Il gruppo che cura Vedanta.it inizia ad incontrarsi sul web a metà degli anni 90. Dopo aver dialogato su mailing list e forum per vent'anni, ha optato per questo forum semplificato e indirizzato alla visione di Shankara.
Si raccomanda di tenere il forum libero da conflittualità e oscurità di ogni genere.
Grazie

Bodhananda - riflessi

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Bodhananda - riflessi

Messaggio da cielo » 10/02/2017, 10:56

D. Credo di aver bisogno che mi lanci una corda. Sto come precipitando e non riesco a fermarmi.
Non riesco a far sorgere un lieve sorriso interiore. Ristagno.
Miseramente. Eppure proseguo con la sadhana, ma l'io che soffoca e rantola non mi dà pace.

R. Nessuna corda.

Continua a precipitare, osserva l'annaspare, il rantolare, il soffocare.

Ma precipiti o ristagni?

Mentre osservi il precipitare e il ristagno, senza contrapporti ad essi, indaga sull'origine di entrambi.

Poi vedi in quei momenti se è mancata bhakti o vidya.

un abbraccio

(dialogo privato, maggio 2013)


Dopo anni mi accorgo che continuo a precipitare, o a ristagnare?
E ora rileggere quelle parole di Bodhananda nella loro immediatezza e attualità mi fa capire che l'istruzione è a prescindere dal tempo in cui è stata data. Resta viva,
Vorrei evitare qui sul forum, di arredare solo “le stanze tempio”, gli altarini del “vero verbo e parola”, anche se è modalità tipica degli orfanelli aspiranti discepoli di "qualcosa o qualcuno" ricordare quello che aveva detto il caro papà - riferimento.

Alla fine della fiera c'è la Grande Vita ad insegnare a tutti, perché mai dovrei mettermi prima di Lei e attaccare dei ventilatori per diffondere il profumo della Rosa che non profuma per nessuno, semplicemente è quello che è, e sempre è stata?
Siamo noi, “nasi odoranti” a fare la differenza, perché una rosa resta quello che è, prima, durante e dopo.
Non è la rosa a voler profumare, è chi la odora e ne sente il profumo a renderla rosa profumante, come si usa dire: "il maestro lo fa il discepolo".
Non era lui ad essere qui per noi, eravamo noi ad essere qui per lui, in quanto aspiranti.

Come naso odorante mi viene da pensare di poter fare la differenza aprendomi e non restando a pettinare le bambole, rimirandole con tutti i loro vestitini.
Ma ogni desiderio nasce nella mente che è come acqua che si scioglie dalla neve e cerca spazio all'esterno per incanalarsi, è sempre e solo mente che non riesce a ripiegarsi su sé stessa smettendo di cercare fuori da sè oggetti da conoscere e fare propri. Una mente non è certo il profumo della Rosa.
La mente carica un ruolo ed una figura, immagine, forma, su qualcosa che non ha figura, immagine e forma.

Dico a me stessa che l'unico modo che ho di incanalarmi e "precipitare" in consapevolezza, è ritrovare la via del mio cuore, quella dentro di me, che è poi la stessa indicata dalle testimonianze della tradizione metafisica universale unica: essere sé stessi, autenticamente sé stessi, trovarsi ed essere ciò si è. Ora.
Non fuori di me, ma dentro di me.

Leggendo certe parole senza tempo, si inspira il profumo della rosa e si ha la sensazione di aver trovato una moneta d'oro, che era già mia, ma si era persa nella tasca e allora sorge il desiderio di metterla in circolo nel mercato perché dia frutti, “renda” non solo a sé, ma anche ad altri.

Però qualcuno potrebbe dire che l'unica cosa di valore che si può mettere in circolo è sé stessi, non c'è altro e anche se le parole di certi esseri sono “valore aggiunto” in fondo lo sono solo per chi le ha comprese e capite, altrimenti sono parole come ce ne sono a migliaia da migliaia di anni.
Quando si sta precipitando bisogna vedere se in quei momenti è mancata bhakti (devozione) o vidya (conoscenza della Realtà).
Sulla vidya non mi sento granché preparata, se non sulla consapevolezza che il fine è dissolvere l'ego tramite l'Amore, estinguerlo completamente, così che non ci sia più nulla da dissolvere.
Invece sulla bhakti conosco per esperienza il rischio di trattarla come una vernice da applicare, strato su strato all'infinito, mantenendo il senso della separazione tra soggetto e oggetto, io e Tu, perché piace e da conforto.
Viene detto invece che la bhakti è come un acido, nel quale l'ego si dissolve, dunque è un processo che non può durare all'infinito, perché, per tornare nel suo luogo di nascita, come diceva Ramana, l'ego si dovrebbe assottigliare sempre più, finché non ci sarà più alcun ego, ma rimarrà solo la bhakti a pervadere tutto nella sua nicchia naturale: il Cuore.

