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Sul libero arbitrio - riflessioni

Teoria e dottrina.
cielo
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Sul libero arbitrio - riflessioni

Messaggio da cielo » 10/09/2017, 9:25

Sul sito vedanta è stato pubblicato un articolo che raccoglie dei brevi brani e dialoghi di Bodhananda sul libero arbitrio pubblicati nel 2014 nel forum pitagorico.

Nell'ambito del trasloco tra i due forum ho tergiversato parecchio nello spostarli perchè l'argomento del libero arbitrio è oltremodo spinoso, al mio sentire, e non mi sento pronta personalmente a farci delle riflessioni sopra, avendo interiormente la consapevolezza che "qualcosa mi sfugge" sull'argomento, visto che sorprendo me stessa varie volte a programmare un futuro che esiste soltanto nel potere di immaginazione della mia mente che si aspetta che da una serie di azioni e dalla volontà scaturisca il frutto atteso.

Quale frutto?

Certamente il frutto che mangerò sarà quello che mi cade in testa, come la mela di Newton, perchè all'ultimo è probabile, quasi certo, che quello che cercavo di raccogliere dal ramo dell'albero perchè lo vedevo ben maturo, dopo strenua arrampicata, mi sarà rubato dal corvo mentre sto per afferrarlo o cadrà in testa a qualcun altro che magari sta dormendo sotto il "mio" albero.

Altrove si parlava del percorso, di testimoniarsi per ciò che si è, nudi e crudi.

Posso sintetizzare il "mio" vedanta, ossia quella filosofia della Vita-Via che scorre sotto i piedi, in poche parole: "entra nella corrente e nuota, cerca di stare a galla e guardati attorno. C'è sempre qualche relitto nell'oceano a cui afferrarti. Il mare è generoso."

Se poi ci saranno frutti da raccogliere, da condividere e donare, accadrà.
E se non accadrà è lo stesso. Neanche i frutti marci vanno sprecati, qualcuno li mangerà trasformandoli in sostanza nutritiva.

Om namah Śivaya

latriplice
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Re: Sul libero arbitrio - riflessioni

Messaggio da latriplice » 10/09/2017, 16:51

Posso sintetizzare il "mio" vedanta, ossia quella filosofia della Vita-Via che scorre sotto i piedi, in poche parole: "entra nella corrente e nuota, cerca di stare a galla e guardati attorno. C'è sempre qualche relitto nell'oceano a cui afferrarti. Il mare è generoso."

Stare a galla e guardarsi attorno per qualche relitto nell'oceano a cui afferrarsi nella speranza di ritardare l'inevitabile, è fonte universale di sofferenza. Tutti indistintamente ne sono affetti di questa illusione tipicamente umana che si chiama speranza.

L'inevitabile verità è che stai affogando. Affondando nell'oceano. Sei ammanettata, bloccata in una camicia di contenzione ed inserita in un blocco di calcestruzzo.

Ma questo ovviamente non è uno spettacolo di Houdini. Stai per morire. Infatti, stai morendo. La morte sta accadendo ed è inevitabile.

E crediamo che ci sia un antidoto a tutto questo. Infatti la mente è sempre di corsa, ad escogitare strategie per posporre l'inevitabile disastro, a cercare soluzioni permanenti che invece assomigliano di più a goffi tentativi che rimediano una pezza di stoffa qua e là su un abito consunto.

Non è così?

Questo è naturale. È positivo. Vuoi fuggire. E se c'è un qualsiasi modo per fuggire, questo desiderio di fuggire è positivo. Ma il fatto è, come tutti del resto, è che sei ammanettata, bloccata in una camicia di contenzione ed inserita in un blocco di calcestruzzo. E tu non sei Houdini. Non c'è modo di uscire da questa gabbia.

Stai affondando nell'oceano. E stai per morire. Questo suona inquietante, vero? Dovrebbe. Perché ognuno di noi ha un desiderio nascosto di sopravvivere. Questo è naturale. Non vogliamo ammettere la sconfitta.

Se osservi i fatti dalla prospettiva della persona che credi di essere, questa è l'amara verità che emerge. Incontestabile. Indiscutibile. Cristallina.

Ora cambiamo la prospettiva: Tu non sei quella persona che pensi di essere. Sorprendente, vero? Potresti obbiettare che anche questa rientra nella categoria delle strategie per fuggire l'inevitabile.

Diciamoci la verità, sotto sotto credi di essere una persona che sta affondando nell'oceano.

Ma non è vero.

Una volta eri una persona che stava affondando nell'oceano. E ora questo ricordo è qui. Ogni volta che le circostanze anche lontanamente simili si ripresentano, il ricordo viene restimolato.

