abituarti alla luce splendente del sole, vedi che sotto molti aspetti non è un mondo molto diverso da
questo. Sei circondato da creature che, ai tuoi occhi, appaiono identiche agli esseri umani con cui di
solito condividi il mondo. Li osservi mentre si muovono nelle loro attività giornaliere, vivono le
loro vite, s’intrattengono a conversare con gli altri, prendendo le miriadi di scelte e decisioni
inerenti alle richieste della vita. Il quadro sembra rassicurante, familiare e normale.
Ma presto scopri che in questo mondo le cose non sono necessariamente come appaiono. Perché
questi non sono esseri umani. No, questi sono “organismi corpo/mente” che, a differenza delle loro
controparti umane, non hanno la facoltà di scegliere tra più possibilità o di prendere decisioni.
Infatti, questi organismi non hanno niente che assomigli lontanamente a quello che chiameremmo
libero arbitrio. Le trame delle loro vite furono scritte sulla pietra, molto tempo prima che
nascessero, lasciando loro solo la possibilità di compiere meccanicamente degli atti per
rappresentare la loro programmazione. Questi, in apparenza delle creature umane, sembrerebbe, non
sono diversi dalle macchine. Mentre apparentemente sembrano comportarsi come normali individui
dal pensiero libero, indaffarati nelle loro attività quotidiane, stranamente quando gli viene chiesto,
sostengono che non stanno facendo proprio niente. Infatti, in questo mondo peculiare, affermano
che non ci sono “coloro i quali agiscono”. Per di più, nessuno in questo mondo è mai ritenuto
responsabile di qualcosa. Anche quando sembra che uno di questi esseri faccia del male ad un altro,
non viene percepito nessun rimorso e non viene assegnata nessuna colpa. Se ti capitasse di chiedere
a uno di questi organismi corpo/mente qualcosa a proposito, la risposta sarebbe che non c’era
nessuno che aveva fatto niente. L’etica è un concetto sconosciuto da queste parti. Le leggi di natura
non sembrano applicabili in questo mirabile nuovo mondo. O forse qui sono state riscritte, dal
momento in cui gli esseri sembrano osservare alcune strane leggi. Ti chiedi in quale luogo della
Terra potresti essere. Ma non sei sulla Terra, sei atterrato sul Pianeta Advaita.
Sono venuto a Bombay a intervistare Ramesh Balsekar, uno dei più conosciuti insegnanti
dell’Advaita Vedanta attualmente in vita. Vive nel cuore di questa vasta, caotica città, in
un’esclusiva zona di fronte al mare, che, mi ha informato il mio tassista, è dove abitano molti vip. Il
portiere della sua casa, deducendo automaticamente che come occidentale dovessi essere venuto a
visitare Ramesh Balsekar, mi diresse ad un piano superiore, dove c’è la spaziosa e ben ammobiliata
residenza di Balsekar. Balsekar fu un padrone di casa molto cortese, accogliendomi calorosamente,
nel suo immacolato, tradizionale abbigliamento indiano. Il suo atteggiamento era raggiante e
vivace, e mi è stato difficile credere che avesse ottant’anni.
Ramesh Balsekar proviene da un ambiente insolito per un guru indiano. Istruito in occidente, ebbe
una carriera di successo come dirigente e andò in pensione dalla sua carica di presidente della
Banca dell’India all’età di sessant’anni. E mentre afferma di essere sempre stato incline a credere
nel destino, fu solo dopo il suo ritiro dal lavoro che iniziò la sua ricerca spirituale, una ricerca che lo
condusse velocemente dal suo guru – il rinomato maestro di Advaita Vedanta Sri Nisargadatta
Maharaj. Nisargadatta era un’insegnante impetuoso che divenne famoso in Occidente negli anni ’70
quando fu pubblicata una traduzione inglese dei suoi dialoghi intitolata I Am That (Io sono quello,
Astrolabio, Milano, 2001) – un libro che è diventato un classico spirituale moderno. Entro meno di
un anno dall’incontro con Nisargadatta, accadde improvvisamente a Balsekar quello che lui ha
definito “la comprensione finale” – l’illuminazione – mentre stava traducendo per conto del suo
guru. Secondo il racconto di Balsekar, Nisargadatta lo autorizzò ad insegnare appena prima di
morire, e da allora, ha costantemente condiviso il suo messaggio come successore di questo maestro
molto rispettato. Balsekar ha pubblicato molti libri dei suoi insegnamenti ed ha insegnato in Europa,
negli Stati Uniti e in India. Tiene satsang [udienze con un maestro spirituale] ogni mattina nel suo
appartamento, e un flusso costante di ricercatori quasi esclusivamente occidentali va a Bombay per
vederlo.
All’inizio volevamo intervistare Balsekar, sia perché è un popolare e influente insegnante Advaita –
adesso ha autorizzato dei suoi studenti all‘insegnamento – e sia perché è considerato, da molti, il
successore di uno dei più riconosciuti insegnanti Advaita dell’era moderna. Nello studiare gli scritti
di Balsekar, abbiamo presto realizzato che stava insegnando una forma dell’Advaita insolita e
possibilmente eccentrica che induceva, francamente, a nostro parere, a conclusioni opinabili e
perfino disturbanti. Sebbene il pensiero indiano sia stato a lungo criticato per le sue inclinazioni
deterministiche, sembrava che Balsekar avesse portato questo fatalismo a un estremo senza
precedenti. Fu sia un desiderio di esplorare questi spazi inquietanti, sia di proseguire con il nostro
interesse soprattutto per gli insegnamenti Advaita, che alla fine mi portò a Bombay a parlare con lui.
