D. Credo di aver bisogno che mi lanci una corda. Sto come precipitando e non riesco a fermarmi.
Non riesco a far sorgere un lieve sorriso interiore. Ristagno.
Miseramente. Eppure proseguo con la sadhana, ma l'io che soffoca e rantola non mi dà pace.
R. Nessuna corda.
Continua a precipitare, osserva l'annaspare, il rantolare, il soffocare.
Ma precipiti o ristagni?
Mentre osservi il precipitare e il ristagno, senza contrapporti ad essi, indaga sull'origine di entrambi.
Poi vedi in quei momenti se è mancata bhakti o vidya.
un abbraccio
(dialogo privato, maggio 2013)
Dopo anni mi accorgo che continuo a precipitare, o a ristagnare?
E ora rileggere quelle parole di Bodhananda nella loro immediatezza e attualità mi fa capire che l'istruzione è a prescindere dal tempo in cui è stata data. Resta viva,
Vorrei evitare qui sul forum, di arredare solo “le stanze tempio”, gli altarini del “vero verbo e parola”, anche se è modalità tipica degli orfanelli aspiranti discepoli di "qualcosa o qualcuno" ricordare quello che aveva detto il caro papà - riferimento.
Alla fine della fiera c'è la Grande Vita ad insegnare a tutti, perché mai dovrei mettermi prima di Lei e attaccare dei ventilatori per diffondere il profumo della Rosa che non profuma per nessuno, semplicemente è quello che è, e sempre è stata?
Siamo noi, “nasi odoranti” a fare la differenza, perché una rosa resta quello che è, prima, durante e dopo.
Non è la rosa a voler profumare, è chi la odora e ne sente il profumo a renderla rosa profumante, come si usa dire: "il maestro lo fa il discepolo".
Non era lui ad essere qui per noi, eravamo noi ad essere qui per lui, in quanto aspiranti.
Come naso odorante mi viene da pensare di poter fare la differenza aprendomi e non restando a pettinare le bambole, rimirandole con tutti i loro vestitini.
Ma ogni desiderio nasce nella mente che è come acqua che si scioglie dalla neve e cerca spazio all'esterno per incanalarsi, è sempre e solo mente che non riesce a ripiegarsi su sé stessa smettendo di cercare fuori da sè oggetti da conoscere e fare propri. Una mente non è certo il profumo della Rosa.
La mente carica un ruolo ed una figura, immagine, forma, su qualcosa che non ha figura, immagine e forma.
Dico a me stessa che l'unico modo che ho di incanalarmi e "precipitare" in consapevolezza, è ritrovare la via del mio cuore, quella dentro di me, che è poi la stessa indicata dalle testimonianze della tradizione metafisica universale unica: essere sé stessi, autenticamente sé stessi, trovarsi ed essere ciò si è. Ora.
Non fuori di me, ma dentro di me.
Leggendo certe parole senza tempo, si inspira il profumo della rosa e si ha la sensazione di aver trovato una moneta d'oro, che era già mia, ma si era persa nella tasca e allora sorge il desiderio di metterla in circolo nel mercato perché dia frutti, “renda” non solo a sé, ma anche ad altri.
Però qualcuno potrebbe dire che l'unica cosa di valore che si può mettere in circolo è sé stessi, non c'è altro e anche se le parole di certi esseri sono “valore aggiunto” in fondo lo sono solo per chi le ha comprese e capite, altrimenti sono parole come ce ne sono a migliaia da migliaia di anni.
Quando si sta precipitando bisogna vedere se in quei momenti è mancata bhakti (devozione) o vidya (conoscenza della Realtà).
Sulla vidya non mi sento granché preparata, se non sulla consapevolezza che il fine è dissolvere l'ego tramite l'Amore, estinguerlo completamente, così che non ci sia più nulla da dissolvere.
Invece sulla bhakti conosco per esperienza il rischio di trattarla come una vernice da applicare, strato su strato all'infinito, mantenendo il senso della separazione tra soggetto e oggetto, io e Tu, perché piace e da conforto.
Viene detto invece che la bhakti è come un acido, nel quale l'ego si dissolve, dunque è un processo che non può durare all'infinito, perché, per tornare nel suo luogo di nascita, come diceva Ramana, l'ego si dovrebbe assottigliare sempre più, finché non ci sarà più alcun ego, ma rimarrà solo la bhakti a pervadere tutto nella sua nicchia naturale: il Cuore.
shanti