..."


E quindi?

Il problema è che non è sufficiente saperlo, bisogna esserlo.

E tu, come al tuo solito, confondi i piani.
Qualcosa dovevi pur dire, in mancanza di argomentazioni. Tu prendi sul serio il mendicante sperando che un bel giorno possa diventare imperatore, e nel frattempo puoi tirare a campare. Può darsi che tu avverta una sensazione di indegnità e quindi sei attratta da insegnamenti che coinvolgono la purificazione, duro impegno, rinuncia, devozione e lo sviluppo della resa e del distacco. C'è una sorta di inevitabilità logica e valore intrinseco in queste idee. Ma alla lunga il percorso quasi infinito di lottare felicemente assicura purtroppo la continuazione dell'esperienza personale, quella del mendicante per intenderci.

A tal proposito Raphael è stato molto chiaro, pertanto mi sento costretto a pubblicare lo stesso brano per l'ennesima volta.


D: Circa quattro anni fa, una sera ho cominciato a ripetere
nella mia mente la frase “io sono Quello” e all’improvviso
sono stato colpito dal fatto che l’“io” che avevo assunto di
essere non aveva nulla a che fare con Quello. Prima di questa
presa di coscienza, ero solito pensare che l’“io”, che è tutti
questi concetti che io consideravo di essere, sarebbe diventato
Quello per mezzo della Realizzazione. In quell’istante ho visto
che Quello non aveva nulla a che fare con questi concetti;
vedere questo è stato molto importante per me.

R: Si, naturalmente non ha nulla a che fare con l’ego, l’ “io”.
L’ “io” è una non-realtà ma questo è un errore che fanno tutti.



Conversazione con Raphael
“Tradizione Primordiale; approccio alla non-dualità”
3ème Millénaire n. 64-65
Traduzione Luciana Scalabrini


E' quel "tutti" che mi spaventa.

ortica
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Re: Pensiero del Giorno - Riflessioni

Messaggio da ortica » 12/06/2018, 9:58

latriplice ha scritto: Qualcosa dovevi pur dire, in mancanza di argomentazioni.
Non ti passa mai per la testa la possibilità che non si avverta più l'istanza di 'argomentare', vero? Che le 'argomentazioni' siano venute a noia da un pezzo perché si è vista la loro inutilità, peggio, lo spreco di tempo che comportano?


Tu prendi sul serio il mendicante sperando che un bel giorno possa diventare imperatore, nel frattempo puoi tirare a campare. Può darsi che tu avverta una sensazione di indegnità e quindi sei attratta da insegnamenti che coinvolgono la purificazione, duro impegno, rinuncia, devozione e lo sviluppo della resa e del distacco. C'è una sorta di inevitabilità logica e valore intrinseco in queste idee. Ma alla lunga il percorso quasi infinito di lottare felicemente assicura purtroppo la continuazione dell'esperienza personale, quella del mendicante per intenderci.

Prendo sul serio il mendicante perché ha un suo grado di realtà, finché ne ha.
Ma non è dissezionando le metafore che caverai il ragno dal buco.
Quanto al percorso è quello indicato dalla tradizione, senza se e senza ma. Salvo rarissime eccezioni che confermano la regola.


A tal proposito Raphael è stato molto chiaro, pertanto mi sento costretto a pubblicare lo stesso brano per l'ennesima volta.


D: Circa quattro anni fa, una sera ho cominciato a ripetere
nella mia mente la frase “io sono Quello” e all’improvviso
sono stato colpito dal fatto che l’“io” che avevo assunto di
essere non aveva nulla a che fare con Quello. Prima di questa
presa di coscienza, ero solito pensare che l’“io”, che è tutti
questi concetti che io consideravo di essere, sarebbe diventato
Quello per mezzo della Realizzazione. In quell’istante ho visto
che Quello non aveva nulla a che fare con questi concetti;
vedere questo è stato molto importante per me.

R: Si, naturalmente non ha nulla a che fare con l’ego, l’ “io”.
L’ “io” è una non-realtà ma questo è un errore che fanno tutti.



Conversazione con Raphael
“Tradizione Primordiale; approccio alla non-dualità”
3ème Millénaire n. 64-65
Traduzione Luciana Scalabrini


E' quel "tutti" che mi spaventa.

