Il gruppo che cura Vedanta.it inizia ad incontrarsi sul web a metà degli anni 90. Dopo aver dialogato su mailing list e forum per vent'anni, ha optato per questo forum semplificato e indirizzato alla visione di Shankara.
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Grazie

Esiste qualcosa che ha il libero arbitrio? - dialogo dIstruzione - riflessioni

Teoria e dottrina.
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cannaminor
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Re: Esiste qualcosa che ha il libero arbitrio? - dialogo dIstruzione - riflessioni

Messaggio da cannaminor » 16/09/2017, 14:28

cielo ha scritto:
16/09/2017, 8:17
Mauro ha scritto:
16/09/2017, 4:16
Mi sono spiegato male.
Premesso che latriplice ha sbagliato a mettere Bo come interlocutore in quanto mai ha firmato in questo senso nel forum, quello che volevo dire è che la persona che risponde alle domande nei "Dialoghi dIstruzione" è risaputo che sia Bo. No, è pd? Poco cambia. La persona che indossava quelle maschere era la stessa.
Lo sa anche latriplice e ha fatto 1+1=2.
Ha sbagliato, ripeto.
Ma negare chi sia l'autore dei "Dialoghi" è altrettanto obsoleto.
Non è la persona che risponde, ma la funzione - nome che indossa in quel momento e in quel contesto che evidenzia il "tipo" (per usare una parola "larga") di istruzione donata. Non c'è un io con nome proprio, solo una Consapevolezza che si mostra e indossa una modalità espressiva per interloquire su un forum o per scrivere un libro, modalità che a mio avviso è opportuno rispettare e non stravolgere con la propria necessità di chiamare quell'unica Realtà con un nome. Che poi si tratti di una sfumatura di grande sottigliezza, ma contemporaneamente un seme di riflessione da sviluppare interiormente, concordo.
Pur consentendo che fosse la funzione-nome a rispondere e non la persona (intesa come individuo) non vedo cosa si sia stravolto nel qual caso.
Si può ancora commentare, riflettere, opinare su quanto questa funzione-nome è andata dicendo e affermando negli anni? Sia che si tratti di Bodhananda, Premadharma, Teano o altri\e funzioni-nomi usate negli anni.

Dal momento che di tali riflessioni di Bodhananda, Premadharma, Teano etc ce n'è in abbondanza sul web, vuoi nei siti, nei forum o in veste di libri, quaderni, fascicoli, etc, se ne può ancora parlare e discutere in merito, porgendo la propria di riflessione di rimando (pur nell'assenza su questo piano dell'interlocutore originario) oppure no ed il tutto è soggetto a qualche forma di privacy-tutela o copyright di sorta?

Io c'è una domanda che vorrei mi fosse risposto qui su questo forum che a Premadharma, Bodhanada, Teano ed anche a Raphael fa espresso riferimento. Qualcuno di voi ne ha la rispettiva verità in tasca di costoro, ovvero ne ha la precisa, perfetta, corretta interpretazione, anzi identità dovrei dire, di cosa costoro hanno detto (inteso dire), scritto (inteso scrivere) etc?

C'è qualcuno che con assoluta certezza ed autorità possa dire Bodhananda, Premadharma, Teano, Raphael, etc in quello scritto, con quelle parole, intendeva dire esprimere-comunicare-questo e quest'altro e non invece questo e quest'altro?

Lo chiedo perchè ne ricevo sempre più l'impressione che qui come altrove si stia verificando una sorta di nascita di una chiesa, di una ortodossia, di un "questa è la verità" e di conseguenza quest'altro è il falso, il falso verbo, la falsa verità, etc.

In tutta onestà non riconosco alcun copyright, ma sopratutto, più che da un punto di vista editoriale e legale, lo dico da un punto di vista di autorità spirituale, non la riconosco ad alcuno, visto che Lui stesso non l'ha lasciata ad alcuno, nè per iscitto, nè in alcuna altra forma formale e non.

Quindi le parole di Bodhananda sono e restano sue, così come quelle di Premadharma etc, un libero dono così come da lui ricevuto a sua volta, e quindi nessuno ne è in diritto, a mio vedere, di poterne porre alcuna ipoteca letteraria, culturale, eruditiva di sorta. Del resto lui ha sempre parlato liberamente, liberamente parlato, pensato, riflettuto, e quant'altro, sempre all'insegna del libero e della libertà e l'ultima cosa che vorrei è vedere usare le sue parole per fini e scopi che non erano quelli per cui erano state pronunciate, liberamente ricevuto liberamente donato.