E siccome non ti è mai stato insegnato, come a tutti del resto, ad essere veramente onesti, non hai altra scelta che inserire il pilota automatico. Inventare disperatamente strategie per fuggire ciò che sta accadendo.

È così che va da sempre.

Fino ad ora.

Ora hai una scelta.

C'è l'acqua. C'è l'affondamento. Ci sono tutte le condizioni che innescano questa memoria.

Ma questa volta, dai un'occhiata. Guarda attentamente. Quella persona che una volta è annegata è morta. Non sei tu. Cosa sta realmente accadendo qui? Sii veramente onesta.
C'è solo l'acqua. C'è solo l'affondamento.

Il morire sta accadendo come avviene da sempre. In questo processo inesorabile non c'è nulla di afferrabile su cui aggrapparsi, nulla su cui sopravvivere. Tutto sta scomparendo velocemente come appare.
Morendo e vivendo contemporaneamente.
Questo è ciò che sta accadendo. Non puoi uscire da tutto questo. Sei Questo. Non puoi credere alla tua via d'uscita da tutto questo.

Non c'è assolutamente via di fuga da ciò che sei.

Pertanto non cercare di recitare un nuovo mantra come "Io sono questo, io sono questo, io sono questo", che sarebbe davvero solo una variante del tuo vecchio mantra - "non questo, non questo, non questo".

Non c'è veramente una fuga. Niente ti aiuterà a fuggire da questo.

Quindi non ti sto offrendo una via d'uscita. Sto solo sottolineando il fatto che non ti sei capita nel modo corretto. Stai ancora affondando nell'oceano. Non c'è speranza ancora. Ma non ti sei capita. Perché dico questo?

Perché ti sto dicendo che hai una scelta. Puoi continuare a sperare e lottare contro l'inevitabile, che tu stai
morendo, con l'unico risultato di prolungare la tua sofferenza.

Oppure puoi rinunciare alla speranza.

È l'ultima cosa che vuoi fare, vero? Perché sembra che la speranza ti tenga viva. Sembra che se tu abbandonassi la speranza, moriresti.

Ma stai per morire. È inevitabile. La speranza non ti può proteggere. La speranza ti rende inutilmente miserabile. Perché, come ho detto, ti sei fraintesa. Pensi di essere qualcosa che non sei.

Ecco cosa fa la maggior parte delle persone. Decidono di aggrapparsi alla speranza fino all'ultimo momento. Fino a quando toccano il fondo all'oceano e vengono sepolti dai sedimenti e detriti.

Ma è un errore: non c'è fondo a questo oceano. Non c'è fine per affondare o morire.
La speranza rende questa infinità miserabile. In effetti la condizione dell'uomo è miserabile.

Qual'è il punto dell'intera faccenda allora?

Senza speranza si giunge a scoprire se stessi come sei, non come nel modo in cui hai frainteso te stessa.

Rinuncia alla speranza adesso. E continua a farlo.
Non muoverti. Non resistere. Non inventare strategie. Non fare alcuno sforzo per proteggerti e salvarti.

Fai nulla.

E continuare a non fare nulla. Comunque non toccherai mai il fondo. La paura rimane. Permettilo totalmente. Non muoverti. Non provare a fuggire. Lasciati andare.

Stai annegando. Non c'è rimedio. Sii senza speranza. Ogni volta che stai soffrendo, sia una grande sofferenza o una piccola sofferenza, sii senza speranza. Come se tu stessi affondando nell'oceano senza possibilità di sopravvivere.

Non intendo dirti che la tua situazione è disperata. Sto solo dicendo che tutto ciò che facciamo per evitare l'inevitabile sono un futile tentativo di fuggire da se stessi e da ciò che è. Una fuga dalla verità.

Fa nulla. Non qualcosa. Basta solo che osservi il tuo resistere agli eventi inventandoti soluzioni che in effetti non hanno mai sortito un risultato duraturo.

Dì la verità. Tutta sta lotta e resistere gli eventi non ha fatto altro che prolungare la tua sofferenza offrendo (non sempre) un aggiustamento temporaneo. Ma in generale diventi più disperata.

Abbandona la speranza. Dì la verità. Tu sei questo. Non puoi fuggire.

Om namah Śivaya

cielo
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Re: Sul libero arbitrio - riflessioni

Messaggio da cielo » 10/09/2017, 20:07

latriplice ha scritto:
10/09/2017, 16:51
Posso sintetizzare il "mio" vedanta, ossia quella filosofia della Vita-Via che scorre sotto i piedi, in poche parole: "entra nella corrente e nuota, cerca di stare a galla e guardati attorno. C'è sempre qualche relitto nell'oceano a cui afferrarti. Il mare è generoso."

