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Esiste qualcosa che ha il libero arbitrio? - dialogo dIstruzione

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cielo
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Esiste qualcosa che ha il libero arbitrio? - dialogo dIstruzione

Messaggio da cielo » 15/09/2017, 8:59

D. Mi sovviene una domanda: indipendentemente dal fatto che i pensieri nascano e muoiano o meno, mi chiedevo se c'è a priori una entità che sceglie quali pensieri intrattenere, cioè avrò questo pensiero piuttosto che quello.

R. Da quale punto di vista te lo poni? O dando la priorità a quale sfera?

Se ammetti l'esistenza di un Demiurgo che opera nel mondo ("È sempre e solo Īśvara che si incarna"), la risposta non può che essere "sì".

Per la stessa definizione di Divino, l'intero universo è la sua manifestazione-creazione, ed espressione della perfezione, una perfezione che l'uomo identificato con l'idea di essere l'artefice non vede.
Allora ogni evento è espressione della Volontà del Divino stesso, anche il flusso dei pensieri e adesione agli stessi.

In una visione causale dell'universo ecco che qualsiasi evento è già predefinito pertanto la scelta non esiste, tranne quando si concettualizza il flusso come macrocosmo (allora si ha il Divino) o come microcosmo, e allora sia ha l'io che crede di essere artefice di scelta.

È [come] quando si mette un vaso di nutella accanto ad un bimbo goloso, minacciandolo di sculacciarlo se la mangia. Non c'è alcuna scelta... se il timore è più forte non la mangerà, se il desiderio lo è di più, la mangerà. Se noi conosciamo il bambino sappiamo anche quale sarà la scelta.

È un po' la contraddizione presente in molte religioni, quelle che non prevedono insieme i Piccoli e i Grandi Misteri, che sostengono con artifici di ogni genere l'esistenza di un Demiurgo, del libero arbitrio, del peccato e del miracolo.
O di quelle vie pseudo-tradizionali che sostengono che, attraverso una qualsiasi azione sia possibile "causare", l'accesso all'essenza metafisica di ciò che siamo.

Se si vuole notare si vede che predicano misteri, oscurità, dogmi e difficili traguardi, oltre che ovviamente segrete e astruse iniziazioni. In questi casi occorre verificare cui prodest cioè verificare se ci sia un meretricio, un guadagno. Una via tradizionale non bisogno di migliaia di Maestri, basta che ce ne sia uno vivente, un solo Vivente. E in realtà non è nemmeno necessario che sia di una specifica via. Un Vivente è a prescindere da ogni via, altrimenti non sarebbe affatto vivente.

Il punto è semplice. Chi siamo? Chi sono io? Se osserviamo tutti i cammini tendono ad arrivare a questa conoscenza, anche quelli che sembrano andare in direzione opposta. Essendo unico il sostrato che sottende il manifesto, ovunque scavo trovo sempre lo stesso sostrato che sono.

Esiste qualcosa che ha il libero arbitrio? Il punto è, potremmo mai saperlo? Dovresti essere un gemello assoluto, quindi conoscendo te stesso avresti la possibilità di essere anche l'altro ossia sapere se quanto avviene in te avviene anche nell'altro. Ma in questo universo non esistono due cose identiche, nemmeno due cristalli di acqua o granelli di sabbia o due semi di senape.

Però i Viventi, i Conoscitori ci hanno lasciato delle vie per svegliarci alla nostra essenza divina, al Sé, alla nostra Pura Realtà (nota la contraddizione con quanto affermato prima, ma sono parole rivolte a chi aderisce all'individuazione). Perché in realtà il libero arbitrio è dell'essere che in qualsiasi momento può svegliarsi dalla sua manifestazione.



D. Sarei propenso ad ammettere l'esistenza di un Demiurgo che opera nel mondo. Se è il Brahman Saguna l'artefice delle azioni e non il Jiva, alla domanda chi sono io non resta che il Brahman Nirguna, o in termini colloquiali, la consapevolezza. Delle tre, una. Ora la domanda spontanea che mi si pone è: il "basta saperlo" (jnana) è una inferenza o bisogna realizzarlo fattivamente, al punto che questa realizzazione investe tutto il proprio vissuto?

R. Normalmente un brano, una frase andrebbe meditata. Puoi tenerne conto, riferendo il sutra affinché altri lo possano meditare. Puoi anche riferire il commento di qualche illuminato. Sappiamo che è una conoscenza perché è parte della sruti, confermata nei secoli dai vari rishi. Se abbiamo la grazia di un accesso tradizionale, ciò può essere confermato da un Conoscitore.

Solo non può essere "creduta". È vera, ma non la puoi credere vera. Il credere è un inferire, una concettualizzazione.
«Ahaṁ brahmāsmi: Io sono Brahman» (Bṛhadāraṇyaka Upaniṣad, 1, IV, 10), può essere meditato, ascoltato risuonare interiormente, ma non lo puoi pensare. Dirti: "sono Dio" significa evocare il Divino, ma senza concettualizzarlo, senza immaginarlo, senza figurarlo. Non ricordo chi lo disse: "Se lo pensi non è il Tao!".

Qualunque cosa possa essere oggetto di pensiero, non è la meta in sé. Essa è proprio oltre la mente, è ciò che illumina la mente.
È un risveglio, così come al mattino ci si sveglia perché il sonno termina, così terminato il flusso causale ci si risveglia oppure, con la via diretta, si bypassa, si cortocircuita anche il flusso causale, è il libero arbitrio dell'Essere, risvegliarsi alla propria consapevolezza.

(tratto da forum pitagorico: gennaio 2016)

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