Raphael espone testimonianza tradizionale così come la espone il saggio dell'Advaita Bodha Dipika, quasi con le stesse parole che si confermano a vicenda, come avviene da millenni nelle testimonianze tradizionali.
Se tu non lo vedi non è mio compito liberarti dalla cecità.

Tu sei libero - nella misura in cui ti credi libero - di credere nella tua realizzazione parolaia, libero di coltivare l'illusione che sia sufficiente ripetere "Tu sei Quello" per realizzarlo, libero di distorcere la parola dei Maestri a tuo uso e consumo e di screditarla quando non ti conviene, libero di proporre i testi delle più improbabili sirene neoadvaita, libero di propagare credenze e illusioni ovunque, salvo che qui.
Non perché non ti sia liberamente dato spazio e palcoscenico, come avviene ormai da quasi dieci anni, ma perché qui le tue parole cadono senza eco.

latriplice
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Re: Pensiero del Giorno - Riflessioni

Messaggio da latriplice » 12/06/2018, 13:55

R: Si, naturalmente non ha nulla a che fare con l’ego, l’ “io”.
L’ “io” è una non-realtà ma questo è un errore che fanno tutti.


Forse hai ragione, hai colto un significato recondito e complesso celato nelle apparenti parole chiare e coincise di Raphael, che evidentemente sfugge al mio ridotto spessore intellettuale.

Chissà cosa allora intendeva con "ma questo è un errore che fanno tutti".

É il senso criptico che tu hai colto che attualmente mi sfugge.

Non oso immaginare di limitarmi ad una comprensione più prosaica della frase altrimenti Raphael perderebbe la sua aurea di sacralità e condividerebbe con me istanze neo-advaite.

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Fedro
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Re: Pensiero del Giorno - Riflessioni

Messaggio da Fedro » 12/06/2018, 14:57

La citazione esatta ( e difatti non capivo il senso) è questa:


"Quello non ha niente a vedere con l'ego, l'io.
“Io” è una non-realtà, ma è un errore che tutti fanno."

latriplice
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Re: Pensiero del Giorno - Riflessioni

Messaggio da latriplice » 12/06/2018, 15:36

Fedro ha scritto:
12/06/2018, 14:57
La citazione esatta ( e difatti non capivo il senso) è questa:


"Quello non ha niente a vedere con l'ego, l'io.
“Io” è una non-realtà, ma è un errore che tutti fanno."
Forse che l'astante intendeva dire ciò che ha esplicitamente espresso e che ha trovato conferma nella risposta di Raphael anche se qualcuno qui ravvisa un senso implicito dai connotati arcani?

D: Circa quattro anni fa, una sera ho cominciato a ripetere
nella mia mente la frase “io sono Quello” e all’improvviso
sono stato colpito dal fatto che l’“io” che avevo assunto di
essere non aveva nulla a che fare con Quello. Prima di questa
presa di coscienza, ero solito pensare che l’“io”, che è tutti
questi concetti che io consideravo di essere, sarebbe diventato
Quello per mezzo della Realizzazione. In quell’istante ho visto
che Quello non aveva nulla a che fare con questi concetti;
vedere questo è stato molto importante per me.


In conformità alla risposta di Raphael secondo quello che ho capito, ritengo inutile se non deprimente "coltivare l'illusione che sia sufficiente ripetere "Tu sei Quello" per realizzarlo".

Questo almeno credo di averlo compreso benissimo.

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Re: Pensiero del Giorno - Riflessioni

Messaggio da Fedro » 12/06/2018, 15:46

Intendo solo dire che, nella forma che avevi proposto, sembrava vi fosse contrapposizione tra io e ego

ortica
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Re: Pensiero del Giorno - Riflessioni

Messaggio da ortica » 13/06/2018, 10:31

latriplice ha scritto:
12/06/2018, 13:55
R: Si, naturalmente non ha nulla a che fare con l’ego, l’ “io”.
L’ “io” è una non-realtà ma questo è un errore che fanno tutti.


Forse hai ragione, hai colto un significato recondito e complesso celato nelle apparenti parole chiare e coincise di Raphael, che evidentemente sfugge al mio ridotto spessore intellettuale.

