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Imparare il gioco del tennis - dialoghi dIstruzione II

Teoria e dottrina.
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cielo
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Imparare il gioco del tennis - dialoghi dIstruzione II

Messaggio da cielo » 05/05/2017, 12:19

Bodhananda, 28 agosto - 29 settembre 2006. Ml Vedanta - Sai Baba - dialogo dIstruzione II. Inedito


D. Con riferimento alla via metafisica hai detto: “C'è sempre la possibilità che si sia fra quei pochi. Occorre vedere in quanti dei passi descritti in un singolo cammino ci si riconosca. Altrimenti è preferibile fare come i piccioni che volano basso." Cioè? chiedo scusa, non mi è del tutto chiaro questo passo.

R. Chi assiste ad una partita di tennis può essere un tennista, un fan del tennis, né l'uno né l'altro.
Certi libri si possono leggere avendo la medesima posizione coscienziale (o prossima), una posizione lontana, ma allineata, una posizione lontana e non allineata. Se non ci si ritrova con quel libro, è il caso di vedere se forse a noi sia destinato altro.

D. Hai detto che: "Una via piuttosto che un'altra è solitamente una questione di linguaggio e simbolismo, poi dipende dalla propria istanza... ossia la via che si percorre, dove si crede conduca? O meglio, si percorre una via, con quale scopo? Chiarito questo, si verifica se quello scopo rientri realmente nelle possibilità di quella via.
Credo di aver capito: devo prima vedere dove vorrei arrivare io, poi vedere se tale via sia adeguata, e soprattutto, con quale scopo la percorro.
In effetti ultimamente mi sono spesso chiesto che senso ha: tanto, sia superando volontariamente con un cammino il limite umano, sia morendo, l'io lo perderei lo stesso, e con esso il dolore.
Certo, l'anima ritornerebbe, ma non avendo questo io, non me ne renderei conto, no? Quindi sono arrivato a due risposte: o non ha nessun senso, e quindi ne devo trarne le conseguenze, oppure siccome sono qui, un motivo ci dev'essere, e quindi forse ho un qualche dovere, un dharma da realizzare: rinunciare, sarebbe egoistico. Ma non so se questa è una risposta aderente alla realtà.

R. C'è gente che dedica molto del suo tempo a seguire le partite di tennis, alcuni giocano a tennis. Occorre capire se si vuole realmente giocare e quanto si è disposti a faticare per raggiungere un qualche livello.

D. Hai detto che In lista ci sono degli aspiranti anziani che, a domanda ben precisa su un aspetto della propria sadhana, possono rispondere. È più difficile che rispondano a domande teoriche le cui risposte sono sui vari libri Perfetto, ma per "aspetto ben preciso", intendi per esempio: "questa è la mia situazione più o meno: che devo fare ora?" oppure: "Mi si è presentato questo fenomeno/risultato/problema: cos'è/che fare?"

R. Il Ramakrishna Mission organizzerà dei corsi sul Vedanta. Qui al momento considera che qualcuno può rettificarti il rovescio liftato. Ovviamente se già giochi a tennis, già hai il rovescio e hai problemi nel liftarlo. Se chiedi che ti si spieghi come si fa il lift e non sei mai sceso sulla terra rossa...

D. Hai detto che: "la via metafisica è un processo coscienziale cui si accede dopo aver risolto determinate causalità, attraverso un primo processo di adeguamento al molteplice e alle sue leggi (attraverso le tre vie azione-cuore-ragion pura).
Quindi, vediamo se ho capito: prima ci si adegua alle leggi del molteplice, dopo, raggiunto un certo livello, no?

R. Ognuno tira i servizi che il suo braccio può tirare, non quelli che la sua mente vorrebbe tirare.
Ci si ripete: se ritieni, in lista ci sono degli aspiranti che, se opportunamente sollecitati, potranno rispondere ad eventuali tue difficoltà.

D. Mille grazie, attendo ulteriori chiarimenti sul punto, onde evitare magari di postare messaggi non sufficientemente precisi.