E mentre arrivai immaginandomi un incontro impegnativo, guardando a posteriori, mi è chiaro che,
mentre ci fu offerto il caffè e ci sistemammo comodamente nel suo soggiorno, non avrei avuto
nessuna possibilità di prepararmi al dialogo che stava iniziando.
Chris Parish: Sei sempre più noto come insegnante dell'Advaita Vedanta sia in India sia in
Occidente. Puoi descriverci cosa insegni?
Ramesh Balsekar: Posso davvero dirlo con una sola frase. La frase su cui si basa il mio intero
insegnamento è: “Sia fatta la tua volontà”. O come lo dicono i Musulmani, Inshallah –“Il volere di
Dio.” O nelle parole di Buddha: “Gli eventi accadono, le azioni sono compiute, non c’è alcun
individuo che agisce”. Vedi, il conflitto di base nella vita è: “Faccio sempre tutto nel modo giusto
quindi mi aspetto la mia ricompensa; egli o ella fanno sempre qualcosa di sbagliato e quindi
dovrebbero essere puniti”. Questa è la vita, non è cosi?
Chris Parish: Certamente, accade spesso.
Ramesh Balsekar: Questa è la base di ciò che ho osservato. L’intero problema sorge perché
qualcuno dice: “Io ho fatto qualcosa e mi merito una ricompensa, o egli ha fatto qualcosa e perciò lo
voglio punire per quello che ha fatto”.
Chris Parish: Come conduci le persone a questo – che “non c’è colui che agisce”?
Ramesh Balsekar: È molto semplice. Se analizzi ciascuna azione che consideri la tua azione,
scoprirai che è una reazione del cervello ad un evento esterno sul quale non hai alcun controllo. Un
pensiero arriva – non hai controllo sul pensiero in arrivo. Qualcosa viene visto e udito – non hai
controllo su ciò che vedrai e udrai in seguito. Tutti questi eventi accadono senza il tuo controllo. E
poi che succede? Il cervello reagisce al pensiero o alla cosa vista, udita, gustata, odorata, o toccata.
La reazione del cervello è ciò che chiami “la tua azione”. Ma, di fatto, è solamente un concetto.
Chris Parish: Qual è la differenza, quindi, fra i pensieri, le sensazioni e le azioni di una persona
illuminata e di una non illuminata?
Ramesh Balsekar: Succede la stessa cosa. La sola differenza è che il saggio capisce che quello è ciò
che sta accadendo. Perciò sa che non c’è niente che egli stia facendo – semplicemente le cose
accadono. Il saggio sa che “io non sto facendo niente”. Ma l’uomo comune dice: “Io faccio delle
cose e loro fanno delle cose. Perciò voglio la mia ricompensa e voglio che loro siano puniti”. La
ricompensa o la punizione derivano dal fatto che io, lui, o lei facciamo delle cose.
Chris Parish: Posso capire attraverso la mia esperienza che non abbiamo controllo sui pensieri e le
emozioni che affiorano. Ma qualche volta un’azione segue e talaltra no, e mi sembra che c’è una
grande differenza tra quando un pensiero si manifesta solamente e quando viene intrapresa
un’azione che coinvolge un’altra persona.
Ramesh Balsekar: L’azione che accade è il risultato della reazione del cervello al pensiero. Se si è
soltanto testimoni del pensiero e il cervello non reagisce a quel pensiero, allora non c’è azione.
Chris Parish: Ma, se come tu dici, non c’è nessuno che decide come rispondere, chi è che causa il
manifestarsi o meno di un’azione?
Ramesh Balsekar: Un’azione accade se è nel volere di Dio che accada. Se non è nel suo volere, non
accade.
Chris Parish: Vuoi dire che ogni azione che si manifesta è per il volere di Dio?
Ramesh Balsekar: Sì – è il volere di Dio.
Chris Parish: Che agisce attraverso una persona?
Ramesh Balsekar: Sì, attraverso una persona.
Chris Parish: Sia che questa persona sia illuminata oppure no? Attraverso ognuno, in altre parole?
Ramesh Balsekar: Esatto. La sola differenza, come ho detto, è che l’uomo comune pensa: “ È la mia
azione”, laddove il saggio sa che è l’azione di nessuno. Il saggio sa che “le azioni sono compiute,
gli eventi accadono, ma non c’è un colui individuale che agisce”. Per quanto mi riguarda questa è
l’unica differenza. La sola differenza tra un saggio e una persona comune è che la persona comune
crede che ogni individuo fa ciò che accade attraverso quell’organismo del corpo/mente. Così dal
momento che il saggio sa che non esiste azione che egli compia, se si produce un’azione che ferisce
qualcuno, farà tutto ciò che gli è possibile per aiutare quella persona – ma non ci sarà nessun senso
di colpa.