shanti

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Mauro
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Re: Bodhananda - riflessi

Messaggio da Mauro » 10/02/2017, 16:53

"Precipitare o ristagnare"?
Magari si precipitasse.
Almeno ci sarebbe un movimento.
Il ristagno è molto molto peggio.
Ed è quello che vivo da che ne ho ricordo.
Per quello getto sassi nello stagno.
Per smuovere le acque, per vedere il movimento.
Ma non faccio altro che aumentare la torbidità.
Meglio, molto meglio togliere il tappo in fondo alla vasca, e venire risucchiato nel gorgo.

Questo può essere fatto solo nel cuore.
È nel cuore che vi è l'Abisso.
Lo aveva sperimentato Eckhart, salvandosi.
Lo aveva visto Madre Teresa, ritraendosi.
Il fatto è che l'abisso fa paura.
Madre Teresa ne aveva tale terrore da farle dubitare della stessa esistenza di Dio.
L'abisso fa paura anche a me.
Per quello rimango nel mio stagno putrido a crogiolarmi della puzza.
Ma il tappo non lo tolgo.

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Re: Bodhananda - riflessi

Messaggio da cielo » 10/02/2017, 18:30

Mauro ha scritto:
10/02/2017, 16:53
"Precipitare o ristagnare"?
Magari si precipitasse.
Almeno ci sarebbe un movimento.
Il ristagno è molto molto peggio.
Ed è quello che vivo da che ne ho ricordo.
Per quello getto sassi nello stagno.
Per smuovere le acque, per vedere il movimento.
Ma non faccio altro che aumentare la torbidità.
Meglio, molto meglio togliere il tappo in fondo alla vasca, e venire risucchiato nel gorgo.

Questo può essere fatto solo nel cuore.
È nel cuore che vi è l'Abisso.
Lo aveva sperimentato Eckhart, salvandosi.
Lo aveva visto Madre Teresa, ritraendosi.
Il fatto è che l'abisso fa paura.
Madre Teresa ne aveva tale terrore da farle dubitare della stessa esistenza di Dio.
L'abisso fa paura anche a me.
Per quello rimango nel mio stagno putrido a crogiolarmi della puzza.
Ma il tappo non lo tolgo.

A trovarlo il tappo in fondo alla vasca.
L'indicazione è quella di osservare il precipitare e il ristagno, senza contrapporsi ad essi, indagando sull'origine di entrambi.
Hai indagato?
Sul precipitare, potrei descriverlo come uno stato in cui si perdono pezzi progressivamente, come scollandosi da cose e persone a cui prima si aderiva.
Sorge, mi è parso, dalle aspettative infrante, come una sorta di darsela interiormente a gambe levate, ma senza una direzione precisa. Una caduta che non finisce mai, e contemporaneamente un distacco che guarda dalla rupe il corpo-io che precipita. Tra le nuvole.


Poi vedi in quei momenti se è mancata bhakti o vidya.

direi entrambe: non mi affido nel profondo alle "parole delle śastra e del guru" perchè c'è una mente che opera e discute tra sè e sè, generando dubbi e domande a cui non bastano mai risposte e sono ancora troppo risucchiata dal "mio e io", considero ciò che accade in questa apparenza come reale, mentre non lo è.

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Re: Bodhananda - riflessi

Messaggio da Mauro » 10/02/2017, 20:38

Se ho indagato...
Quando arrivo all'orlo dell'abisso mi ritraggo perchè ho paura.
Cosa c'è?
Tu lo sai?

