Mauro ha scritto:Certe volte siamo impulsati da delle vere e proprie vasana, dovute a luoghi comuni, idee preconcette e quant'altro. Devo dire che succede pure a me.
Non so se ti capita che ti si avvicini qualcuno, magari un pò trasandato, che magari ti vuol chiedere solo una informazione stradale ma tu hai già costruito in mente che magari vuol chiedere soldi, e tu tiri avanti dicendo "non ho niente, non ho niente"...
L'ascolto dovrebbe essere il nostro primo impulso: per dire "no grazie" c'è sempre tempo.
E poi con la tecnica dell'ascolto si fanno anche incontri interessanti!
Alla radice delle vasana che impulsano il rifiuto immediato ci vedo la paura, soprattutto. Mi è venuto in mente che l'anno corso, mentre cercavo un negozio di abbigliamento musulmano che una volta avevo visto dal bus in una via centrale della città, già verso la kasba (il grande mercato multientico intorno a cui abitano e lavorano molte comunità straniere con i loro banchi e negozzi). Visto che non lo trovavo più e andavo avanti e indietro come una scema (aveva chiuso nel frattempo), ho pensato bene di chiedere informazioni a una signora musulmana che stava passando. Chi meglio di lei mi poteva delucidarmi e aiutare a trovare quello che stavo cercando anche in altro luogo del mercato?
"Scusi, signora..."
Occhi sbarrati e spaventati e lieve saltino all'indietro. Per fortuna non è scappata a gambe levate.
Poi però ho potuto spiegare e abbiamo conversato amabilmente, vedevo che a poco a poco si rilassava. Ero vestita bene, uscendo dall'ufficio, eppure ero "diversa", anomala, perfino disturbante il suo flusso di donna che tornava a casa con la spesa.
Penso che tante reazioni "strambe" siano dovute non solo a ciò che vedono gli occhi, ma anche impulsate dalle causalità che d'improvviso si manifestano anche per farci prendere coscienza di quanto siamo profondamente calati nel nostro, mondo, pensieri turbinanti e monodirezionali, "sfera protettiva" ben strutturata da ruoli e classificazioni sociali (che ci piaccia o no).
Siamo nel nostro ovetto, nella nostra gabbietta di polli d'allevamento, ben etichettati dalla carta d'identità.
Niente a che vedere di quell'ovoide di luce di sciamanica memoria che ci circonda, irraggiando luce pulsante dagli intrecci delle sue fibre luminose...
Pranamayakośa, per parlare straniero.
L'impatto energetico di alcune persone a volte suscita paura più che gli abiti che indossa, oppure attrae come una calamita, nonostante gli abiti.
Mi si perdonino i voli pindarici, miei soliti.