Chissà cosa allora intendeva con "ma questo è un errore che fanno tutti".

É il senso criptico che tu hai colto che attualmente mi sfugge.

Non oso immaginare di limitarmi ad una comprensione più prosaica della frase altrimenti Raphael perderebbe la sua aurea di sacralità e condividerebbe con me istanze neo-advaite.

Non c'è alcun senso criptico nelle limpide parole di Raphael.

Ma forse sono arrivata a intuire l'equivoco che finora ha impedito la reciproca comprensione, vediamo se riesco a trasporre l'intuizione in parole (il che non è facile), scusandomi fin da ora per la pochezza delle stesse.

Quando il saggio dell'Advaita Bodha Dipika risponde alla domanda del discepolo:


D.: L'indagine sul Chi sono io? (autoconoscenza) pone in evidenza che l'assenza di questa ha indotto il testimone immutabile ad identificarsi col mutevole ego. Ora però egli sa: "Io non sono il mutevole ego ma il suo immutabile testimone". È giusto che adesso il testimone affermi Io sono Brahman. Cosa c'è di sbagliato in questo?

M.: Come puoi sostenere che il testimone dica Io sono Brahman? Chi lo afferma, il testimone immutabile o il mutevole ego? Se pensi che lo affermi il testimone sei in errore, poiché questi rimane testimone immutabile del senso dell'io, nè è il sentire stesso, altrimenti non potrebbe avere la qualità di testimone in quanto lui stesso mutevole. Essendo immutabile è libero da qualsiasi traccia di concetti come io o Brahman e pertanto non può affermare Io sono Brahman. Quanto sostieni in proposito non ha alcun fondamento.


In nessun modo contraddice quanto scrive Raphael, perché certamente Quello non ha nulla a che fare con il mutevole 'io', non più di quanto la spuma di un'onda abbia a che fare col mare.
Il saggio dice, invece, che l'affermazione "Io sono Brahman" non è fatta dal testimone (atman) in quanto immutabile e libero da qualsivoglia traccia di concetti, bensì dal jiva, riflesso incarnato.
In altre parole, il testimone non 'dice' alcunchè.
Tutto quanto è detto, ovvero trasposto in concetti e successivamente in parole, appartiene al mutevole 'io'.
Per semplificare si potrebbe sostenere che l'intuizione sovraconscia "Io sono Brahman" (o qualunque altra) è recepita dalla buddhi purificata dalla sadhana che, qualora si renda necessario il dire, la passa al manas il quale svolge il suo compito di 'traduttore' trasponendola in parole che possono essere scritte o dette, passando attraverso il filtro delle capacità di espressione, di sintesi e di libertà dalle inferenze del mutevole 'io'.
Più il 'dicitore' avrà ricondotto la mente alla sua funzione di strumento, più le parole saranno chiare e univoche.
Solitamente, in questo passaggio in cui il manas si appropria di qualcosa che non appartiene al suo piano di esistenza, si perde man mano in chiarezza e semplicità, caratteristiche dell'intuizione sovraconscia.
In un certo senso, scendendo nei diversi piani, l'intuizione perde il suo grado di sottigliezza e rarefazione, divenendo sempre più 'pesante', grossolana e la reciproca comprensione si complica.
Per questo si dice che i Maestri comunichino col silenzio.
Da ultimo mi pare utile chiarire che perfino la sottilissima intuizione sovraconscia "Io sono Brahman" non è realizzazione, ma soltanto un lampo, un bagliore, una 'schiarita' fra le nuvole come scriveva meteorologicamente Kaara in altro thread.
Per questo il saggio Maestro dell'Advaita Bodha Dipika indica al discepolo la necessità della meditazione, dopo aver acquisito la conoscenza "Io sono Brahman" attraverso lo studio e la riflessione dei testi sacri.
E il discepolo, proprio come te, se ne stupisce e, quasi, si irrita.




Quanto sopra è magistralmente ribadito da Premadharma, quando afferma:

Se si raccoglie un dire per inferirlo, si è nel punto di vista del dire, non del suo contenuto. Se diciamo della realtà, il punto di vista del dire e del raccogliere non è quello della Realtà, perché qui nel dire e nel suo raccogliere non può esistere alcuna realtà da esser detta o raccolta.