Mauro
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Re: Bodhananda - riflessi

Messaggio da Mauro » 11/02/2017, 10:43

Mauro ha scritto:
10/02/2017, 20:38
Se ho indagato...
Quando arrivo all'orlo dell'abisso mi ritraggo perchè ho paura.
Cosa c'è?
Tu lo sai?
Mi piacerebbe conoscere la risposta anche dagli altri utenti che leggono questo thread.

cielo
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Re: Bodhananda - riflessi

Messaggio da cielo » 11/02/2017, 11:13

Mauro ha scritto:
10/02/2017, 20:38
Se ho indagato...
Quando arrivo all'orlo dell'abisso mi ritraggo perchè ho paura.
Cosa c'è?
Tu lo sai?

anche questa tua è una domanda da un milione di dollari...! :)

Cosa c'è? Come sapere qualcosa che non si è sperimentato?
Il Brahman non è un oggetto della percezione, non è pensabile, descrivibile, concettualizzabile. E' ciò da cui le parole recedono.
Si può solo opinare, basandosi "sulla testimonianza delle śastra (le scritture "sacre", ispirate direttamente dal Supremo) e sulle parole del "guru", di tutti coloro che, pur pervenuti alla fusione ultima in Quello, dunque non necessitanti di tornare per "spurgare" le vasana residue (le tendenze che "fomentano" l'incarnazione di vita in vita) , si sono manifestati come esseri umani per indicare la strada ai cercatori, per mostrare i passi e le insidie del percorso.

Si ha paura di perdere la propria individualità, la propria mente creativa che divora il mondo per trasformarlo ottemperando (o credendo di farlo) al karma - dharma e ai desideri.
Forse ci si dovrebbe affidare maggiormente alla bhakti verso il saguṇa brahman (il Brahman con attributi, l'ultimo seme della meditazione: il Divino) che porta avanti la commedia a cui partecipiamo come individui inconsapevoli e speranzosi di "ottenere" qualcosa che è già nostro, naturale, l'Essere (quello che non è mai nato e mai morirà), la Realtà i cui "attributi" ultimi possono essere sintetizzati nel sat-cit- ananda: consapevolezza di essere e conoscere nella beatitudine dell'Immortale.
Saltando nell'abisso si perderebbe il "piacere" dell'immersione nell'effimero, nel transitorio, nonché la piena identificazione in questo, che non è Quello (neti neti).

La mente non vuole finire la sua farsa, teme di non poterla continuare per sempre. Pur intuendo il "per sempre", teme di perdere il piacere di esistere, di conoscere, di sperimentare come centro autonomo di percezione.
E' un soggetto che vive solo se ha degli oggetti di cui appropriarsi. E questo mondo, nonostante tutto, è bellissimo, ci sono un sacco di stanze di giochi: la natura, le persone, gli occhi in cui immergersi, il cielo sempre bello anche quando è pieno di nuvole tempestose, sempre che uno riesca a sollevare gli occhi dalla ruota del samsara (il divenire) che ruota inarrestabile.

Non siamo abbastanza stanche dei giochi della mente e, dunque , non desideriamo veramente sbarazzarci della maya, dell'illusione di essere ciò che non siamo, in realtà: autonome esistenze separate.
Essere quell'Uno sarà appagante? Si chiede la mente limitata che vive solo dell'apparenza di una breve vita sulla terra e teme la morte del corpo che le sta facendo da carro.

Prigionieri di un mondo che sappiamo descrivere e percepire solo attraverso i suoi contrari come potremmo pensare l'impensabile, ossia il nirguṇa brahman, senza attributi?
Siamo costruiti di attributi e costruiamo il mondo così, attribuendo agli oggetti il potenziale di darci o toglierci la felicità di essere.

L'invito di Bodhananda ad attenzionare la mancanza di bhakti quando si viene travolti da certi stati di coscienza particolarmente devastanti e terrificanti per la mente che si aggrappa alle proprie certezze, e che genera quella mancanza e sofferenza interiore che definiamo come precipitare, ristagnare, essere in un loop, girare in un frullatore...andrebbe considerato comprendendo veramente che cos'è la bhakti.

