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Il guardiano della soglia -riflessioni

Teoria e dottrina.
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cielo
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Il guardiano della soglia -riflessioni

Messaggio da cielo » 07/01/2018, 9:55

Mauro ha scritto:
06/01/2018, 15:40
In sostanza, più avanzato è il cammino, meno montagne rimangono da sollevare e più quelle montagne pesano a dismisura.
Mi piace questa affermazione perchè esprime a mio avviso, in termini metafisici, ciò che la fisica esprime con la relatività ristretta

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Volevo fare qualche riflessione sul guardiano della soglia, soprattutto per evitare di proporre brani senza accompagnarli con una testimonianza che non mostri solo riflessioni mentali eruditive che danno ragione alle chiose del Conoscitore con le quali un'opinione della mente ha risuonato, ma qualcosa di sè, del processo realizzativo in atto, essendo la filosofia qualcosa di più che un prodotto dell'intelletto o la condivisione di opinioni e di interpretazioni del mondo.

Nello specifico, avendo quotato Mauro, se attingo alle mie conoscenze eruditive di fisica e di relatività ristretta, mi areno e non comprendo pienamente la sua riflessione. Spero abbia voglia di aiutarmi. Mi pare di comprendere però che pone l'accento sul fatto che non esistono direzioni privilegiate o punti privilegiati nello spazio perchè tutto dipende dalla soggettività dell'osservatore e dalla relatività del sistema di riferimento da cui si osserva un evento nel tempo-spazio (relativo all'osservatore stesso).

Riguardo al tema del guardiano della soglia, personalmente ho una certa qual consapevolezza di stare sbucciando la cipolla, con tante lagrime, velo a velo.
Sono però cambiati gli effetti, una volta piangevo molto di più, la mia mente aderiva fortemente alla buccia da togliere, strato su strato, ora lascio perdere quella maschera piagnona (chi piange? mi domando) che tende a non accettare gli effetti che la vita manifesta, quasi che questo io avesse qualche merito specifico per evitarli tramite un aiuto divino.
Cosa che non è, anche perchè il Divino che mi salva è connesso alla mia abitudine di indulgere in un processo di apprensione e di percezione (di un oggetto da conoscere) e di dualità (creo un Dio per poterlo blandire e implorare).
So che queste modalità sono mezzi preliminari, appoggi e sostegni necessari ma che vanno eliminati, se mi voglio trovare quale Sè di infinita compiutezza, bastante a sè stesso, libero da ogni condizionamento e attaccamento.

La mia coscienza è ancora fortemente legata alla percezione del mondo e non libera dalla "triplice sofferenza" e sono consapevole di aderire continuamente al mondo dei nomi e delle forme e anche che non esiste un mezzo, una pratica, una formula magica per liberarmi dall'adesione, se non il continuo tornare a me stessa, al centro del mio essere, al punto immobile dal quale contemplare lo scorrere della Vita, meravigliandomi ogni volta per quanto sia generosa e giusta.

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