R. Figurati... chissà se conosci il tennis.

26 set 2006

D. Prima hai detto: "Chi assiste ad una partita di tennis può essere un tennista, un fan del tennis, né l'uno né l'altro. Certi libri si possono leggere avendo la medesima posizione coscienziale (o prossima), una posizione lontana, ma allineata, una posizione lontana e non allineata. Se non ci si ritrova con quel libro, è il caso di vedere se forse a noi è destinato altro."
Allora, vediamo se ho capito bene: devo prima capire/sapere, se intendo essere un semplice spettatore, uno spettatore 'accanito' o un giocatore, cioè se voglio semplicemente occuparmi di realizzazione, per passatempo come uno spettatore qualunque, per passione come un fan, o con tutto me stesso, come farebbe un giocatore, magari dedicando la vita a, per rimanere in metafora, 'imparare a giocare” fino al punto di divenire un'unica cosa con la racchetta e il gioco stesso.
Beh, in tal caso, senza dubbio, e questa è una risposta che ho ottenuto da me stesso, grazie a certi accadimenti passati, intendo essere un giocatore e non uno spettatore.

R. Diciamo che intendi iniziare ad allenarti per poi un giorno iniziare a giocare...

D. Ecco, si, in effetti così è più corretto.

R. La si mette così solo per cercare di mostrare che, quali che siano le tue reali intenzioni, non necessariamente sarà una passeggiata.

D. Intenzioni che io stesso, in effetti, non conosco veramente. Che non sarà una passeggiata, ne sono, ahimè, consapevole.
Prima, hai detto che: "C'e' gente che dedica molto del suo tempo a seguire le partite di tennis, alcuni giocano a tennis. Occorre capire se si vuole realmente giocare e quanto si è disposti a faticare per raggiungere quale livello."
Credo di essere disposto a dedicarvi la vita. Dico credo, perchè io stesso, 'interrogandomi' sul tema, mi dicevo che sarei pronto a rinunciare a parecchie cose (alcune come tv, giornali etc le ho già eliminate), ma esistono cose di cui mi rendo ahimè conto, di provare attaccamento. Faccio un esempio banale: se per esempio, (è truculento, ma da l'idea) per proseguire nel cammino, fosse necessario tagliarmi una mano, credo che non avrei esitazioni, ma girare per strada per esempio in mutande, ne avrei molte di più, nonostante dal punto di vista più o meno razionale, sia indubbiamente peggio tagliarsi la mano. Questo vuol dire che sono ancora legato a un modello, a un tipo di comportamento da seguire/non seguire...
Diciamo, che avendo in due occasioni, provato quella 'smania’ di trovare, che alcuni paragonano giustamente alla ricerca disperata dell'aria di chi sta annegando, credo che sì, sono disposto ad andare avanti a qualunque costo...

R . Ovviamente ti viene chiesto per prima cosa di metterti in mutande. :-)
Sei disposto a lasciare che altri abbiano accesso ai tuoi dialoghi?
Non dare per scontato che questa istanza sia reale... potremmo dire che il vero cammino è il percorso che serve per capire cosa realmente si cerchi... a qualcuno è capitato (nulla di male) di scoprire che il loro scopo non era la realizzazione quando un miglior metodo per vivere la vita.

D. Hai detto: “Il Ramakrishna Mission organizzerà dei corsi sul Vedanta. Qui al momento considera che qualcuno può rettificarti il rovescio liftato. Ovviamente se già giochi a tennis, già hai il rovescio e hai problemi nel liftarlo. Se chiedi che ti si spieghi come si fa il lift e non sei mai sceso sulla terra rossa... "
E qui mi trovo in alto mare, un po’ per ignoranza totale del tennis, di cui non conosco nulla, sia perchè non ho capito a cosa corrispondono i singoli simboli: al rovescio liftato, corrisponde cosa? La conoscenza della dottrina? o una conoscenza pratica? Nel primo caso, la dottrina, almeno quella ermetica, in parte l'ho studiata, quella advaita, ho letto un libro di Raphael, e sto per iniziare il Vivekacudamani, oltre a vari testi sacri, quanto a realizzazioni, poche (però, almeno una volta, involontariamente, a detta di un allievo di quella persona che mi ha fatto da guida, sfiorai probabilmente lo stato del silenzio, ma durò poco, non so se può essere utile) avendo seguito fino a non molto tempo fa, la via sperimentale, che come saprà, è una via discontinua con esperienze soprattutto provocate dall'esterno.