Le śastra dicono che la bhakti è ciò che, per mezzo dell'amore, dissolve l'io dalla base e lo unifica con la Sorgente, ma la destinazione, essendo nirguṇa, non lascerà alcun margine per una mente che desidera e aspira ancora a sperimentare il mondo, i suoi infiniti arcobaleni di potenzialità essenziali e uniche, per ognuno: quelle non altre. Così è per me, ma per te è certo qualcos'altro.
Saltare nell'abisso è la fusione nella Coscienza infinita non frammentata che trascende tutte le qualità. Il tormento nasce dalla paura di perdere definitivamente una coscienza separata circoscritta da definizioni, viene detto che la radice primaria dell'esistenza separata del jīva è questa idea di individualità che avvolge l'Io. Questa percezione distorta, questo attaccamento all'io, dovrebbe essere dissolta nella conoscenza dell'Infinito.
Una Coscienza infinita che possiamo, per farci coraggio, pensare come un'entità vivente la cui "felicità" è imparagonabile a quegli sprazzi di pace e pienezza che noi, poveri erranti, di tanto in tanto intuiamo e sperimentiamo, nel nostro microcosmico essere.
Perdendo di vista questo fine di dissolvimento dell'Io ecco che è venuta a mancare la vidya.

latriplice
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Re: Bodhananda - riflessi

Messaggio da latriplice » 11/02/2017, 12:16

Cielo ha scritto:

Cosa c'è? Come sapere qualcosa che non si è sperimentato?

Gli occhi non possono vedere se stessi ma il fatto che io vedo sono una prova inconfutabile della loro presenza. Allo stesso modo, non posso vedere me stesso in quanto consapevolezza-brahman, ma il fatto che io percepisca oggetti è una prova inconfutabile della sua presenza che io sono. Pertanto si sta sperimentando il Brahman 24/7 come dicono gli inglesi soltanto che lo si ignora e questa ignoranza ha fatto la differenza.

Il Brahman è in piena evidenza per la ragione discriminante.

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Re: Bodhananda - riflessi

Messaggio da Fedro » 11/02/2017, 14:02

latriplice ha scritto:
11/02/2017, 12:16
Cielo ha scritto:

Cosa c'è? Come sapere qualcosa che non si è sperimentato?

Gli occhi non possono vedere se stessi ma il fatto che io vedo sono una prova inconfutabile della loro presenza. Allo stesso modo, non posso vedere me stesso in quanto consapevolezza-brahman, ma il fatto che io percepisca oggetti è una prova inconfutabile della sua presenza che io sono. Pertanto si sta sperimentando il Brahman 24/7 come dicono gli inglesi soltanto che lo si ignora e questa ignoranza ha fatto la differenza.

Il Brahman è in piena evidenza per la ragione discriminante.
La discriminazione però, non procede tramite la logica dell'inferenza, ma della constatazione esperienziale, tant'è che si parla sempre di conoscenza diretta

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Re: Bodhananda - riflessi

Messaggio da Mauro » 11/02/2017, 15:11

No, vabbè, qui torniamo a concettualizzare parlando di cose che non conosciamo.

Mi ripeto e chiarisco quanto ho già scritto sopra, forse non sono stato ben compreso: entrando dentro di me e guardando nel mio cuore (o meglio, al centro del petto, dove sento concentrate le mie emozioni), io trovo un vuoto.
Che non è assenza di pieno.
È un burrone, verso un abisso senza fondo.
Terrorizzato, mi ritraggo.

La mia domanda era: avete sperimentato lo stesso anche voi?
Se si, cosa avete fatto, vi siete lasciati andare in questo abisso o vi siete ritratti anche voi?

Cielo, latriplice: se siete così sicuri che questo abisso non è altro che il """"brahman"""", immagino non avrete perso tempo a gettarvici, giusto?

Tu in particolare, latriplice, che ostenti sempre tanta sicurezza nel tuo dire, lo hai "trovato" il """"brahman""" in questo burrone?

Lo chiedo perchè- ripeto- Madre Teresa di Calcutta non ebbe il coraggio di gettarsi in questo burrone, non vedendovi (come avrebbe potuto?) Dio.
Ed era Madre Teresa, non una squinzia qualsiasi.

E vorrei sapere cosa ne pensa anche Fedro, e se ha vissuto anche lui questa esperienza.

anam

Re: Bodhananda - riflessi

Messaggio da anam » 11/02/2017, 15:47

Mauro ha scritto:
11/02/2017, 15:11
No, vabbè, qui torniamo a concettualizzare parlando di cose che non conosciamo.