Stare a galla e guardarsi attorno per qualche relitto nell'oceano a cui afferrarsi nella speranza di ritardare l'inevitabile, è fonte universale di sofferenza. Tutti indistintamente ne sono affetti di questa illusione tipicamente umana che si chiama speranza.
A quale inevitabile da evitare ti riferisci?
Alla morte?
Io no, semplicemente, stando nella metafora, nell'attraversamento del mare del samsara per "giungere all'altra sponda", quella che l'io identificato vede e percepisce come "altro da sè", può essere utile ogni tanto riposarsi aggrappandosi a un pezzo di legno.
Sarebbe mera presunzione abbandonare ogni galleggiante e credere di potercela fare solo a bracciate nel mare in burrasca.
I sostegni si abbandonano quando non servono più, non prima.

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Fedro
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Re: Sul libero arbitrio - riflessioni

Messaggio da Fedro » 10/09/2017, 20:19

Che i sostegni servano però, è pure un alibi dell'Io per tenersi ben vivo.
Ad esempio, anche chi segue una religione o figure religiose, si aggrappa ad esse, dicendo che gli sono necessarie...
A questo punto a che serve chiedersi del libero arbitrio, tanto si seguono comunque le proprie credenze, in un senso o nell'altro (affermando o negando che sia)

latriplice
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Re: Sul libero arbitrio - riflessioni

Messaggio da latriplice » 10/09/2017, 20:24

cielo ha scritto:
10/09/2017, 20:07
latriplice ha scritto:
10/09/2017, 16:51
Posso sintetizzare il "mio" vedanta, ossia quella filosofia della Vita-Via che scorre sotto i piedi, in poche parole: "entra nella corrente e nuota, cerca di stare a galla e guardati attorno. C'è sempre qualche relitto nell'oceano a cui afferrarti. Il mare è generoso."

Stare a galla e guardarsi attorno per qualche relitto nell'oceano a cui afferrarsi nella speranza di ritardare l'inevitabile, è fonte universale di sofferenza. Tutti indistintamente ne sono affetti di questa illusione tipicamente umana che si chiama speranza.
A quale inevitabile da evitare ti riferisci?
Alla morte?
Io no, semplicemente, stando nella metafora, nell'attraversamento del mare del samsara per "giungere all'altra sponda", quella che l'io identificato vede e percepisce come "altro da sè", può essere utile ogni tanto riposarsi aggrappandosi a un pezzo di legno.
Sarebbe mera presunzione abbandonare ogni galleggiante e credere di potercela fare solo a bracciate nel mare in burrasca.
I sostegni si abbandonano quando non servono più, non prima.
Non hai compreso ed è naturale che sia così. Ne va della tua vita. Nutri ancora la speranza, con i dovuti accorgimenti, di potercela fare. E si sa, la speranza è ultima a morire.

Fino ad allora continuerai a persistere nell'illusione.

Ma questa illusione ha i giorni contati. Arriverà il giorno in cui dovrai ammettere la tua impotenza. E non c'è Vedanta che tenga.

Solo quando accertato l'inevitabilità degli eventi, nuda ed indifesa, ammetterai di essere senza speranza.

E a quel punto inizierai a conoscerti.

Mauro
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Re: Sul libero arbitrio - riflessioni

Messaggio da Mauro » 11/09/2017, 6:54

latriplice ha scritto: Non hai compreso ed è naturale che sia così.
Ma chi sei, TU, per dire ciò?
TU, invece, avresti "compreso"?

A me pare che certe affermazioni siano più indecenti dei "c a z z i" che talvolta posto qui e che vengono censurati.

Mauro
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Re: Sul libero arbitrio - riflessioni

Messaggio da Mauro » 11/09/2017, 7:04

cielo ha scritto: Sul sito vedanta è stato pubblicato un articolo che raccoglie dei brevi brani e dialoghi di Bodhananda sul libero arbitrio pubblicati nel 2014 nel forum pitagorico.
Ti ricordi quanti scontri ebbi ad avere con pd sulla questione del libero arbitrio?

Io con la mia posizione "positivista" che l'uomo possa cambiare il proprio destino e pd con la visione in base alla quale è nell'abbandonarsi al proprio destino la via naturale per sciogliere i nodi?

Devo ammettere che pd aveva ragione non solo nella prospettiva metafisica, ma mi rendo conto anche in quella prettamente fisica.
Da "scientista", come mi ha bollato fedro, mi rendo conto che le variabili al contorno che ci squaderna la natura sono tante e tali da renderne difficile la conoscenza, figurarsi il controllo: noi siamo barchette di carta in balia dei marosi.