R. Pratica... per quanti libri di tennis hai letto, se non sai tirare di rovescio, non sai tirare di rovescio.

D. Ok, di pratica diciamo poco, se ci riferiamo a esercizi etc, se ci riferiamo a pratiche come l'essere cosciente di quando si è arrabbiati, impauriti, agitati, e dello scoprirne almeno in parte le cause, e dell'osservare i propri pensieri, un po' di più
Beh, finora, a farmi rendere conto, di quanto sia schiavo di certi attaccamenti, e di come non sia io ad arrabbiarmi/agitarmi/felicitarmi/etc ma siano tali stati, a come dire, manovrarmi, controllarmi e, di conseguenza, a liberarmi di molte reazioni istintive.

R. Non parliamo di realizzazioni, quelle lasciamole nell'intimità, o meglio esse serviranno ad altri quando ne avranno necessità. Il discorso é legato alla pratica con sè stessi... quale essa sia, essa sin dove ha condotto la tua autoconoscenza?
E questo lo imparerai col tempo (un istante come dieci anni)...
Ci sono alcune premesse non esaustive da fare.
1) Quali che siano le tue istanze, se farai seriamente questo cammino, non potrai piu' tornare indietro... non si può esimere dalla propria consapevolezza.
2) I risultati non saranno quelli che credevi.
3) Forse non e' la realizzazione che cerchi, quanto lo strumento per auto gestirti (dharma, karma, jnana...), va bene pure.
4) Ci sara' sempre una premessa che non avevi considerato.

D. Dove dici che ognuno tira i servizi che il suo braccio può tirare, non quelli che la sua mente vorrebbe tirare, intendi, sempre se non ho capito male, gradualità?

R. Non è necessario. Ciò che conta è che in un bicchiere non puoi mettere più acqua di quella che contiene, e spesso il modificarlo per contenerne di più è molto più dispendioso che usarlo più volte.
Tu sei lo strumento che devi imparare ad usare, tu sei quanto ti è dato conoscere. Sta a te mostrare quanto vai conoscendo, se ritieni, e iniziare ad amarlo, senza riserve.

Ora, fatte le dovute premesse, iniziamo a porgere la testimonianza.
Ti si tralascia al momento sia la metafisica del Reale che la fenomenologia del non reale, in quanto avrai avuto modo di accedere a diversi libri dove è schematizzata la testimonianza di quei Conoscitori che ne hanno lasciato traccia.
Altra premessa, considera che solitamente non è data la contraddizione fra i Conoscitori del Reale, pertanto dove vedi contraddizione è perchè parlano di due aspetti differenti o proprio non è argomento che ti compete.

Il primo passo da compiere, come aspirante che si vuole allenare per iniziare un domani a giocare a tennis, è conoscere il vestito che si indossa, il campo, la racchetta e le palle per determinare di quale attrezzatura si è dotati e, quindi, vedere in quale classe occorre andare ad allenarsi.
Iniziamo dal primo passo: il vestito. Ossia il tuo corpo fisico, emotivo, mentale (posizione dei guna).
Poi dovrai esaminare l'ecosistema (il campo o asrama), i tuoi strumenti, ossia le tue capacità (racchetta o posizione coscienziale o varna), quindi dovrai studiare il karma ossia l'azione per vedere come, considerati tutti i punti precedenti, questi vadano applicati: yoga nelle sue modalità (azione perfettibile o karma vada, abbandono o bhakti vada, ragion pura o jnana vada, metafisica o asparsa vada).
Come vedi è un programma abbastanza lungo. Lo potremmo chiamare Corso di Tennis Pratico o, se credi, Vedanta Pratico. Considera che sarai spesso, se non sempre, in mutande davanti a tutti...
un sorriso