Chris Parish: Vuoi dire che se un individuo agisce in modo da ferirne un altro, la persona che l’ha
compiuto, o, come dici, l’”organismo corpo/mente” che l’ha agito, non è responsabile?
Ramesh Balsekar: Quello che sto dicendo è che sai che: ”io” non l’ho fatto. Non dico che non sei
dispiaciuto di aver ferito qualcuno. Il fatto che qualcuno è stato ferito indurrà un sentimento di
compassione e il sentimento di compassione risulterà nel mio tentativo di fare il possibile per lenire
la ferita. Ma non ci sarà senso di colpa: io non l’ho fatto! L’altra faccia della medaglia è che accade
un’azione lodata dalla società che mi premia per questo. Non dico che non ci sarà felicità causata
dalla ricompensa. Così come la compassione si è manifestata a causa della ferita, un sentimento di
soddisfazione o felicità può sorgere a causa di una ricompensa. Però, non ci sarà orgoglio.
Chris Parish: Ma intendi letteralmente dire che se io vado a colpire qualcuno, non sono io a farlo?
Voglio semplicemente essere chiaro a questo proposito.
Ramesh Balsekar: Il fatto iniziale, il concetto originario, rimane ancora: tu hai colpito qualcuno.
Sorge il concetto aggiuntivo che qualsiasi cosa accada è il volere di Dio, e la volontà di Dio relativa
ad ogni organismo corpo/mente è il destino di quell’organismo corpo/mente.
Uso la parola “programmare” in riferimento alle caratteristiche inerenti all’organismo corpo/mente.
La “programmazione” per me significa i geni più i condizionamenti ambientali. Non hai potuto
scegliere i tuoi genitori, perciò non hai avuto scelta per quanto riguarda i tuoi geni. Allo stesso
modo, non hai avuto voce in capitolo riguardo all’ambiente di nascita.
Chris Parish: Quindi potrei soltanto dire: “Beh, ho agito per volontà di Dio, non è colpa mia”.
Ramesh Balsekar: Certo. Un atto accade perché è nel destino di quest’organismo corpo/mente, e
perché è il volere di Dio. E le conseguenze di quell’azione sono anch’esse il destino di
quell’organismo corpo/mente. Se accade una buona azione, quello è il destino. Per esempio,
prendiamo Madre Teresa. L’organismo corpo/mente conosciuto come Madre Teresa era stato così
programmato affinché accadessero solo buone azioni. Quindi il manifestarsi di buone azioni era il
destino dell’organismo corpo/mente chiamato Madre Teresa e le conseguenze furono un premio
Nobel, ricompense, onorificenze e donazioni per le varie cause. Tutto questo era il destino di
quell’organismo corpo/mente chiamato Madre Teresa. Dall’altro lato c’è un organismo psicopatico
che è programmato in modo tale - dalla stessa Sorgente – che accadano solo azioni cattive o
perverse. La manifestazione di queste cattive azioni perverse è il destino di un organismo
corpo/mente che la società chiama psicopatico. Ma lo psicopatico non ha scelto di essere tale.
Infatti, non c’è uno psicopatico; c’è solo un organismo corpo/mente psicopatico, il cui destino è
produrre azioni cattive e perverse. E anche le conseguenze di tali azioni sono il destino di
quell’organismo corpo/mente.
Chris Parish: Ritieni che tutto sia predestinato? Che tutto sia programmato dalla nascita?
Ramesh Balsekar: Sì. Uso la parola “programmare” in riferimento alle caratteristiche inerenti
all’organismo corpo/mente. La “programmazione” per me significa i geni più i condizionamenti
ambientali. Non hai potuto scegliere i tuoi genitori, perciò non hai avuto scelta per quanto riguarda i
tuoi geni. Allo stesso modo, non hai avuto voce in capitolo riguardo all’ambiente di nascita. Perciò
non hai avuto scelta riguardo i condizionamenti dell’infanzia che hai ricevuto in quell’ambiente, che
include i condizionamenti a casa, nella società, a scuola e in chiesa. Gli psicologi affermano che la
somma dei condizionamenti ricevuti entro i tre, quattro anni d’età è il condizionamento di base. Ci
saranno condizionamenti ulteriori, ma il condizionamento di base che crea la personalità è la
somma dei geni più il condizionamento ambientale. La chiamo programmazione. Ogni organismo
corpo/mente è programmato in un modo unico. Non ci sono due organismi corpo/mente uguali.
Chris Parish: Sì, ma non è forse vero che due persone possono avere un assortimento di
condizionamenti simile eppure essere completamente diverse l’una dall’altra?
Ramesh Balsekar: Certo. Per questo motivo uso due termini: uno è la programmazione
dell’organismo corpo/mente stesso; l’altro è il destino. Il destino è il volere di Dio riguardo a
quell’organismo corpo/mente, impresso al momento del concepimento. Il destino di un concepito
può essere di non nascere affatto – nel qual caso sarà abortito. Tutto questo è un concetto, non ti
sbagliare. Questo è il mio concetto.