Se ci si ponesse dal Reale, non ci sarebbe alcun interlocutore, né alcun confronto, né alcuno che la speculi o concettualizzi o la conclami o la difenda. Ove ciò accada si è nella concettualizzazione.

latriplice
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Re: Pensiero del Giorno - Riflessioni

Messaggio da latriplice » 13/06/2018, 14:07

Se ci si ponesse dal Reale, non ci sarebbe alcun interlocutore, né alcun confronto, né alcuno che la speculi o concettualizzi o la conclami o la difenda. Ove ciò accada si è nella concettualizzazione.
Come fa a saperlo?

Come ho ribadito in precedenza, queste sottili implicazioni metafische tradiscono la presenza del Testimone, nel senso che questa affermazione viene fatta, sì tramite lo strumento dell'intelletto (buddhi), ma dalla prospettiva che trascende il piano concettuale, quella della consapevolezza dei vari moti e contenuti mentali.

Se così non fosse, saremmo in presenza di una mera inferenza, nella concettualizzazione per intenderci.

In altre parole, se è il senso dell'io a fare questa affermazione, tenendo conto che anche l'io è un concetto nonostante si proclami aspirante discepolo, manca di genuinità e confidenza e la si può tranquillamente inquadrare come semplice supposizione.

Mi sa che qua casca l'asino.

Si perché finora l'asino volava.

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Re: Pensiero del Giorno - Riflessioni

Messaggio da Fedro » 13/06/2018, 17:25

Caro la triplice, pensa tu quante volte allora, mi verrebbe da chiederti:
come fai a saperlo? :D

ortica
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Re: Pensiero del Giorno - Riflessioni

Messaggio da ortica » 13/06/2018, 19:30

latriplice ha scritto:
13/06/2018, 14:07
Se ci si ponesse dal Reale, non ci sarebbe alcun interlocutore, né alcun confronto, né alcuno che la speculi o concettualizzi o la conclami o la difenda. Ove ciò accada si è nella concettualizzazione.
Come fa a saperlo?
Non so.
Bisognerebbe chiedere a lui.
:)

L'avrà letto in qualche libro, chissà.
:lol:

Come ho ribadito in precedenza, queste sottili implicazioni metafische tradiscono la presenza del Testimone, nel senso che questa affermazione viene fatta, sì tramite lo strumento dell'intelletto (buddhi), ma dalla prospettiva che trascende il piano concettuale, quella della consapevolezza dei vari moti e contenuti mentali.
Esattamente, in questo caso.



Arjuna disse:

54. Quali sono le qualità di colui che ha questa conoscenza stabile (sthitaprajña) ed è fisso nel samādhi, o Keśava?


Śrī Bhagavān rispose:

55. Quando, o Pārtha, un uomo estirpa dalla sua mente tuti i desideri e trova la sua soddisfazione nell'ātman e per l'ātman, si dice avere un'intelligenza stabile.
56. Colui la cui mente non è turbata dalla sofferenza, che non aspira più ai piaceri sensoriali, che si è affrancato dall'emozione, dalla paura e dall'ira: quegli è un muni dall'animo fermo (sthitadhīr).
57. Colui che ha rotto ogni attaccamento, che non è lusingato dalle lodi, nè offeso dal biasimo: quegli possiede un'intelligenza stabile.


Bhagavadgītā, II, 54-57
edizioni Asram Vidya

latriplice
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Re: Pensiero del Giorno - Riflessioni

Messaggio da latriplice » 14/06/2018, 11:23

:D

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Re: Pensiero del Giorno - Riflessioni

Messaggio da Fedro » 21/07/2018, 8:28

cielo ha scritto:
21/07/2018, 7:28
“O mente,

non chiedere.

Se chiedi, ciò sarà ignorato

e se smetti di chiedere, sarà concesso.

Quindi, o mente,

non chiedere.”

(poesia telegu - Sai Baba)


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Eh....e come chiedere alla mente di smettere di chiedere,?

cielo
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Re: Pensiero del Giorno - Riflessioni

Messaggio da cielo » 21/07/2018, 17:00

Fedro ha scritto:
21/07/2018, 8:28
cielo ha scritto:
21/07/2018, 7:28
“O mente,

non chiedere.