Mi ripeto e chiarisco quanto ho già scritto sopra, forse non sono stato ben compreso: entrando dentro di me e guardando nel mio cuore (o meglio, al centro del petto, dove sento concentrate le mie emozioni), io trovo un vuoto.
Che non è assenza di pieno.
È un burrone, verso un abisso senza fondo.
Terrorizzato, mi ritraggo.

La mia domanda era: avete sperimentato lo stesso anche voi?
Se si, cosa avete fatto, vi siete lasciati andare in questo abisso o vi siete ritratti anche voi?

Si, ho sperimentato la paura di fronte all'abisso e mi sono ritratta.
È stato scritto che anche i più perfetti yogi sperimentano la paura, peraltro - é scritto - senza motivo.
Quindi perchè non io che sono una qualunque?
Una bambola di sale non teme forse di sciogliersi nel mare?

Il calore della devozione aiuta, ma ancora il fuoco non é sufficientemente ardente.
A un certo punto - dicono - non é più una questione di volontà.

Cielo, latriplice: se siete così sicuri che questo abisso non è altro che il """"brahman"""", immagino non avrete perso tempo a gettarvici, giusto?

Tu in particolare, latriplice, che ostenti sempre tanta sicurezza nel tuo dire, lo hai "trovato" il """"brahman""" in questo burrone?

Lo chiedo perchè- ripeto- Madre Teresa di Calcutta non ebbe il coraggio di gettarsi in questo burrone, non vedendovi (come avrebbe potuto?) Dio.
Ed era Madre Teresa, non una squinzia qualsiasi.

Vero.
Il silenzio di Dio ha costituito un ostacolo per molti.

P.s. Hai visto Silence?

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Re: Bodhananda - riflessi

Messaggio da Mauro » 11/02/2017, 16:33

Però il "silenzio di Dio" presuppone un "Dio".
Ora, dell'abisso di cui sopra, nulla possiamo dire se non ci gettiamo.
Alcuni ci hanno visto "Dio", altri, secondo me più correttamente, lo hanno chiamato il "Dio senza nome", il "Deus Absconditus".
In tal caso è ovvio che non risponda: se vuoi che il Dio risponda e non stia in silenzio, è evidente che lo stai cercando nel posto sbagliato.
Ma queste sono fantasie.
L'unica cosa certa è l'Abisso, e l'Abisso non parla.

Non ho visto il film di Scorsese. Fino all'ultimo sono rimasto indeciso se vederlo o no, poi ci ho rinunciato. Non volevo vedere scene di violenza.
E comunque quel silenzio è lo stesso di Madre Teresa, alla quale avevano insegnato che Dio è in ogni luogo e lei era rimasta sconcertata quando non lo aveva trovato dentro di sé.
Certe sovrastrutture sono molto pericolose: si imputa a Dio un "silenzio", quando ciò è dovuto al fatto che "quel" Dio che ci si aspetta, non esiste proprio.

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Re: Bodhananda - riflessi

Messaggio da Fedro » 11/02/2017, 16:36

Mauro ha scritto:
11/02/2017, 15:11



E vorrei sapere cosa ne pensa anche Fedro, e se ha vissuto anche lui questa esperienza.

Tu lo sai, mauro, quanto sia stato più amaro per tutti questo boccone di vita.
Da altro punto di vista: una vera voragine che invita ad essere attraversata, una nuova opportunità per sprofondarci.
In questi frangenti però, mi sono ritrovato spesso seduto in anfratti a contemplare il paesaggio spalancato ai miei occhi, giusto per mitigare questo nuovo squarcio dentro il cuore.
No, non è più un ritrarsi da questo continuo sprofondare, piuttosto direi, un attimo per riprendere respiro, per ridare al corpo nuova tempra e gusto per la vita.
Perchè il rischio può essere proprio il perderlo quel gusto in questi casi, e quindi, il lasciarsi trafiggere da nuovi raggi di sole, (liberamente attratti e ricevuti) ecco che diviene salutare.
Tutto questo per dire che, ogni momento è un opportunità, e dipende da come la sfruttiamo.
Adesso ho ripreso fiato, torno a scendere; anche l'io ha avuto la sua illusione di resistere, quanto basta per sentirsi quel minimo vivo; ma è un illusione, un baluginare di luci colorate e frastagliate che cambiano sempre...
ma che ci azzeccano queste con ciò che sono?
Ecco, questa tipica domanda che sorge in tali frangenti, mi fa come sorridere, riportandomi fuori da ogni certezza presunta (dal piccolo io presunto), ridandomi la direzione del viaggio: difficile stabilire se sia una discesa o una salita.
Forse dipenderà, come sempre da dove lo guardiamo e con quali occhi.