Chris Parish: Affermi che questo è un concetto e, di sicuro tutte le parole sono concetti, ma come
facciamo a sapere che questo concetto rappresenta la verità? Tendo a pensare che ognuno abbia
delle responsabilità individuali e che, sebbene ci sia una certa quantità di condizionamenti che
ereditiamo, possiamo tuttavia scegliere la risposta. Un individuo può trascendere gli aspetti del suo
condizionamento, mentre un altro può rimanerci bloccato tutta la vita. Dal momento che questo
accade, direi che è dovuto alla volontà dell’individuo di trascendere i condizionamenti, e di aver
successo.
Ramesh Balsekar: Ma se questo accade può accadere se non è nella volontà di Dio? Supponiamo
che ci siano due persone: una cerca di superare i suoi limiti e ce la fa; l’altra non ce la fa. Quello che
intendo è: sia colui che ha successo, sia colui che fallisce lo fa perché quello è il destino del suo
organismo corpo/mente – che è la volontà di Dio.
Chris Parish: Ma non potremmo più semplicemente dire che è nella volontà di Dio dare ad ogni
individuo la libera scelta di prendere le sue decisioni?
Ramesh Balsekar: No. Vedi, la mia domanda è: quale delle due volontà prevale? Quella
dell’individuo o quella di Dio? Secondo la tua esperienza fino a che punto il tuo libero arbitrio ha
prevalso?
Chris Parish: Penso che, a volte, la volontà dell’individuo possa certamente prevalere.
Ramesh Balsekar: Nei confronti della volontà di Dio? Quando vuoi qualcosa e ti dai da fare per
averlo e lo ottieni, lo ottieni perché la tua volontà coincide con quella di Dio.
Chris Parish: Prendiamo l’esempio di un individuo che diventa un tossicodipendente e rimane tale
tutta la vita. Uno, può altrettanto facilmente argomentare, che ha fatto questa scelta per andare
contro la volontà di Dio e ha avuto successo – precisamente perché c’è il libero arbitrio.
Ramesh Balsekar: Ma sia che tu lo accetti o no di per sé è la volontà di Dio, non lo vedi? Che tu
accetti la volontà di Dio o che tu non accetti la volontà di Dio, è la stessa volontà di Dio!
Chris Parish: Affermare che tutto è programmato anticipatamente, che tutto è destino, che non c’è
libera scelta, sembra una forma molto estrema di riduzionismo. Secondo questa visione gli esseri
umani sono come computer; tutto ciò che ci riguarda è completamente predisposto.
Ramesh Balsekar: Sì, precisamente.
Chris Parish: Ma questa mi sembra una visione senza cuore. Allora siamo soltanto delle macchine –
tutto ci accade. Non c’è niente che possiamo agire, niente che possiamo cambiare.
Ramesh Balsekar: Sì, esattamente.
Chris Parish: Ma questo potrebbe facilmente condurre ad una profonda indifferenza verso la vita.
Ramesh Balsekar: Sì, e se accadesse, allora sarebbe ottimo!
Chris Parish: Davvero?
Ramesh Balsekar: Ma questo è il punto! Certo. Poi puoi dire che qualsiasi cosa accada viene
accettata. Allora non c’è infelicità; non c’è miseria, non c’è colpa, orgoglio, odio, invidia. Che c’è di
sbagliato in questo? E come già ti ho detto, le azioni accadono attraverso questo organismo
corpo/mente, e se questo individuo scopre che un atto ha ferito qualcuno, nasce la compassione.
Chris Parish: Ma non appare un po’ strano prima ferire qualcuno e poi provare compassione? Non
sarebbe meglio, in primo luogo, non ferirlo?
Ramesh Balsekar: Ma non è sotto il tuo controllo! Se lo fosse stato, in primo luogo non lo avresti
mai fatto.
Chris Parish: Ma se uno crede di poter esercitare il controllo opponendosi alla credenza che afferma
il contrario, potrebbe scegliere di non farlo.
Ramesh Balsekar: Allora perché l’essere umano non esercita il controlla su ogni azione che si
manifesta? Lascia che ti faccia una domanda. È evidente che l’essere umano possegga un intelletto
straordinario, un intelletto tale che un piccolo essere umano è stato capace di spedire un uomo sulla
luna.
Chris Parish: Sì, è vero.
Ramesh Balsekar: E ha anche l’intelletto per comprendere che se fa certe cose, altre cose terribili
accadranno. Ha l’intelletto per sapere che se produce armamenti nucleari o armi chimiche, poi
saranno usate e succederanno cose terribili nel mondo. Ha l’intelletto – dunque se possiede il libero
arbitrio, allora perché lo fa? Se possiede il libero arbitrio, perché ha ridotto il mondo in queste
condizioni?
Chris Parish: Ammetto che la situazione che descrivi è ovviamente malsana. Ma suggerirei che
dipenda dal fatto che le persone hanno una volontà debole. E credo che possano cambiare se lo
vogliono – se ci tengono.
Ramesh Balsekar: Allora perché non l’hanno fatto?
Chris Parish: Alcune persone cambiano, ma, come ho detto, sfortunatamente sembra che i più
abbiano una volontà debole. Il libero arbitrio da solo non ci assicura che agiremo con intelligenza.
Come nell’esempio che hai appena portato, è chiaro che la gente spesso scelga di fare delle cose
abbastanza dannose.