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Re: Sul libero arbitrio - riflessioni

Messaggio da latriplice » 11/09/2017, 9:49

Mauro ha scritto:
11/09/2017, 6:54
latriplice ha scritto: Non hai compreso ed è naturale che sia così.
Ma chi sei, TU, per dire ciò?
TU, invece, avresti "compreso"?

A me pare che certe affermazioni siano più indecenti dei "c a z z i" che talvolta posto qui e che vengono censurati.
E' implicita la considerazione, sulla base della risposta che è seguita, che non ha compreso...........quello che ho scritto. Forse mi sono spiegato male io.

Cretino.

Questo si l'avrai compreso.

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Re: Sul libero arbitrio - riflessioni

Messaggio da cannaminor » 11/09/2017, 10:21

latriplice ha scritto:
11/09/2017, 9:49
Mauro ha scritto:
11/09/2017, 6:54
latriplice ha scritto: Non hai compreso ed è naturale che sia così.
Ma chi sei, TU, per dire ciò?
TU, invece, avresti "compreso"?

A me pare che certe affermazioni siano più indecenti dei "c a z z i" che talvolta posto qui e che vengono censurati.
E' implicita la considerazione, sulla base della risposta che è seguita, che non ha compreso...........quello che ho scritto. Forse mi sono spiegato male io.

Cretino.

Questo si l'avrai compreso.
http://www.accademiadellacrusca.it/it/l ... ne-cretino

ortica
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Re: Sul libero arbitrio - riflessioni

Messaggio da ortica » 11/09/2017, 12:36

latriplice ha scritto:
11/09/2017, 9:49
Mauro ha scritto:
11/09/2017, 6:54
latriplice ha scritto: Non hai compreso ed è naturale che sia così.
Ma chi sei, TU, per dire ciò?
TU, invece, avresti "compreso"?

A me pare che certe affermazioni siano più indecenti dei "c a z z i" che talvolta posto qui e che vengono censurati.
E' implicita la considerazione, sulla base della risposta che è seguita, che non ha compreso...........quello che ho scritto. Forse mi sono spiegato male io.

Cretino.

Questo si l'avrai compreso.
A chi è rivolto l'insulto?
Inoltre, chi ti ha chiesto di venire qui a insegnare?

latriplice
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Re: Sul libero arbitrio - riflessioni

Messaggio da latriplice » 11/09/2017, 13:10

ortica ha scritto:
11/09/2017, 12:36
latriplice ha scritto:
11/09/2017, 9:49
Mauro ha scritto:
11/09/2017, 6:54
latriplice ha scritto: Non hai compreso ed è naturale che sia così.
Ma chi sei, TU, per dire ciò?
TU, invece, avresti "compreso"?

A me pare che certe affermazioni siano più indecenti dei "c a z z i" che talvolta posto qui e che vengono censurati.
E' implicita la considerazione, sulla base della risposta che è seguita, che non ha compreso...........quello che ho scritto. Forse mi sono spiegato male io.

Cretino.

Questo si l'avrai compreso.
A chi è rivolto l'insulto?
Inoltre, chi ti ha chiesto di venire qui a insegnare?
Mi pare evidente a chi. O devo allungare la lista dei cretini?
Nessuno mi ha chiesto di venire qui ad insegnare, ho solo esposto una evidenza sul quale vi può essere (in rispetto al sacrosanto diritto progressista di dissentire) accordo o disaccordo.
Non credo comunque che vi possa essere disaccordo su un fatto evidente e comprovabile che stai lentamente ed inesorabilmente morendo. O forse che le leggi naturali non si applicano nel tuo caso?

Il diretto interessato tace in attesa che qualcuno prenda provvedimenti come puntualmente sta accadendo. Altro che "cazzi indecenti".

ortica
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Re: Sul libero arbitrio - riflessioni

Messaggio da ortica » 11/09/2017, 13:22

latriplice ha scritto:
11/09/2017, 13:10
ortica ha scritto:
11/09/2017, 12:36
latriplice ha scritto:
11/09/2017, 9:49
Mauro ha scritto:
11/09/2017, 6:54
latriplice ha scritto: Non hai compreso ed è naturale che sia così.
Ma chi sei, TU, per dire ciò?
TU, invece, avresti "compreso"?

A me pare che certe affermazioni siano più indecenti dei "c a z z i" che talvolta posto qui e che vengono censurati.
E' implicita la considerazione, sulla base della risposta che è seguita, che non ha compreso...........quello che ho scritto. Forse mi sono spiegato male io.

Cretino.