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Re: Bodhananda - riflessi

Messaggio da Mauro » 11/02/2017, 16:45

Fedro, io non penso di essere quello che sono perchè mi hanno detto quello che sono. Sono quello che sono per quello che vivo e testimonio.
Non vedo come questo vortice senza fondo nel mio cuore sia diverso da ciò che sono.
Se questo poi è per te il brahman, buon per te! Non vuoto ma purna-pienezza. Quindi cosa aspetti a gettarti invece di contemplare il paesaggio intorno?
Se io fossi sicuro che quel buco nero è il brahman, non perderei un attimo.

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Re: Bodhananda - riflessi

Messaggio da Fedro » 11/02/2017, 16:55

Mauro ha scritto:
11/02/2017, 16:45
Fedro, io non penso di essere quello che sono perchè mi hanno detto quello che sono. Sono quello che sono per quello che vivo e testimonio.
Non vedo come questo vortice senza fondo nel mio cuore sia diverso da ciò che sono.
Se questo poi è per te il brahman, buon per te! Non vuoto ma purna-pienezza. Quindi cosa aspetti a gettarti invece di contemplare il paesaggio intorno?
Se io fossi sicuro che quel buco nero è il brahman, non perderei un attimo.
Ho semplicemente affermato che so quello che non sono, ma come potrei mai sapere ciò che sono:
può forse un riflesso testimoniare tutto il sole?
Ho detto che mi prendo delle pause per illudere l'io-corpo che ha bisogno di prendere respiro, l'illusione che tiene in piedi questo simulacro che parla scherza ride e piange.
Non ho dubbi sullo sprofondare quindi, per quanto mi ritragga sapendo che laggiù si brucia anche l'ultimo bagliore che si crede un piccolo sole a sè.
Come vedi, c'è come una contraddizione...e quella certezza è come l'attrazione della luce per la falena, ma la falena non deve sapere che toccandola, morirà

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Re: Bodhananda - riflessi

Messaggio da cielo » 11/02/2017, 17:41

Mauro ha scritto:
11/02/2017, 15:11
No, vabbè, qui torniamo a concettualizzare parlando di cose che non conosciamo.

Mi ripeto e chiarisco quanto ho già scritto sopra, forse non sono stato ben compreso: entrando dentro di me e guardando nel mio cuore (o meglio, al centro del petto, dove sento concentrate le mie emozioni), io trovo un vuoto.
Che non è assenza di pieno.
È un burrone, verso un abisso senza fondo.
Terrorizzato, mi ritraggo.

La mia domanda era: avete sperimentato lo stesso anche voi?
Se si, cosa avete fatto, vi siete lasciati andare in questo abisso o vi siete ritratti anche voi?

Cielo, latriplice: se siete così sicuri che questo abisso non è altro che il """"brahman"""", immagino non avrete perso tempo a gettarvici, giusto?

Tu in particolare, latriplice, che ostenti sempre tanta sicurezza nel tuo dire, lo hai "trovato" il """"brahman""" in questo burrone?

Lo chiedo perchè- ripeto- Madre Teresa di Calcutta non ebbe il coraggio di gettarsi in questo burrone, non vedendovi (come avrebbe potuto?) Dio.
Ed era Madre Teresa, non una squinzia qualsiasi.

E vorrei sapere cosa ne pensa anche Fedro, e se ha vissuto anche lui questa esperienza.

Ora ho capito meglio che cosa intendevi, la mia esperienza è diversa dalla tua in quanto sono cascata almeno un paio di volte nell'abisso e pare di esserne uscita, forse.
Ma resta quel senso di precipitare, senza pelle, senza confini, con una percezione completamente alterata oppure congelata.
Uno sguardo abbacinato nel buio. Eppure la Luce torna sempre a risplendere, a volte ci vuole un po'.