Ramesh Balsekar: Se dici che abbiamo il libero arbitrio di distruggere il mondo, significa, in altre
parole, che stiamo distruggendo il mondo perché lo vogliamo – sapendo benissimo che il mondo
sarà distrutto! Il libero arbitrio significa che vuoi farlo.
Chris Parish: Penso che il problema stia più nel fatto che le persone, di solito, non si assumano le
conseguenze delle loro azioni. Spesso pensano solo a loro stesse, senza considerare dove possano
condurre le loro azioni.
Ramesh Balsekar: Ma l’essere umano è straordinariamente intelligente. Perché non pensa nei modi
che tu proponi? La mia risposta è – perché non è previsto che lo faccia.
Chris Parish: Quando dici “non è previsto”, che significa?
Ramesh Balsekar: Non è nella volontà di Dio che gli esseri umani pensino in questi termini. Non è
nella volontà di Dio che gli esseri umani siano perfetti. La differenza tra il saggio e la persona
comune è che il saggio accetta che sia come Dio vuole, ma – e questo è importante – che ciò non gli
impedisca di fare quello che crede che debba essere fatto. E quello che ritiene di dover fare è basato
sulla programmazione.
Chris Parish: Ma perché il saggio ”farebbe quello che crede debba essere fatto” se, come hai già
spiegato, sa che, in primo luogo, non è lui a pensare?
Ramesh Balsekar: Vuoi dire, come accade l’azione? La risposta è che l’energia all’interno
dell’organismo corpo/ mente compie l’azione secondo la programmazione.
Chris Parish: Quindi l’azione, come tu la descrivi, si manifesta solo attraverso la persona.
Ramesh Balsekar: Sì, fluisce. L’azione accade. Pertanto, questo è il punto di ciò che dico – tornando
indietro, di nuovo, alle parole del Buddha: “Gli eventi accadono, le azioni sono compiute”.
Chris Parish: Da quello che conosco sul pensiero del Buddha, anch’egli sentiva fortemente che gli
individui erano personalmente responsabili delle loro azioni. Non è questa la base del suo intero
insegnamento sul karma, sulla causa ed effetto?
Ramesh Balsekar: Non il Buddha!
Chris Parish: È la mia impressione che Buddha insegnò un bel po’ la “retta azione”. Sembrava che
gli stesse molto a cuore quello che la gente faceva, e poneva molta enfasi sulle persone che
s’impegnano in modo appropriato per cambiare se stesse.
Ramesh Balsekar: Questa è un’interpretazione successiva del Buddismo. Le parole del Buddha sono
molto chiare. Chi ha il controllo di ciò che accade? Dio ha il controllo! Questa è la base di tutte le
religioni, come abbiamo visto. E perché ci sono delle guerre religiose se questa è la base di tutte le
religioni? Sono coloro che interpretano, la causa di queste guerre! E, ancora, come potrebbe
succedere se non fosse nella volontà di Dio?
Chris Parish: È chiaro che tu creda che tutto quello che facciamo, lo facciamo a causa della volontà
di Dio. Mi sembra, però, che questo abbia un senso soltanto nel caso di un individuo che sia giunto
alla fine del suo cammino spirituale – che abbia concluso con l’ego – perché le azioni di questa
persona non sono al servizio di se stessa, e quindi, non ci sarebbe nessuna deformazione della
volontà di Dio. Ma fino a quel punto, se un individuo agisce male verso un altro, potrebbe essere
solo una reazione compulsiva perché si sente egoista. Se quella fosse la causa, allora ciò che dici
potrebbe effettivamente essere usato come una giustificazione per un comportamento spiacevole o
aggressivo. Potrebbero semplicemente dire: “Tutto è volontà di Dio. Non ha importanza!”
Ramesh Balsekar: Lo so, ma quella è la verità. La tua vera domanda è: “Perché Dio ha creato il
mondo in questo modo?”. Vedi, però, un essere umano è solo un oggetto creato che è parte della
totalità della manifestazione che è stata generata dalla Sorgente. Così la mia risposta è: “Un oggetto
creato non può in alcun modo conoscere il suo creatore!”. Lascia che ti porti una metafora.
Immaginiamo che dipingi un quadro, e in quel quadro dipingi una figura. Poi quella figura vuole
conoscere, numero uno, perché tu, quale pittore, hai dipinto quel particolare quadro, e, numero due,
perché hai fatto la figura così brutta! Vedi, come può un oggetto creato arrivare mai, in alcun modo,
a conoscere la volontà del suo creatore? Comunque il mio punto di vista è che questo non
t’impedisce di fare ciò che pensi vada fatto! Accettando che niente accada senza la volontà di Dio
non impedisce a nessuno di fare ciò che crede vada fatto. Puoi fare altrimenti?
Chris Parish: Ma basandomi su questa linea di ragionamento, come ho già detto, penserei che
sarebbe piuttosto facile concludere: “D’accordo è tutto nella volontà di Dio; non ha importanza
quello che accade”. E poi semplicemente lasciar perdere tutto quanto.
Ramesh Balsekar: Vuoi dire: “Allora perché non stare a letto tutto il giorno”?
Chris Parish: Appunto, perché continuare a fare degli sforzi?