Se chiedi, ciò sarà ignorato

e se smetti di chiedere, sarà concesso.

Quindi, o mente,

non chiedere.”

(poesia telegu - Sai Baba)


Immagine
Eh....e come chiedere alla mente di smettere di chiedere,?
Non aderendo ai contenuti che propone?

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Re: Pensiero del Giorno - Riflessioni

Messaggio da Fedro » 21/07/2018, 19:20

cielo ha scritto:
21/07/2018, 17:00

Non aderendo ai contenuti che propone?
Lo avevo letto superficialmente in effetti, e non avevo colto l'indicazione già contenuta:

Se chiedi, ciò sarà ignorato

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Re: Pensiero del Giorno - Riflessioni

Messaggio da Fedro » 21/09/2018, 7:17

. e ammettiamo l'Essere come unità assoluta, dovremo convenire che esso non può essere conosciuto ne' dimostrato con la mente duale o di relazione.
Ma se l'Essere non può essere dimostrato, e tuttavia é ritenuto esistere come Unità indivisa, allora può essere solo realizzato.
La non realizzazione dell'ente nell'unità implicherebbe ammettere la dualità (io-Essere), e ciò invaliderebbe il nostro precedente asserto.

Raphael, Fuoco dei filosofi, Ed. Asram Vidya, pag.18.

(Pertanto, se non ho capito male, non ci sono non realizzati)
Certo, dal punto di osservazione assoluto, dell'essere, non c'è nulla separato da esso o in esso non realizzato.
L'avidya d'altronde, non riguarda che questo mondo.
Dire che un ente si è realizzato, è un ossimoro: non c'è alcuna atto, alcun fenomeno che possa confermarlo (può essere strumento di testimonianza, ma non la Testimonianza stessa)

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Re: Pensiero del Giorno - Riflessioni

Messaggio da latriplice » 27/09/2018, 15:18

Cannaminor ha scritto:
latriplice ha scritto: ↑ieri, 22:26
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Il metodo e scopo dell'auto-indagine è di dimorare nella sorgente della mente e di essere consapevole di ciò che uno veramente è nel riassorbire l'attenzione e l'interesse da ciò che uno non è.

Be as you are – The teachings of sri Ramana Maharishi, pag 82 copia pdf reperibile in rete, tradotta dal sottoscritto.
The method and goal of self-enquiry is to abide in the source of the mind and to be aware of what one really is by withdrawing attention and interest from what one is not.
Quindi se non ho capito male, uno dimora in ciò che è semplicemente nel distogliere l'interesse da ciò che non è.

Bellissima. Semplice. Cristallina.

Mantenere costantemente l'interesse e l'attenzione (interesse focalizzato) su ciò che non si è, indubbiamente comporta un notevole sforzo.

E nel sentirsi esauriti a fine giornata, dopo aver dato ascolto alle migliaia di pensieri che affollano la mente riguardo qualcuno che conosciamo da una vita e con il quale siamo identificati.

Pertanto la domanda che sorge spontanea è: Quale sforzo comporta riassorbire l'interesse da un fantasma con parvenza di vita e dimorare in ciò che si è?

Invece di cercare di dimorare in ciò che si è tramite lo sforzo di ciò che non si è?

Rafforzando a sua volta il ciò che non è dal quale intendiamo dis-indentificarci e trascendere?

"...Poi mi sono reso conto, come fossi stato colpito... colpito da un... diamante, una pallottola di diamante in piena fronte, e ho pensato: mio dio, che genio c'è in questo, che genio, che volontà per far questo. Perfetto, genuino, completo, cristallino, puro."

Colonello E. Walter Kurtz (Marlon Brando) dal film Apocalypse Now.

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Re: Pensiero del Giorno - Riflessioni

Messaggio da Fedro » 30/09/2018, 12:00

. Le citazioni necessitano non solo il nome dell'autore, ma anche il titolo dell'opera da cui è tratta la citazione e l'editore; per permettere a chi lo desideri di approfondire il tema introdotto dalla citazione.
Ma certo...e se però non riesci trovare una fonte perché magari è la semplice traduzione della frase e non un libro, che fai?
Non la pubblichi sol perché non esiste?
È un limite che preclude la possibilità di riflettere sulla frase stessa proposta?

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