E' difficile descrivere certe esperienze che alcuni definiscono di "vetta", ossia momenti in cui si sperimenta uno stato che potremmo definire (ma le parole limitano) di completa dissolvenza dell'io, viene a mancare una percezione localizzata, che porta al "centro", al cuore una elaborazione precisa, quella che mi ero pensata. Tutto è nuovo e scintillante, oppure immoto, completamente concentrato in un punto, raccolto..
Come dire, i fotogrammi dei pensieri che sorgono e svaniscono velocissimi per fare il "film che sto pensando" cessano e la percezione si apre come un ventaglio, non sei più "tu" che percepisci, ma sei dentro il film stesso che scorre e puoi spostarti dentro il film, senza limiti. Ma non sei un attore, sei il film che sta scorrendo. Mai illudersi di essere il regista però, se no si ricasca nel personaggio che crede di agire e sognarsi il suo film preferito, elaborando la memoria.

Non hai per quegli attimi "eterni" la percezione di un centro, di un qualcosa di "tuo".
Eppure esisti in quel fantasmagorico scorrere di vita in divenire.
Fa paura, indubbiamente, difatti ci si sforza, di riprendere il "controllo".
O si muore o si torna, nel corpo, nella mente, si ricomincia a pensare, a concentrarsi sul corpo vivente, a sentirne il respiro.
La stessa caduta nell'abisso accade a volte in sogno e fa ancora più paura, perchè si teme di non riuscire a rientrare nel corpo e quel "qualcosa" che testimonia di esistere fuori dal corpo è sconcertante e un po' terrifico.
Non sai "chi" sei, "cosa" fai, eppure esisti, ci sei.
Faccenda complicata l'abisso.
Inutile chiedere che qualcuno da sopra lanci una corda.
Eppure,lo diceva anche Ramana, senza la Grazia, non si torna a quell'Essere, la pura essenza, il granello di sale che contribuisce a dare la salinità all'oceano dell'esistenza.

Mauro
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Re: Bodhananda - riflessi

Messaggio da Mauro » 11/02/2017, 17:49

Non ti capisco, Fedro: e fino a quando continuerai a rispondermi con frasi che parlano di cose delle quali hai solo sentito dire (ad esempio "il riflesso che non può testimoniare il sole", o "l'io-corpo come simulacro/ illusione"), invece che parlare di te, non ti capirò.

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Re: Bodhananda - riflessi

Messaggio da cielo » 11/02/2017, 17:54

Fedro ha scritto:
11/02/2017, 16:36
Mauro ha scritto:
11/02/2017, 15:11



E vorrei sapere cosa ne pensa anche Fedro, e se ha vissuto anche lui questa esperienza.

Tu lo sai, mauro, quanto sia stato più amaro per tutti questo boccone di vita.
Da altro punto di vista: una vera voragine che invita ad essere attraversata, una nuova opportunità per sprofondarci.
In questi frangenti però, mi sono ritrovato spesso seduto in anfratti a contemplare il paesaggio spalancato ai miei occhi, giusto per mitigare questo nuovo squarcio dentro il cuore.
No, non è più un ritrarsi da questo continuo sprofondare, piuttosto direi, un attimo per riprendere respiro, per ridare al corpo nuova tempra e gusto per la vita.
Perchè il rischio può essere proprio il perderlo quel gusto in questi casi, e quindi, il lasciarsi trafiggere da nuovi raggi di sole, (liberamente attratti e ricevuti) ecco che diviene salutare.
Tutto questo per dire che, ogni momento è un opportunità, e dipende da come la sfruttiamo.
Adesso ho ripreso fiato, torno a scendere; anche l'io ha avuto la sua illusione di resistere, quanto basta per sentirsi quel minimo vivo; ma è un illusione, un baluginare di luci colorate e frastagliate che cambiano sempre...
ma che ci azzeccano queste con ciò che sono?
Ecco, questa tipica domanda che sorge in tali frangenti, mi fa come sorridere, riportandomi fuori da ogni certezza presunta (dal piccolo io presunto), ridandomi la direzione del viaggio: difficile stabilire se sia una discesa o una salita.
Forse dipenderà, come sempre da dove lo guardiamo e con quali occhi.