Questo si l'avrai compreso.
A chi è rivolto l'insulto?
Inoltre, chi ti ha chiesto di venire qui a insegnare?
Mi pare evidente a chi. O devo allungare la lista dei cretini?
Nessuno mi ha chiesto di venire qui ad insegnare, ho solo esposto una evidenza sul quale vi può essere (in rispetto al sacrosanto diritto progressista di dissentire) accordo o disaccordo.
Non credo comunque che vi possa essere disaccordo su un fatto evidente e comprovabile che stai lentamente ed inesorabilmente morendo. O forse che le leggi naturali non si applicano nel tuo caso?

Rammento, a te come a me stessa, che qui non sono ammessi insulti.
Né è consentito porsi quali insegnanti, si dovrebbe star qui, come richiesto, per scambiare esperienze o riflessioni sui testi.

L'evidenza che citi è talmente evidente da essere banale.
Tutti, sotto questo cielo, siamo intenti a morire, più o meno consapevolmente.
E dunque?
Il thread si riferisce al libero arbitrio, riesci a rimanere in tema? oppure la tua mente, come la mia, è troppo intenta a vagare distratta?

latriplice
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Re: Sul libero arbitrio - riflessioni

Messaggio da latriplice » 11/09/2017, 14:21

Ortica ha scritto:


Il thread si riferisce al libero arbitrio, riesci a rimanere in tema? oppure la tua mente, come la mia, è troppo intenta a vagare distratta?
Mi dispiace, ma io sono in tema. Ed è la tua mente a vagare distratta mentre legge.

Mi cito:

".....Perché ti sto dicendo che hai una scelta. Puoi continuare a sperare e lottare contro l'inevitabile, che tu stai
morendo, con l'unico risultato di prolungare la tua sofferenza.

Oppure puoi rinunciare alla speranza.

È l'ultima cosa che vuoi fare, vero? Perché sembra che la speranza ti tenga viva. Sembra che se tu abbandonassi la speranza, moriresti...."

Ortica ha scritto:

L'evidenza che citi è talmente evidente da essere banale.
Tutti, sotto questo cielo, siamo intenti a morire, più o meno consapevolmente.
E dunque?
Davvero? Talmente evidente e banale che passiamo il resto dei nostri giorni sulla difensiva ad escogitare aggiustamenti temporanei per non confrontare l'inevitabilità di ciò che è. Uno sforzo insensato e senza soluzione di continuità che va ad accrescere la sofferenza e la miseria che ne consegue.

Talmente evidente e banale come la felicità che ciascuno di noi, illudendoci di evitare la catastrofe finale, sta perseguendo.

E' come aver sfondato il guard rail in curva, e mentre stai precipitando nel burrone sospeso in aria ti irrigidisci sul volante e tiri il freno a mano. A che pro?

Mauro
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Re: Sul libero arbitrio - riflessioni

Messaggio da Mauro » 11/09/2017, 16:49

latriplice ha scritto: Il diretto interessato tace in attesa che qualcuno prenda provvedimenti come puntualmente sta accadendo.
Sbagli. Non sto aspettando che alcuno prenda provvedimenti ed infatti nessuno li ha presi. Anzi sono contento che rimanga agli atti il tuo insulto perché è quello che ti qualifica.

Ah, non ci sono più gli Illuminati di una volta! :lol:

latriplice
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Re: Sul libero arbitrio - riflessioni

Messaggio da latriplice » 11/09/2017, 17:14

Mauro ha scritto:
11/09/2017, 16:49
latriplice ha scritto: Il diretto interessato tace in attesa che qualcuno prenda provvedimenti come puntualmente sta accadendo.
Sbagli. Non sto aspettando che alcuno prenda provvedimenti ed infatti nessuno li ha presi. Anzi sono contento che rimanga agli atti il tuo insulto perché è quello che ti qualifica.

Ah, non ci sono più gli Illuminati di una volta! :lol:
I cretini da tempo immemore sono sempre gli stessi però. :D
Ah.

"...talmente evidente e banale che passiamo il resto dei nostri giorni sulla difensiva ad escogitare aggiustamenti temporanei per non confrontare l'inevitabilità di ciò che è...."

e ciò che siamo, aggiungo (cretini).

P.S. Nel quotarmi perché non hai riportato l'intero testo? Temi le tue stesse parolacce?

cielo
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Re: Sul libero arbitrio - riflessioni

Messaggio da cielo » 11/09/2017, 17:37

latriplice ha scritto:
10/09/2017, 20:24
cielo ha scritto:
10/09/2017, 20:07
latriplice ha scritto:
10/09/2017, 16:51
Posso sintetizzare il "mio" vedanta, ossia quella filosofia della Vita-Via che scorre sotto i piedi, in poche parole: "entra nella corrente e nuota, cerca di stare a galla e guardati attorno. C'è sempre qualche relitto nell'oceano a cui afferrarti. Il mare è generoso."