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Fedro
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Re: Esiste qualcosa che ha il libero arbitrio? - dialogo dIstruzione - riflessioni

Messaggio da Fedro » 16/09/2017, 14:39

Riflettere su un testo è un conto, e inoltre siamo tutti liberissimi di testimoniarci quanto di opinare, ma che c'entra questo col mettere in dubbio una modalità espressiva (schizofrenia si è detto) oppure interpretando inferendo e confutando un testo, rispetto a come era stata formulata dallo scrivente non più in grado di replicare?
Questo anche perché nessuno, come dici, è in diritto di porre ipoteche di copyright sulle sue parole
A che o chi serve dunque, questo gioco sulle intenzioni/interpretazioni supposte?

Mauro
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Re: Esiste qualcosa che ha il libero arbitrio? - dialogo dIstruzione - riflessioni

Messaggio da Mauro » 16/09/2017, 14:49

L'intervento di cannaminor, proprio perchè suo, mi conforta e mi consola.

Io penso che l'unica scorrettezza di latriplice sia stata mettere il nome "Bo", lì dove non c'era, nel riporto.
Per il resto, è libero di fare tutte le esegesi che vuole, dato che (ancora) non c'è una esegesi ufficiale del pensiero di Bo.

latriplice
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Re: Esiste qualcosa che ha il libero arbitrio? - dialogo dIstruzione - riflessioni

Messaggio da latriplice » 16/09/2017, 14:50

Solo non può essere "creduta". È vera, ma non la puoi credere vera. Il credere è un inferire, una concettualizzazione.
«Ahaṁ brahmāsmi: Io sono Brahman» (Bṛhadāraṇyaka Upaniṣad, 1, IV, 10), può essere meditato, ascoltato risuonare interiormente, ma non lo puoi pensare. Dirti: "sono Dio" significa evocare il Divino, ma senza concettualizzarlo, senza immaginarlo, senza figurarlo. Non ricordo chi lo disse: "Se lo pensi non è il Tao!".
"....ma non lo puoi pensare. Dirti: "sono Dio" significa evocare il Divino, ma senza concettualizzarlo, senza immaginarlo, senza figurarlo..."
Queste brevi ma succinte istruzioni, credo si riferissero implicitamente allo stato del nivirkalpa samadhi, una mente sgombra da differenze (vikalpa) ed idonea pertanto ad accogliere l'assoluto Brahman.

L'idea che il nirvikalpa-samadhi però, uno stato in cui non sorgano pensieri nella mente, possa essere utilizzato come sadhana, pratica spirituale, suggerisce un fondamentale equivoco sulla natura della mente. L'apparizione delle forme pensiero, costituenti essenziali della mente, non è sotto il controllo del jiva, l'apparente persona individuale. I pensieri sono la prole di impressioni latenti (vasane) in uno stato dormiente all'interno del corpo causale, che entrano nel corpo sottile senza preavviso a causa della legge inviolabile del karma. Per questo motivo, nirvikalpa-samadhi non è un'esperienza che può essere controllata e quindi utilizzata come pratica ripetibile.

Certamente, il nirvikalpa-samadhi è una esperienza altamente venerata o, forse più accuratamente - non esperienza - nel mondo spirituale. Non soltanto è indice di aver coltivato una mente sufficientemente pura (sattvica), ma consente l'esaurimento spontaneo delle vasana. Poiché tutta l'esperienza è naturalmente limitata (cioè, ha un inizio e una fine), l'esperienza stessa non può offrire una pace e una felicità permanente che è la finalità ricercata in tutte le attività spirituali.

Il valore dell'esperienza, dunque, non è la qualità dell'esperienza stessa, ma la conoscenza che viene trattenuta o acquisita da essa.

A questo proposito, però, il nirvikalpa-samadhi è utile quanto lo stato del sonno profondo perché l'intelletto non funziona mentre si trova in quello stato di totale oblio. Possiamo dire che lo stato coscienziale che si raggiunge nel nirvikalpa-samadhi è un riflesso accurato della immodificata natura illimitata del Sé, ma purtroppo l'intelletto stesso si trova in una condizione dormiente nel corpo causale e pertanto non è disponibile a elaborare l'esperienza (o non-esperienza) e acquisire la conoscenza che riguarda la natura essenziale non duale della realtà e la propria vera identità come consapevolezza illimitata.

L'esperienza del nirvikalpa-samadhi, ovviamente, può essere molto preziosa in termini di sadhana se viene "usata" correttamente. In altre parole, la successiva contemplazione dell'esperienza del nirvikalpa-samadhi, l'esperienza cioè della temporanea assenza dell'apparire di qualsiasi forma di pensiero nella mente, può dare frutti se si è in grado di "vedere" (cioè, capire) attraverso un'analisi sottile, che l'esperienza in questione è semplicemente un riflesso della illimitatezza che è la propria natura essenziale e che in quanto tale è lo "sfondo" o lo "schermo" sempre presente di una consapevolezza pura su cui vengono proiettate tutte le forme pensiero.
Qualunque cosa possa essere oggetto di pensiero, non è la meta in sé. Essa è proprio oltre la mente, è ciò che illumina la mente.
È un risveglio, così come al mattino ci si sveglia perché il sonno termina, così terminato il flusso causale ci si risveglia oppure, con la via diretta, si bypassa, si cortocircuita anche il flusso causale, è il libero arbitrio dell'Essere, risvegliarsi alla propria consapevolezza.
"....Essa è proprio oltre la mente, è ciò che illumina la mente...."
Esattamente.

