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Parole di Bodhananda

Teoria e dottrina.
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seva
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Parole di Bodhananda

Messaggio da seva » 28/01/2017, 12:42

Queste parole di Bodhananda, forse attinenti agli argomenti in corso, sono offerte senza vincoli.

"Ciò che mantiene nel mondo fenomenico un Conoscitore, dopo la realizzazione del Reale, è l’Amore, un amore che non viene suddiviso fra gli “amati”, quanto moltiplicato... amore per il Maestro, amore per la tradizione, amore per l’umanità, amore per i discepoli.
Amore che trova la massima espressione nel realizzare la medesima posizione coscienziale del Maestro (ove questi sia stato presente), ma anche un Amore che si esprime nel servizio, servizio al Principio, ai suoi ideali e alle azioni che da questi emanano.
L’amore non è da confondersi con un’emozione, anche se spesso è il mondo emotivo ad essere sconvolto dall’incontro con un Conoscitore, o con le sue parole.
È la prima iniziazione: l’anima riconosce il suo Principio; lo riconosce puro, di una purezza che ancora in sé stessa non riesce a cogliere. Una purezza che non può non amare; una purezza che sconvolge ogni consuetudine.
Quale sia il genere (maschile o femminile) del Maestro, l’animo dell’aspirante si ritrova a convibrare come mai prima, preso da emozioni che salgono dal più profondo, dalla sua stessa sconosciuta natura.
È il Riconoscimento. L’anima ha trovato sé stessa, in altro da sé.
Ancora deve imparare che quel Sé è unico in tutti gli esseri, essendo la natura stessa della manifestazione."

Quaderno Advaita & Vedanta n° 6 (16 Agosto 2006, Gretz) Vedanta pratico - Condivisione, a cura di Bodhananda Vidya Bharata

seva
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Re: Parole di Bodhananda

Messaggio da seva » 30/01/2017, 11:14

«Se per insegnare l'amore bastasse qualche parola o anche intere lezioni o mille libri, tutti saremmo colmi d'amore.
L'amore non è un qualcosa che si può insegnare, forse lo si può apprendere, ma non certo studiando o da altri.
Né basta vivere accanto a qualcuno che ci ama. Né basta vivere vicino a chi vive l'amore.
L'amore è un’apprensione che passa o attraverso la conoscenza, o attraverso la donazione di sé.
Purtroppo non è una teoria che si può applicare.
Amare un altro essere significa andare al di là della simpatia e antipatia, del giudizio, delle opinioni e di ogni altro possibile aspetto mentale, emotivo e istintuale.
Per amare un qualsiasi altro essere occorre o amare l'Ideale divino al punto da vedere ogni essere come Lui stesso (e quindi anche noi stessi), quindi annullando ogni nostro aspetto individuato, ogni presunzione di scelta e selezione; oppure conoscere sé stessi al punto da avere integrato ogni aspetto individuale e quindi riconoscere ogni altro essere della nostra stessa sostanza, noncuranti degli aspetti individuati dell'altro, che poi non sono altro che gli stessi che in noi reagiscono all'altro.
L'Amore è incondizionato e proprio per questo non può essere nè insegnato, nè appreso, ma solo vissuto sulla propria pelle, perché è la nostra natura, una volta caduti i veli che coprono la nostra essenza.
È l'Amore incondizionato quello che permette ad un essere come Sai Baba (prendendo una figura cara ad alcuni degli astanti) di chiamare a colloquio persone che, dal punto di vista umano, sarebbero da allontanare.
È l'Amore incondizionato che permetteva al Cristo di accompagnarsi a prostitute e persone escluse dalla società.
È l'Amore incondizionato che permette a certi genitori di accettare i figli, comunque essi nascano».

[Bodhananda - Sull'Amore - I]

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Re: Parole di Bodhananda

Messaggio da seva » 09/05/2017, 11:38

Caro fratello, cosa c'è più bello del servire?
Sta agli altri usufruire del servizio, ma non saprei vedere destino più bello del servire la vita in tutte le sue manifestazioni. Sempre ieri ero da un medico e non potevo evitare di amarlo per come si è messo al servizio degli altri. Noi tutti siamo al servizio di qualcuno, la nostra stessa natura, ineffabile e indefinibile, è al servizio della manifestazione.


Bodhananda, dialoghi tratti dalla mailing list advaita - vedanta (24 febbraio- 2 marzo 2002).

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Re: Parole di Bodhananda

Messaggio da seva » 10/05/2017, 11:47

Qualunque sia la posizione dell'aspirante (neofita, praticante, discepolo o iniziato) e il linguaggio tradizionale a cui si accompagna, possiamo riconoscerne la vera posizione dalla non aderenza ad alcuna delle sue parole che, una volta espresse, sono lasciate libere di librarsi nel vento, senza che alcun legame vincoli l'aspirante ad esse.

Le parole possono considerarsi, nel caso di un aspirante che abbia realizzato la non dualità, come un indirizzo verso quella che è la natura di ognuno, ma esse non sono la verità, né lo possono essere.

Occorre saper distinguere la via dalla meta, e la realizzazione dall'opinione.

Credere che il mondo fenomenico non sia reale senza averlo esperito nel vissuto dell'ente, può comportare danni all'involucro mentale, anche irreparabili.
Così come esperienze saltuarie di stati trascendenti non possono essere considerate come possibilità di uso data alla mente, ma piuttosto come esempio di possibilità di essere.

È preferibile evitare di utilizzare il riporto nel fenomenico dei "ricordi" trascendenti. L'ente che approcci un percorso incentrato sul Reale, deve essere pronto a rinunciare ad ogni idea, convinzione e nozione sullo stesso.
Questo perché il pensiero non fa parte del Reale, ma la sua riduzione a semplice strumento può determinare il risveglio dell'ente alla sua natura di Puro Essere.

Bodhananda, Reale e non reale

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Re: Parole di Bodhananda

Messaggio da Fedro » 31/10/2017, 18:30

"La vita è un treno a vapore lanciato ove ogni contrarietà alimenta la caldaia, ogni armonia la svuota.
Meta è fermare il treno per scendere."

(Bodhananda, da dialogo privato)

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