Stare a galla e guardarsi attorno per qualche relitto nell'oceano a cui afferrarsi nella speranza di ritardare l'inevitabile, è fonte universale di sofferenza. Tutti indistintamente ne sono affetti di questa illusione tipicamente umana che si chiama speranza.
A quale inevitabile da evitare ti riferisci?
Alla morte?
Io no, semplicemente, stando nella metafora, nell'attraversamento del mare del samsara per "giungere all'altra sponda", quella che l'io identificato vede e percepisce come "altro da sè", può essere utile ogni tanto riposarsi aggrappandosi a un pezzo di legno.
Sarebbe mera presunzione abbandonare ogni galleggiante e credere di potercela fare solo a bracciate nel mare in burrasca.
I sostegni si abbandonano quando non servono più, non prima.
Non hai compreso ed è naturale che sia così. Ne va della tua vita. Nutri ancora la speranza, con i dovuti accorgimenti, di potercela fare. E si sa, la speranza è ultima a morire.

Fino ad allora continuerai a persistere nell'illusione.

Ma questa illusione ha i giorni contati. Arriverà il giorno in cui dovrai ammettere la tua impotenza. E non c'è Vedanta che tenga.

Solo quando accertato l'inevitabilità degli eventi, nuda ed indifesa, ammetterai di essere senza speranza.

E a quel punto inizierai a conoscerti.

Non è da escludere che io non abbia capito il tuo lungo messaggio, e neppure è da escludere che tu non abbia capito le mie più scarne riflessioni sul libero arbitrio, argomento che, ho premesso, considero assai "spinoso" da discutere, e difatti si è verificato un impantanamento generale con fulmini e saette.

Perciò cercherò di esplicitare meglio la parte che hai quotato col tuo primo post che però mancava della frase introduttiva che ti ho grassettato.
Le considerazioni che successivamente rivolgi al "tu" (in quel caso alla sottoscritta, parrebbe di capire) le ho lette come considerazioni tra te e te (la triplice parla a sè stesso, a quel "tu" immaginario che partecipa al gioco cercando di "non crederci").

Alcune tue considerazioni sono più che condivisibili, ad esempio dove dici:
"Non c'è veramente una fuga. Niente ti aiuterà a fuggire da questo."
Vero, partiamo di qui: Non c'è veramente una fuga. Niente ti aiuterà a fuggire da questo (samsara).
Non ci sono chiavi per aprire porte che non esistono.


Passiamo all'espansione, di quanto scritto:

"Altrove si parlava del percorso, di testimoniarsi per ciò che si è, nudi e crudi."

Desideravo cogliere l'invito a parlare della propria esperienza, senza ammenicoli o ornamenti aggiuntivi.

Posso sintetizzare il "mio" vedanta, ossia quella filosofia della Vita-Via che scorre sotto i piedi, in poche parole: "entra nella corrente e nuota, cerca di stare a galla e guardati attorno. C'è sempre qualche relitto nell'oceano a cui afferrarti. Il mare è generoso."

Negli ultimi due anni ho avuto alcune tribolazioni oggettive e la "filosofia metafisica" studiata in una quindicina d'anni circa, non è rimasta appesa come un promemoria in bacheca, ma si è trasformata in tentativo di pratica, di realizzazione di quei "passi" della sadhana descritti nelle scritture lette e rilette, nonchè nelle indicazioni ricevute.
La soluzione che ho trovato è stata quella di "entrare nella corrente e nuotare", ossia accettare gli eventi, seguire le indicazioni proposte e "nuotare", adoperarmi per mantenere la mente calma, l'attenzione focalizzata sulla "meta" e accettare il presente, prove comprese, che la Vita-via (karma) mi aveva messo sul piatto.
Come diceva mia nonna: " O mangi quella minestra, o salti dalla finestra".
Impossibile respingere la portata che la vita ha scritto sul tuo menù e che ti sta offrendo.
Nessuna volontà può influire sulla maturazione dei frutti del karma.
Come disse una volta Ramana, col suo stile diretto ed essenziale:
"Se nella vita dovrai lavorare, lavorerai; se non dovrai lavorare, non lavorerai".
Posso inferire molto su questa frase, ma è semplice, nella sua essenza, e chiara.