Ramesh Balsekar: La risposta è che l’energia all’interno di questo organismo corpo/mente non
permetterà a questo organismo corpo/mente di rimanere inattivo neanche per un momento.
L’energia continuerà a produrre qualche azione, fisica o mentale, ogni attimo, secondo la
programmazione dell’organismo corpo/mente e il destino dell’organismo corpo/mente, che è la
volontà di Dio. Ma questo non t’impedisce, pensando ancora di essere un individuo, di fare ciò che
credi vada fatto. Per cui quello che dico, di fatto, è: “Ciò che tu pensi che dovresti fare in ogni
situazione, in quel particolare momento, è precisamente ciò che Dio vuole che tu pensi vada fatto!
In definitiva l’accettare la volontà di Dio non t’impedisce di fare ciò che pensi vada fatto. Vedi?
Infatti, non puoi fare a meno di farlo!
Chris Parish: Ho letto qualcosa su un opuscolo scritto da numerosi tuoi studenti che sembra
rilevante a questo proposito. Dice: “Quello che ti piace può essere solo ciò che Dio vuole che ti
piaccia. Niente può accadere senza la Sua volontà”. L’opuscolo aggiunge anche: “Non sentirti in
colpa neanche se accade un adulterio. Tu, la Sorgente, sei sempre puro”.
Ramesh Balsekar: Questo l’ha detto Ramana Maharshi.
Chris Parish: La Sorgente può essere sempre pura, ma, di nuovo, mi sembra che questo potrebbe
essere facilmente preso come il permesso di agire senza coscienza. Potresti dire: “Non ha
importanza se commetto un adulterio, non ha importanza se faccio del male ai miei amici, perché
quell’azione semplicemente accade”. Può essere facilmente preso come il permesso di agire
secondo il desiderio, solo perché mi succede di avere quel desiderio.
Ramesh Balsekar: Ma non è proprio quello che accade?
Chris Parish: Accade, certamente, ma…
Ramesh Balsekar: Vuoi dire che succederebbe più di frequente?
Chris Parish: Potrebbe, con facilità, succedere più spesso. Potrei dire: “Ecco, non ha importanza
quel che faccio adesso. Non devo far caso a frenarmi se sento un desiderio”. Ti è chiaro quel che
intendo?
Ramesh Balsekar: La domanda comunemente formulata è: “Se in realtà io non faccio niente, che
cosa mi impedisce di prendere una mitragliatrice e andare fuori ad uccidere venti persone?”. Questo
è ciò che intendi chiedere, non è così?
Chris Parish: Beh, questo è un esempio estremo
Ramesh Balsekar: Sì, prendiamo un esempio estremo!
Chris Parish: Ma io credo sia più interessante prendere in considerazione l’esempio dell’adulterio,
perché molte persone non farebbero davvero un gesto così estremo come mitragliare delle altre.
Ramesh Balsekar: Va bene. È la stessa cosa quando parliamo del commettere adulterio. Ho letto che
gli psicologi e i biologi, basandosi sulle loro ricerche, sono giunti alla conclusione che se inganni
tua moglie, non dovresti fartene una colpa. Sempre di più gli scienziati stanno arrivando alla
conclusione che i mistici hanno sempre sostenuto – che qualsiasi azione accada sia rintracciabile
nella programmazione.
Chris Parish: Mi rendo conto che in alcuni casi questo potrebbe essere vero, ma diciamo, per
esempio, che ho l’urgenza di commettere un adulterio. Potrei dire: “Deve essere nella volontà di
Dio che accada, quindi lo farò”. Oppure, potrei trattenermi e non causare un bel po’ di sofferenza ai
miei amici. Non sarebbe meglio se mi trattenessi?
Ramesh Balsekar: Allora, chi è che ti impedisce di trattenerti? Fai quello che ti pare! Che cosa
t’impedisce di trattenerti? Trattieniti!
Chris Parish: Il mio punto di vista è che è meglio fare così!
Ramesh Balsekar: Anche il mio.
Ricercare è il più grande ostacolo a causa della presenza del ricercatore. Il ricercatore è l’ostacolo –
non il ricercare; il ricercare accade da solo. Il ricercare accade perché l’organismo corpo/mente è
programmato per ricercare.
Chris Parish: Ma secondo la tua visione, potrei altrettanto facilmente dire: “Se sento un desiderio è
in virtù del volere di Dio”. E poi non trattenermi.
Ramesh Balsekar: Affermi che sai che dovresti trattenerti – allora perché non ti trattieni? Se un
organismo corpo/mente è programmato per non ingannare la moglie, qualsiasi cosa dicano gli altri
non lo farà. Se sei programmato per non alzare una mano su nessuno, cominceresti ad uccidere le
persone? Ora, se ci fosse una legge che ti permettesse di picchiare tua moglie senza correre alcun
rischio, cominceresti a picchiare tua moglie? No, senza che l’organismo corpo/mente sia
programmato per farlo, e se è programmato per farlo, succederebbe in ogni caso. Così come ho
detto, accettare la volontà di Dio non t’impedirà di fare qualsiasi cosa pensi che vada fatta. Falla!
Fai esattamente quello che pensi che debba essere fatto!
