Mauro ha scritto: ↑11/08/2017, 14:37
Quindi per te:
"ananDa" (beatitudine) e
"ananTa" (illimitatezza),
non sono due termini sanscriti distinti?
Ma leggi quando scrivo o sei più occupato a prendermi in castagna?
Latrippa ha scritto:
"...Ananta viene invariabilmente tradotto erroneamente come “beatitudine” quando il significato reale è illimitatezza. “Anta” significa fine e “an” significa non, pertanto il termine significa “ciò che non finisce”, che corrisponde al Sé, Coscienza...".
Ho forse detto che non sono due termini sanscriti distinti?
Una premessa:
L'illuminazione in se non è una esperienza, è conoscenza. Pertanto non puoi fare nulla per ottenerla per il semplice motivo che alcuna azione intrapresa da una entità limitata può produrre un risultato illimitato, eccetto che l'auto-indagine che è un "fare" ma rispetto alle altre attività, conduce all'auto-conoscenza che è illimitata. Pertanto solo la conoscenza assimilata dall'esperienza in una mente qualificata conduce a moksha, liberazione. Ma moksha può essere esperita in in una mente sattvica come la beatitudine della conoscenza. Non è una sensazione o stato della mente perché entrambi sono impermanenti e non dipende da ciò che avviene nella mente o nell'ambiente. Infatti le circostanze esterne possono essere molto impegnative per il jiva, come per esempio la malattia, problemi sul posto di lavoro, difficoltà in famiglia ecc. Ma la mente conserva il fermo distacco e confidenza del testimone, la consapevolezza. E' sempre lì perché è conosciuto ad essere quello che sei e totalmente indipendente da tutto.
Fatta questa premessa, Il problema sta nel malinteso della parola "beatitudine". Ci sono due tipi di beatitudine: l'
ananda, che è la beatitudine esperienziale, e l'
ananta, che è la beatitudine del Sé. La beatitudine del Sé, quella che è sempre presente, illimitata e immutabile, non è un'esperienza, perché è la tua vera natura,
anantam. La beatitudine dell'auto-conoscenza può essere esperita come un sentimento, come la beatitudine del sonno profondo, che si deduce quando ci si sveglia o come
parabhakti, dove l'amore è conosciuto ad essere te, la tua vera natura in quanto Coscienza.
Parabhakti è tutto quello che potresti mai desiderare e sapere che non ti lascerà mai. È l'amore che ama se stessa. È soddisfazione illimitata,
parama sukka è la parola utilizzata nei testi.
La natura del Sé, consapevolezza o coscienza è
parama prema svarupa.
Parama significa "illimitato",
svarupa significa "natura" e
prema è "l'amore che rende possibile l'amore". È la natura della consapevolezza. Alla sua presenza anche l'amore spirituale vive. Tuttavia, l'amore spirituale, non importa quanto è puro, è dualista, una transazione tra un soggetto e un oggetto, per esempio un sentimento d'amore. Quando so che sono la consapevolezza, sono
prema, l'amore illimitato. Questo amore è conoscenza perché la consapevolezza è intelligente.
Prema viene conosciuto solo quando l'agente è stato negato dall'auto-conoscenza.
Questo non significa che la beatitudine scompare quando l'auto-conoscenza è ferma. Non importa se l'esperienza della beatitudine sia presente o meno, perché la beatitudine dell'auto-conoscenza è sempre presente perché la beatitudine dell'auto-conoscenza è la beatitudine del Sé. Viene sperimentato come la beatitudine del sonno e quando sei "sveglio" è costante nonostante le esperienze vanno e vengono. La beatitudine è semplicemente conosciuta per essere la tua vera natura.
Ananta versus Ananda:
Nei testi sia
ananda che
ananta vengono utilizzate per descrivere l'indescrivibile Brahman. "
Sathyam Jnanam Anantam Brahma" è una di queste definizioni, "
Sat Cit Ananda", riferendosi all' Atma, è un'altra.
Sathyam significa "illimitatezza riferita al tempo",
anantam significa "illimitatezza riferita allo spazio", pertanto "
Sathyam Jnanam Anantam Brahman" viene tradotto in "Brahman è l'eterna coscienza onnipervasiva".
Anantam come termine per descrivere l'illimitato non è sufficiente, in quanto non include il tempo.
Ananda in "
Sat Cit Ananda" significa anch'essa "illimitato". Ci sono due tipi di
ananda:
bimbaananda e
pratibimbaananda.
Bimbaananda è l'originale
ananda, chiamato anche
atmaananda. È la mia natura, sempre presente ma non esperibile. Non si può ottenere, deve essere rivendicato e posseduto.
Pratibimbaananda è
ananda riflessa; Può essere esperita in una mente sattvica. Tradurre l'ananda in "beatitudine" riduce l'
ananda a
pratibimbaananda, la beatitudine esperienziale.
Nel mondo spirituale questa pessima traduzione e malinteso è comune, specialmente nello yoga.
Ignorante.