Quando non si ha più nulla da perdere, ci si siede, in pace e si ringrazia la Vita. Anche da nudi, ustionati o scorticati. Pazienza, a volte capita che ci si senta accettati solo indossando ammennicoli e ornamenti particolari. Ma che c'azzeccano con ciò che si è? Che ognuno di noi è nell'essenza? Assolutamente uguale all'altro, identico nell'essenza. Le barriere sono solo immaginarie, nell'amore incondizionato non ce ne sono. Io però non ne sono capace, me ne allontano ogni volta che casco nella lamentazione, mi orno di lacrime e dolore, sofferenza, mancanza e malattia, o peggio morte.
Eccessivo distacco non fa bene, a bilanciare l'immersione nel total black.
Condivido dal profondo del cuore le sensazione che hai descritto: il perdere il gusto della vita, guardarsi i piedi e sapere che ogni momento, ogni passo è un'opportunità, ma sentire che temi di dover ancora arrancare, passo dopo passo. Meglio se in cordata.

Ma opportunità per cosa? Usiamo una reclam, che mi piace: "per rendere la vita meno amara".
Siamo tutti qui alla ricerca della piena Felicità dell'Essere, non lasciamoci intimorire dai confini e dalle dighe che la memoria e la proiezione all'esterno dei tentacoli della mente ci attorcigliano nel profondo del cuore, inevitabilmente.
La mente è pura maya, appena la afferri è già altrove.
Il cuore però, facendo la via a ritroso, lo stiamo sperimentando: è una fornace che brucia da sempre e per sempre.
Il baluginare delle luci colorate è jagat, il mondo.
Come non amarlo anche se ci ferisce? E la pelle si secca e si spacca, a volte, o per il troppo freddo o per il troppo caldo.
Anche io mi impegno per riprendere fiato e il viaggio, secondo me, fondamentalmente è una salita, ma quando da in cima alla rupe, ti sdrai a pancia sotto su una roccia a riposarti e contempli l'abisso che ti sei lasciato alle spalle e quello che intuisci ancora, più profondo, mano a mano che sali, potrebbe sempre capitare di riscendere aggrappato a uno sciame di farfalle. A Bodhananda capitò, ad Arunachala.

Shanti, fratellino, per fortuna quando gli occhi non ce la fanno, si possono mettere ottimi occhiali.

Mauro
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Re: Bodhananda - riflessi

Messaggio da Mauro » 11/02/2017, 18:01

Quindi, cielo, secondo te la mia esperienza è un ammennicolo, una scusa (che non c'entrerebbe una mazza con "ciò che sono veramente"), per non godere di quella "pienezza dell'Essere" che ci raccontano i saggi?
E vabbè. Contenti voi.
Buon proseguimento!

cielo
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Re: Bodhananda - riflessi

Messaggio da cielo » 11/02/2017, 18:03

Mauro ha scritto:
11/02/2017, 18:01
Quindi, cielo, secondo te la mia esperienza è un ammennicolo, una scusa per non godere di quella "pienezza dell'Essere" che ci raccontano i saggi?
E vabbè. Contenti voi.
Buon proseguimento!

Ma no, parlavo di me, di questa tendenza a mettersi gli ammennicoli per essere accettati, che uno invece quando soffre come un cane (randagio, e parlo di me), non ha più voglia di indossare ornamenti, resta nella cuccia o, simbolicamente, nella fornace del cuore. Io uso la musica, per riprendermi.
Non capisci un lingam certe volte, fattelo dire! E io anche non scherzo con voli pindarici e fantasticherie da scimmia abitante nelle foreste amazzoniche. Rimembranze di altre vite, animali. Oltre a cane, scimmia. Animale totem però è un volatile.
Fammi aggiustare sto post che ho scritto che non va certo bene, se fa danni al prossimo.
Fatto, spero di aver spiegato meglio.
Chiedo scusa per averti creato immotivata sofferenza, pur non voluta.
Mi ritiro un po' anch'io, a poi!

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Fedro
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Re: Bodhananda - riflessi

Messaggio da Fedro » 11/02/2017, 19:10

Mauro ha scritto:
11/02/2017, 17:49
Non ti capisco, Fedro: e fino a quando continuerai a rispondermi con frasi che parlano di cose delle quali hai solo sentito dire (ad esempio "il riflesso che non può testimoniare il sole", o "l'io-corpo come simulacro/ illusione"), invece che parlare di te, non ti capirò.
perchè dici che non parlo di questo "me"?
e cos'è il riflesso?
E l'io-corpo?

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