D. Se possibile, vorrei sapere da quali testi conviene che inizi (ho letto già la triplice via del fuoco e oltre l'illusione dell'io di Raphael), cioè, probabilmente servono più o meno tutti i testi di Raphael e Shankara, ma magari la scelta di quali studiare per primi, e in che ordine, non è indifferente.

R. In ordine:
La filosofia dell'essere
Alle fonti della vita
Di la' dal dubbio
Essenza e scopo dello Yoga
Tat Tvam Asi

Poi a seguire gli altri

D. Hai detto: "Altra premessa, considera che solitamente non è data la contraddizione fra i Conoscitori del Reale, pertanto dove vedi contraddizione è perchè o parlano di due aspetti differenti o proprio non e' argomento che ti compete.". Mi rendo conto che certe cose non sono ancora in grado di afferrarle, quindi, se vedo quella che sembra una contraddizione:
a)ignoro l'argomento
b) oppure, altro?

R. Ignori la contraddizione. Registri la doppia possibilità come due momenti di due visioni entrambe con una loro oggettività verace.

D. Hai detto che il primo passo da compiere come aspirante che si vuole allenare per iniziare un domani a giocare a tennis è conoscere il vestito che si indossa, il campo, la racchetta e le palle per determinare di quale attrezzatura si è dotati e quindi vedere in quale classe occorre andare ad allenarsi. Iniziamo dal primo passo: il vestito. Ossia il tuo corpo fisico, emotivo, mentale (posizione dei guna).
Qui sono già in alto mare: cioè, non ho capito in che senso conoscere il mio corpo fisico. Nel senso di capire quali cose può fare e quali è inadatto a fare?

R. Come e perché fa. Sai e sei in grado sempre di sapere come e perché ogni parte dei tuoi corpi (fisico, emotivo, mente) agisce e reagisce? Inizia a testimoniare alle azioni dei tuoi veicoli.

D. Poi dici: "Poi dovrai esaminare l'ecosistema (il campo o asrama), i tuoi strumenti, ossia le tue capacità (racchetta o posizione coscienziale o varna)". Ecco, il varna. Immagino, dal contesto, che più che la professione attuale/futura, intendi se la mia coscienza è più portata verso la contemplazione dei brahmani, l'azione degli kshatrya etc? Me lo sono chiesto più volte autonomamente, però dopo un po' scartavo tale questione, prendendola come frutto dei tentativi dell'io di darsi importanza. Il fatto è: come faccio a capirlo? E come faccio a essere certo che la risposta che verrà, per esempio brahmana o kshatrya, non sia dovuta a orgoglio, superbia e simili, 'infiltratisi' durante l'analisi?

R. Dall'osservazione dei veicoli comprenderai la "casta" (che può anche variare nel corso della vita), non c'é preminenza dell'una rispetto all'altra. È disastroso ritenerne una superiore all'altra.

D. Infine dici: "quindi dovrai studiare il karma ossia l'azione per vedere come, considerati tutti i punti precedenti, questi vadano applicati: yoga nelle sue modalità (azione perfettibile o karma vada, abbandono o bhakti vada, ragion pura o jnana vada, metafisica o asparsa vada).-
Cioè, in pratica, capire quale via applicare di volta in volta (cioè, in un caso la bhakti, per esempio, in un altro il karma vada)? O sceglierne una o più e mantenerle?

R. Sì. E no. Sono sfumature della stessa e unica via. La via del diamante. Adesso non ti resta che iniziare la pratica. Ti farai risentire se e quando sorgeranno delle difficoltà nella pratica. Coltiva anche l'unidirezionalità. Cosa questa sia però dovrai trovarlo da solo.


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