Chris Parish: Alla fine, tuttavia, come possiamo dire che sappiamo che si tratta del destino o della
volontà di Dio? Tutto quello che sappiamo è che certi eventi si manifestano. In seguito, possiamo
rivedere ciò che abbiamo fatto e ammettere: “È successo, semplicemente”. E se ci piace possiamo
chiamarlo destino. Ma non è più accurato dire che in realtà non sappiamo se si tratti del destino
oppure no? Dire che non lo sappiamo è diverso dal dire che: “Sappiamo che è il volere di Dio”. È
diverso dal dire che sappiamo che tutto è già predestinato. Vedi, mi sembra che tu voglia affermare
che sai che tutto è nella volontà di Dio.
Ramesh Balsekar: Non lo sappiamo, e questo è il dato di fatto; così se preferisci, puoi abbandonare
il concetto di destino e dire che nessuno, in realtà sa niente su nulla. Bene. Non c’è bisogno del
concetto di destino. Dopotutto, se accetti che qualsiasi cosa accada non sia nelle tue mani, poi chi
rimane a preoccuparsi del destino?
Chris Parish: Dal momento che molti ricercatori spirituali vengono da te per ricevere consiglio sul
cammino spirituale, vorrei chiederti, quale valore vedi, se ce n’è, nella pratica spirituale come
strumento verso l’illuminazione?
Ramesh Balsekar: Se la sadhana [la pratica spirituale] è necessaria, un organismo corpo/mente è
programmato per fare sadhana.
Chris Parish: In altre parole se deve accadere accade?
Ramesh Balsekar: Giusto. Le persone talvolta mi chiedono: “Se niente è nella mie mani (se non
posso intervenire su niente), dovrei meditare oppure non dovrei?”. La mia risposta è molto
semplice. Se ti piace meditare, medita; se non ti piace, non forzarti a farlo.
Chris Parish: La ricerca spirituale, allora, è un ostacolo all’illuminazione?
Ramesh Balsekar: Sì, ricercare è il più grande ostacolo a causa della presenza del ricercatore. Il
ricercatore è l’ostacolo – non il ricercare; il ricercare accade da solo. Il ricercare accade perché
l’organismo corpo/mente è programmato per ricercare. Così se il ricercare l’illuminazione accade,
allora l’organismo corpo/mente è stato programmato per ricercare. L’ostacolo è il ricercatore che
dice: “Voglio l’illuminazione”.
Chris Parish: Allora perché tanti saggi hanno parlato dell’importanza del ricercare? Ramana
Maharshi ha detto che il ricercatore deve volere l’illuminazione così intensamente come un uomo
che sta annegando vuole l’aria – con tale livello di concentrazione e sincerità.
Ramesh Balsekar: Certo. Quello che vuole dire, quindi, è che ci debba essere quel tipo d’intensità
nel ricercare. Ma ha anche detto: “Se vuoi fare uno sforzo, devi fare uno sforzo; ma se è destino che
lo sforzo non debba essere fatto, lo sforzo non sarà fatto”. Ramana ha detto questo. Così, vedi, se
uno ricerca o non ricerca non è sotto il suo controllo. Se la ricerca di Dio o la ricerca del denaro
accade, non è né un tuo merito né una tua colpa.
Chris Parish: In uno dei tuoi libri hai scritto che uno ha raggiunto una certa profondità di
comprensione quando può dire: “Non m’importa se l’illuminazione accade o non accade a questo
organismo corpo/mente”.
Ramesh Balsekar: È vero. Quando raggiunge quello stadio, allora significa che il ricercatore non c’è
più. È estremamente vicino all’illuminazione perché se non c’è nessuno ad interessarsene, allora
non c’è più nessun ricercatore.
Chris Parish: Ma il risultato non potrebbe essere soltanto un’indifferenza straordinariamente
profonda – che non è l’illuminazione?
Ramesh Balsekar: Quello potrebbe condurre all’illuminazione!
Chris Parish: Ho ancora una domanda. Spesso affermi che dovremmo “solo accettare ciò che è”
Ramesh Balsekar: Sì, se ti è possibile farlo – e questo non è sotto il tuo controllo!
Mentre passai barcollando accanto al portiere e uscii nelle strade affollate di Bombay la mia mente
vacillava. Come poteva essere, mi chiesi mentre mi facevo largo tra la folla, che un uomo
intelligente ed educato come Ramesh Balsekar potesse veramente credere che ogni cosa è
predestinata, che prima di essere nati, il nostro destino è già inciso in una sorta di granito etereo?
Poteva essere veramente serio nella sua insistenza che la nostra intera vita, con il suo apparente
flusso senza fine di scelte e decisioni, di precarie opportunità per sistemarne il corso per il meglio o
per il peggio, sia veramente, dal primo respiro, un destino? Mentre traversavo il marciapiede alla
ricerca di un caffè nel quale trovare ristoro dal caos, i difficili passaggi del nostro breve dialogo mi
vorticavano in testa. Si, “Così sia” è l’essenza della maggior parte delle religioni, pensavo tra me e
me, ma per i più grandi mistici e saggi che avevano fatto queste affermazioni nella storia,
l’arrendersi alla volontà di Dio ha significato molto di più del semplice accettare che non c’è nulla
che si possa fare per influenzare le circostanze della vita. Certamente quello che tradizionalmente è
stato riportato come “volontà di Dio” è quello che uno scopre quando ha completamente
abbandonato l’ego, quando tutte le motivazioni egoistiche sono state bruciate, lasciandolo
completamente arreso ad eseguire la volontà di Dio, qualsiasi essa sia! Per un Gesù, o un
Ramakrishna o un Ramana Maharshi dire che si era arreso alla volontà di Dio era un fatto. Ma dire
che questo sia vero per tutti sembrava riflettere, al momento, una forma pericolosa e particolare di
pazzia e di un tipo che poteva essere usato per giustificare le più estreme forme di comportamento.