Il nocciolo della questione è che il nirvikalpa-samadhi è la nostra vera natura. Siamo pura consapevolezza. Il complesso mente-corpo-sensi con il quale ci identifichiamo erroneamente come noi stessi, non è altro che un meccanismo inerte che svolge spontaneamente una varietà di funzioni, vale a dire pensare, sentire e fare quando è illuminato dalla consapevolezza (cioè noi). Gli oggetti sottili o forme pensiero (vritti), che emergono nell'ambito della mente non sono nostri. Sono proiezioni di Isvara. Noi, la coscienza onnipervasiva, siamo per definizione incapace di eseguire azioni, e quindi noi, la consapevolezza, non pensiamo i pensieri. Noi, la consapevolezza, siamo sempre totalmente senza pensieri.

Pertanto la nozione di libero arbitrio non si applica a noi.

Quando noi, per mezzo del meccanismo dell'intelletto, siamo in grado di distinguere chiaramente tra noi stessi e gli oggetti / pensieri che appaiono nell'ambito del nostro essere, allora potremmo riconoscerci come l'essere senza pensieri che siamo già. E infine, quando abbiamo pienamente assimilato la conoscenza della nostra natura fondamentale priva di pensieri nonostante la presenza o l'assenza di oggetti / pensieri, con una convinzione incrollabile nella nostra vera identità come pura consapevolezza illimitata, potremmo "raggiungere" la libertà che già abbiamo.

In questo modo, "vedremo" che semplicemente in virtù del fatto che è la nostra natura essenziale, noi da sempre "sperimentiamo" il nirvikalpa-samadhi.

P.S. La forma dovrebbe essere a posto, ora che si presti attenzione alla sostanza e che si replichi nel merito.

Mauro
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Re: Esiste qualcosa che ha il libero arbitrio? - dialogo dIstruzione - riflessioni

Messaggio da Mauro » 16/09/2017, 14:53

Giusto.
Ora però ci tocca leggere quello che hai scritto... uff! :lol:

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Fedro
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Re: Esiste qualcosa che ha il libero arbitrio? - dialogo dIstruzione - riflessioni

Messaggio da Fedro » 16/09/2017, 14:55

Avverto solo questa spasmodica tentazione di palchetti e protagonismo, e superiore pure alla scorrettezza già ammessa di replicare tramite una propria inferenza (questa cantonata circa lo stato, altrimenti temporaneo, del nirvikalpa samadhi) alla testimonianza di chi non può più chiarire replicando.

A me invece, sovviene questo, che rende tutto più diretto e logico:
« Il quarto stato non è quello che è conscio dell'oggetto né quello che è conscio del soggetto, né quello che è conscio di entrambi, né la semplice coscienza, né la massa completamente senziente, né quella completamente all'oscuro. È invisibile, trascendente, la sola essenza della coscienza di sé, il completamento del mondo. »
(Mandukya up.)

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Re: Esiste qualcosa che ha il libero arbitrio? - dialogo dIstruzione - riflessioni

Messaggio da latriplice » 16/09/2017, 19:11

A me invece, sovviene questo, che rende tutto più diretto e logico:
« Il quarto stato non è quello che è conscio dell'oggetto né quello che è conscio del soggetto, né quello che è conscio di entrambi, né la semplice coscienza, né la massa completamente senziente, né quella completamente all'oscuro. È invisibile, trascendente, la sola essenza della coscienza di sé, il completamento del mondo. »
(Mandukya up.)
Come avrebbe detto Premadharma, o l'hai realizzato oppure rimane una credenza sebbene sia vera.

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Re: Esiste qualcosa che ha il libero arbitrio? - dialogo dIstruzione - riflessioni

Messaggio da Fedro » 16/09/2017, 19:30

latriplice ha scritto:
16/09/2017, 19:11
A me invece, sovviene questo, che rende tutto più diretto e logico:
« Il quarto stato non è quello che è conscio dell'oggetto né quello che è conscio del soggetto, né quello che è conscio di entrambi, né la semplice coscienza, né la massa completamente senziente, né quella completamente all'oscuro. È invisibile, trascendente, la sola essenza della coscienza di sé, il completamento del mondo. »
(Mandukya up.)
Come avrebbe detto Premadharma, o l'hai realizzato oppure rimane una credenza sebbene sia vera.
Abbi pazienza... hai detto o no che hai inferito circa l'argomentazione di PD?
Ho cercato di mostrare, inferendo anch'io, l'inutilità di questo procedere, dunque se tu avessi messo in pratica la frase sulla credenza, non avremmo perso questo tempo.

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