Cercare di stare a galla e guardarsi attorno perchè c'è sempre qualche relitto nell'oceano a cui afferrarsi. Il mare è generoso era indubbiamente un po' ermetico come messaggio.
Guardarsi attorno nel mare del samsara significa (per me) cercare di stare nel presente e cogliere in ogni situazione, pur tragica, della vita-via che si percorre, quella luce intrinseca che brilla in ogni essere che partecipa con la sua esistenza individuale all'eterno Essere.
Stando nel presente si vede anche il relitto, la tavola, la barca a cui ci si può afferrare o salire per riposarsi un po' durante il nuotare nella corrente.
Cogliere quella Grazia senza la quale non si arriva al sè, come diceva Ramana, è fondamentale, al mio sentire. E la si coglie solo guardandosi attorno, scrutando il mare, nuotando in consapevolezza e ogni tanto facendo il morto a galla per recuperare le forze.

E' chiaro che in un'ottica puramente non duale viene detto che non esiste alcun libero arbitrio, nessuna scelta, visto che fra cosa e chi mai l'Assoluto in sé dovrebbe scegliere? Si sceglie se c'è un'alternativa, l'unità assoluta la esclude a priori.
E' evidente che la scrivente (io) si colloca ancora in ambito duale-devozionale, cercando di abbandonarsi all'Ideale affinché conceda la Grazia e sostenga nel faticoso nuotare nel mare del samsara.

Abbandonando speranza e paura si sta in quello che c'è, ci si guarda attorno e si coglie il sostegno, sostegno che serve anche al percorso, finchè non si riesce a farne a meno, nei fatti, non con le parole ripetute a sè stessi.
Nuotando nell'oceano si è consapevoli che si può "affondare", ma il nuotatore, l'unica "preoccupazione" che ha è quella di nuotare, non pensa ad altro, non sostiene la paura di perdere la propria individualità, affondando, nuota e basta.
In questo nuotare ci vedo lo sforzo dello jnani che mantiene concentrata l'attenzione sulla consapevolezza di sè: l'unico libero arbitrio possibile, in quest'ambito.
A volte basta poco, anche un tronco d'albero (le piccole cose della vita), per distaccarsi dall'ansia di traversare la corrente, considerato che "l'altra sponda" non c'è (in un'ottica non duale, così come non c'è nessuno che nuota o che affonda, nessun mare da traversare).
Aham brahmasmi.

Concludevo dicendo:
"Se poi ci saranno frutti da raccogliere, da condividere e donare, accadrà.
E se non accadrà è lo stesso. Neanche i frutti marci vanno sprecati, qualcuno li mangerà trasformandoli in sostanza nutritiva."


Anche questa è metafora un po' ermetica che indubbiamente estrinseca ancora una "speranza": quella di poter condividere liberamente una propria riflessione a stimolarne altre altrui, per il puro piacere di comunicare.
Però, è fuor di dubbio che nonostante le buone intenzioni di farsi capire di chi si mette alla tastiera, non è detto che ciò accada.
A volte quello che si credeva un frutto sano da offrire viene buttato via perchè ritenuto acerbo e non commestibile. Capita, ognuno guarda i frutti con i propri occhi.
Si diceva con un amico che davvero il forum sembra la torre di babele dove ognuno parla una lingua diversa e non si riesce, non diciamo a "comprendere" la visione altrui, ma neppure semplicemente a capirsi l'un l'altro, in quanto persone che hanno approfondito i medesimi "argomenti filosofici" filtrandoli con la propria peculiare ed unica visione.
Tutti dicono qualcosa e sembra che nessuno capisca cosa gli altri stanno dicendo. Totale incomunicabilità che sfocia nell'irritazione reciproca.

Proviamo a darci un taglio evitando di salire sulle cassette di frutta a predicare, come i predicatori nei primi 900 a Central Park.

Mauro
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Re: Sul libero arbitrio - riflessioni

Messaggio da Mauro » 11/09/2017, 17:54

Quali mie stesse parolacce?
Ah, intendevi forse "c a z z o"?
Ma per me non è una parolaccia, forse lo è per chi lo censura.
Io non ho vergogna a mostrarmi per ciò che sono.

Mentre tu continui sempre a parlare degli altri ed inquadrarli ora come "cretini", ora come "ignoranti" e compagnia bella, per poi correggerti in corner come hai fatto nell'ultimo post, cercando goffamente di far intendere che il "cretino" non sono solo io ma tutti noi.