L’affermazione di Balsekar “Quello che pensi di dover fare in ogni situazione… è precisamente ciò
che Dio vuole che tu pensi che debba essere fatto” significa che per lui il Buddha illuminato non sta
facendo in misura maggiore la volontà di Dio, di un serial killer che sta attaccando la sua prossima
vittima.
Ero venuto all’intervista aspettandomi qualche disaccordo, ma in qualche modo perfino i libri di
Balsekar sui quali tutte queste idee sono ripetutamente e chiaramente espresse, non mi avevano
preparato all’incontro con l’uomo stesso. Come gli erano venute queste idee? Mi chiedevo. E
perché? I miei pensieri giravano e rigiravano, richiamando ogni fatto della sua rabbrividente
affermazione che perfino quando facciamo del male a qualcuno, non abbiamo bisogno di sentirci in
colpa, perché non siamo responsabili delle nostre azioni - “che perfino Hitler fu un mero strumento
attraverso cui gli orribili eventi che dovettero accadere accaddero” - alla sua dichiarazione, che
andava oltre il buon senso, che non abbiamo il potere di controllare il nostro comportamento o
perfino di influenzare quello degli altri. E tutto ciò nel contesto della sua descrizione
fantascientifica di tutti noi come degli “organismi corpo/mente” che recitano la loro
”programmazione”.
Improvvisamente la benvenuta vista di un the shop apparve tra lo smog, e mentre mi facevo largo
per entrare, provai sollievo nel trovare quel tipo di oasi quieta nella quale avevo sperato. Fu lì, a uno
dei molti tavolini vuoti, mentre il primo sorso di tè al latte dal sapore dolce e vellutato scivolava tra
le mie labbra, che, in un flash, mi colpì. Non stavo bevendo quel tè! Non ero seduto a quella tavola!
Infatti, non ero quello che era entrato nel the-shop. E non ero quello che si era appena tormentato
per un’ora discutendo con un uomo che in quel momento cominciava ad assomigliare ad un
individuo sano. Infatti, non avevo fatto nulla. Era come se un peso che avevo portato per tutta la
vita si fosse sollevato improvvisamente nel cielo grazie ad un pallone (ad aria calda), spedito
lontano, per non ritornare più. Tutti quegli anni avevo combattuto per diventare un essere umano
migliore, più onesto e generoso – tutto quello sforzo che avevo fatto per rinunciare alle mie
inclinazioni di superiorità, egoismo e aggressività – sono stati tutti una folle impresa, tutti
stupidamente e senza necessità basati sull’idea importante che avevo un qualche controllo sul mio
destino, e la meschina presunzione che quello che facevo importasse agli “altri”. Come avevo
potuto essere così fuori strada? Ma aspetta, non ero io neppure colui che fu condotto fuori strada!
Come se si separassero le nuvole, all’improvviso ora vedo chiaramente, che quello che avevo
pensato come “la mia vita” era stato solo un processo meccanico. La persona che pensavo di essere
era solo una macchina. Ed il mondo nel quale pensavo di vivere non era, come avevo dedotto, un
mondo di complessità umana, ma uno di meccanicistica semplicità, di ordine perfetto, un
matematico svolgersi di programmi in movimento dall’inizio del tempo.
Come la clinica perfezione del piano scientifico di Dio iniziò ad aprirsi davanti a me, l’estatico trillo
della libertà assoluta – dalla preoccupazione, dall’occuparsi, dall’obbligo, dalla colpa – iniziò a
correre attraverso le mie vene come un torrente di fiumi senza argini. E con quello sopraggiunse
una pace avvolgente, risuonante, un’assoluta mancanza di tensione, nel riconoscimento che non
importa quale ambiguità apparente o quale incertezza potessi incontrare da lì in poi, non importa
quali decisioni apparentemente difficili potessi incontrare, potevo sempre riposare con la certezza
che qualsiasi scelta facessi era esattamente la scelta che Dio voleva che io facessi. Il misterioso
senso di uno Sconosciuto che mi aveva trascinato per così tanto tempo era evaporato. Gli altri nel
caffè voltarono la testa mentre ridevo rumorosamente, una lunga risata di pancia, e riflettevo tra me
e me che gioco fantastico sarebbe la vita se tutti capissero come va veramente, se ognuno potesse
avere almeno un bagliore di come saremmo liberi, se vivessimo tutti sul Pianeta Advaita.
"Ramesh Balsekar: Ma sia che tu lo accetti o no di per sé è la volontà di Dio, non lo vedi? Che tu
accetti la volontà di Dio o che tu non accetti la volontà di Dio, è la stessa volontà di Dio!"