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Aham brahmāsmi: io sono Brahman

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cielo
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Aham brahmāsmi: io sono Brahman

Messaggio da cielo » 24/04/2019, 16:53

Se dite: "Questo è il mio corpo", allora chi siete voi?

A chi vi riferite?

L'espressione "Questo è il mio corpo" significa che voi siete separati dal corpo e ugualmente quando dite: "Questa è la mia mente", allora anche la mente è disgiunta da voi.

Allo stesso modo se dite: "Questo è il mio intelletto (buddhi)", significate che la buddhi è separata da voi.

Cos'è questo "mio" in tutte queste espressioni?

Quel "mio" è l'"io", è ciò a cui Gesù Cristo si riferiva come "ego" e che deve essere reciso.

Questo è il significato vero della croce, l'ego, I [in inglese], viene tagliato.

Voi siete legati da "io e mio" e questo è il legame umano; se vi liberate da questi due vincoli, rimanete soltanto "voi".

Ora siete nel corpo, ma supponiamo che dobbiate lasciarlo domani: chi siete allora e dove siete? Non lo sapete!

Il corpo è come un vestito, un indumento; una volta che vi liberate dall'attaccamento a questo abito, la vostra natura reale si palesa.

La stessa verità è stata spiegata nella frase: "Voi non siete una persona, ma tre: chi pensate di essere, chi gli altri pensano che siate e chi siete veramente".

Chi siete veramente si riferisce alla vera natura dell'essere umano. Quando qualcuno vi chiede: "Chi sei?" voi rispondete: "Io sono il tal dei tali", dite il vostro nome, ma in realtà, quel nome vi è stato dato dai genitori al momento della nascita e non da Dio.

Supponete ora di chiedere a Dio: "Chi sei Tu?".

Egli risponderà: "Io sono Brahman (aham brahmāsmi*).

Ogni individuo dovrebbe ricordare a se stesso "Io sono Brahman, non ho nessun altro nome".

Se qualcuno vi chiede: "Qual è il tuo nome?", dovreste rispondere: "Il mio nome è Brahman".

Se siete costantemente coscienti della vostra natura reale, allora siete nell'ātma tattva, nella consapevolezza di essere l'ātma, non dovete contemplare nient'altro.

Quando incontrate un amico o un conoscente, salutatelo con un inchino che significa rendere omaggio alla Divinità immanente nell'individuo.

Quindi non date spazio al sentimento di "Io, io, io".

Tutti i corpi fisici sono come ruoli recitati in una commedia, sono mutevoli e il mondo è una commedia cosmica.

Dovreste ricordare sempre a voi stessi che state recitando il vostro ruolo nella commedia cosmica e che la vostra natura reale è quella di una Incarnazione del Sé divino (ātma svarupa).

Avete qualche dubbio in proposito? [Sai Baba si rivolge all'uditorio]

Se avete dei dubbi, vi sentirete confusi. Disgraziatamente, oggi non si conosce la propria natura reale e allora come si potrebbe sapere qualcosa su Dio?

Quindi, prima di tutto, prendete coscienza di voi stessi!

Chiedetevi: "Chi sono io? Chi sono io?" così porterete a manifestazione "Io sono io, io sono ātma", "Io sono io, io sono ātma", "Io sono io, io sono ātma".

Se dimenticate questo sé divino, ciò che rimane è vaneggiamento, incoscienza!
Dovete quindi diventare divini.

Rama, Krishna, Govinda, etc. sono soltanto riferimenti alla Divinità adottati nel gergo comune.

A un individuo ci si riferisce con nomi vari basati sulle relazioni a livello fisico.

Una persona ne parlerà dicendo: "Quello è mio genero", un'altra dirà: "Quello è mio figlio" e una terza affermerà: "E' mio fratello".
Ecco che così ci si lega mano a mano che le relazioni aumentano. Da dove sono emersi questi legami?

Li avete prodotti tutti voi.
Voi sposate una ragazza e dite "Questa è mia moglie", ma prima del matrimonio chi era lei? Non lo sapete.
Dopo vari anni, quando vostra moglie muore, voi continuate a non saperne niente, per cui non sapete chi fosse prima che la sposaste, né dove sia andata dopo il trapasso.

La relazione moglie-marito sussiste solamente per un periodo di tempo, ma chi è il marito e chi è la moglie quando uno dei due lascia il mondo?

Quindi non vi preoccupate del passato, il passato è passato; il futuro è incerto e voi non sapete nulla, non avete conoscenza del passato né del futuro, avete conoscenza soltanto del presente.

Vivete quindi nel presente che è l'unica realtà.

[Estratto, con revisioni, dal discorso di Sai Baba del 25 dicembre 2009, a Prashânti Nilayam]

*Aham brahmāsmi: Bṛhadāraṇyaka up., I, IV: 10)


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