Bene così, accetto le tue imbarazzate scuse :D

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Fedro
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Re: Sul libero arbitrio - riflessioni

Messaggio da Fedro » 11/09/2017, 18:31

cielo ha scritto:
11/09/2017, 17:37

E' evidente che la scrivente (io) si colloca ancora in ambito duale-devozionale, cercando di abbandonarsi all'Ideale affinché conceda la Grazia e sostenga nel faticoso nuotare nel mare del samsara.
Sai bene che non ho molta dimestichezza della dimensione devozionale, però mi colpì molto, l'ultima volta che lo sentii parlare, di come Premadharma insistesse, qualora la si scegliesse, per una Bakhti assoluta e senza sconti.
Cioè, verissimo che vi fosse quest'abbandono alla Sua Volontà (a prescindere quale volto ciascuno gli desse) ma non vi era il minimo spazio per il "se stessi".
Quindi facendo gli esempi, diceva: la mia felicità è Sua, il mio dolore è Suo, la mia vincita è Sua, i miei pensieri son Suoi , i miei fallimenti son suoi.. ecc.
Ecco che in questa dimensione non vi sarebbe quindi nessuno spazio per l'ahmakara, mi pare di capire, nè giustificazioni di sorta del dove porsi/dover essere.
Si è Sua Volontà, punto.
Dall'altra parte, che a questa dimensione mi pare adiacente, vi sarebbe il fare il morto galla,laddove, più ci si abbandona, più il galleggiamento diviene leggero e propizio.
Quindi qui, a questo punto, non vedo zattere o legni che siano (per "chi" dovrebbero servire?).
Da qui nasceva la mia breve (incomprensibile?) osservazione precedente, che non ha altro valore che lo scambiare vedute e specchietti.

cielo
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Re: Sul libero arbitrio - riflessioni

Messaggio da cielo » 11/09/2017, 18:37

Fedro ha scritto:
11/09/2017, 18:31
cielo ha scritto:
11/09/2017, 17:37

E' evidente che la scrivente (io) si colloca ancora in ambito duale-devozionale, cercando di abbandonarsi all'Ideale affinché conceda la Grazia e sostenga nel faticoso nuotare nel mare del samsara.
Sai bene che non ho molta dimestichezza della dimensione devozionale, però mi colpì molto, l'ultima volta che lo sentii parlare, di come Premadharma insistesse, qualora la si scegliesse, per una Bakhti assoluta e senza sconti.
Cioè, verissimo che vi fosse quest'abbandono alla Sua Volontà (a prescindere quale volto ciascuno gli desse) ma non vi era il minimo spazio per il "se stessi".
Quindi facendo gli esempi, diceva: la mia felicità è Sua, il mio dolore è Suo, la mia vincita è Sua, i miei pensieri son Suoi , i miei fallimenti son suoi.. ecc.
Ecco che in questa dimensione non vi sarebbe quindi nessuno spazio per l'ahmakara, mi pare di capire, nè giustificazioni di sorta del dove porsi/dover essere.
Si è Sua Volontà, punto.
Dall'altra parte, che a questa dimensione mi pare adiacente, vi sarebbe il fare il morto galla,laddove, più ci si abbandona, più il galleggiamento è leggero e propizio.
Quindi qui, non vedo zattere o legni che siano (per "chi" dovrebbero servire?). Da qui nasceva la mia breve (incomprensibile?) osservazione, che non ha altro valore che scambiare vedute e specchietti.
Condivido le tue riflessioni sulla parabhakti: assoluta e senza sconti.
In questa ormai abbastanza lunga vita ho sperimentato soltanto un attimo di questa pura bhakti: un'accettazione profonda e totale degli eventi.
Credo che quell'attimo che ha come marchiato il mio cuore sia stato il legno a cui la naufraga si è aggrappata.
Si dice che nel kali yuga in cui ognuno è sbattuto dalle alte onde del samsara, e responsabile solo di sè stesso (per quanto si illuda ancora a volte di poter "salvare il mondo") l'unico legno a cui afferrarsi è il Nome, il Pranava, espressione del Non nato.
Queto era anche un po' il senso velato della metafora usata.

Mauro
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Re: Sul libero arbitrio - riflessioni

Messaggio da Mauro » 12/09/2017, 7:28

Fedro ha scritto: Premadharma insistesse, qualora la si scegliesse, per una Bhakti assoluta e senza sconti. Cioè, verissimo che vi fosse quest'abbandono alla Sua Volontà (a prescindere quale volto ciascuno gli desse) ma non vi era il minimo spazio per il "se stessi". Quindi facendo gli esempi, diceva: la mia felicità è Sua, il mio dolore è Suo, la mia vincita è Sua, i miei pensieri son Suoi , i miei fallimenti son suoi.. ecc. Ecco che in questa dimensione non vi sarebbe quindi nessuno spazio per l'ahmakara
Mi interdice il fatto che si trasferisca la "responsabilità" delle azioni dal "mio io" ad un "altro Io" (sebbene "universale").
Che cambia in sostanza?
Che mi sento psicologicamente sollevato per lo scaricabarile?

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