Il gruppo che cura Vedanta.it inizia ad incontrarsi sul web a metà degli anni 90. Dopo aver dialogato su mailing list e forum per vent'anni, ha optato per questo forum semplificato e indirizzato alla visione di Shankara.
Si raccomanda di tenere il forum libero da conflittualità e oscurità di ogni genere.
Grazie

Darshana - Riflessioni

La via della conoscenza: la discriminazione della realtà di ogni contenuto o inferenza, nel distacco della presenza.
latriplice
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Re: Darshana - Riflessioni

Messaggio da latriplice » 10/06/2018, 10:43

KaAra ha scritto:

"...se siamo già la Realtà, non c'è NESSUNA possibilità di realizzarla (non ci possiamo "portare dal punto di vista della Realtà", come invece dice Premadharma, neanche tramite risvegli, samadhi o realizzazioni: perché ci siamo già in quel punto di vista, sempre); l'unica cosa che possiamo fare è solo esprimere tale Realtà con QUALUNQUE forma appaia (e quindi anche con qualunque idea)...;
Per un praticante dello yoga il tuo è solo sterile noziosismo intellettuale. Ciò che gli sta a cuore attraverso il samadhi, è acquisire la pratica illuminazione "esperenziale".

Purtroppo non realizzano che "diventare" ciò che sono già non sortisce alcun effetto, anzi è causa di frustrazione e di quel fenomeno degli yogi falliti.

Questa confusione tra conoscenza "intellettuale" ed realizzazione "esperienziale" è causata dal non
riconoscere la presenza invariabile del Sé in tutte le situazioni. Se il Sé è sempre presente e disponibile, le scritture rette dal Sé nella forma di un maestro è il modo più diretto per “sperimentare il Sé” perchè rivela la
natura del Sé.

E se soltanto la conoscenza libera perchè l'ignoranza è il problema, una tecnica che ha lo
scopo di dare l' “esperienza” del Sé sarebbe infatti una realizzazione limitata nel tempo in quanto
l'esperienza dovrebbe essere convertita in conoscenza per renderla duratura.


L'assurdità della visione esperienziale è evidente quando consideriamo che qualunque esperienza
uno sta avendo in qualsiasi momento è il Sé... ma il Sé non è una esperienza.

L'aggettivo dispregiativo “intellettuale” è completamente ingiustificato perché tutta la conoscenza è "intellettuale" e l'intelletto è l'unico strumento in grado di conoscere. Ma siccome si è portati a credere che è conoscenza non supportata dall'esperienza, si tende a scartarla.

Una persona può sapere intellettualmente cosa sia l'amore senza essere mai stato innamorato. Ma il Sé non è una esperienza come l'amore.

Se io esisto, io sono il Sé, quindi non sono a corto di esperienza del Sé. Pertanto la necessità di sperimentare me stesso è illegittimo, e ho bisogno di un altro modo, la conoscenza, per ottenere l' “esperienza” che ho già.


I molti ricercatori dell'esperienza del Sé che eventualmente diventano disillusi perchè non
sono capaci di ottenere una esperienza permanente del Sé, devono convertire la loro ricerca di
esperienza nella ricerca della comprensione, se vogliono liberarsi dalla schiavitù del loro
attaccamento all'esperienza... che impedisce loro di illuminarsi.

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Re: Darshana - Riflessioni

Messaggio da Fedro » 10/06/2018, 11:20

KaaRa ha scritto:
10/06/2018, 10:34
Premetto, ripetendolo, che non è questo l'argomento più importante, non posso che notare che Shankara analizza parola per parola, anche grammaticalmente, i testi vedantici, usando complessi collegamenti logici e razionali (al di là che non si tratti del tipo di collegamenti che userebbero le forme di logica e di ragionamento spesso usate in occidente). Sto leggendo i primi capitoli del Brahmasutra commentato da Shankara, ed è di una verbosità immensa (non che io consideri questo un male, né sto paragonando la capacità di Shankara con me: paragono solo la non sinteticità e la non linearità dei ragionamenti). A differenzia di me, ci sono stati persino dei saggi che si lamentavano della complessità di Shankara (esempio: Airobindo). Quindi, quella che per alcuni è la normalità, per altri è una distorsione, ma ciò rientra nelle preferenze personali, e tali dovrebbero rimanere (il fatto che io consideri relative sia le idee universali, sia le opinioni individuali, non significa che siano formalmente la stessa cosa). Ma anche tralasciando ciò, nell'ultimo intervento ho riportato soprattutto una (qui tanto richiesta) testimonianza di esperienza, che può essere sintetizzata così (anche se le sintesi stringate non sono adatte a me sui forum, ma solo in altri contesti): la realtà non puoi scoprirla, non puoi sperimentarla, non più di quanto già lo si faccia con una qualunque esperienza, e quindi anche cambiare tipo di esperienza non ti farà avvicinare di più alla realtà. Né passando dai ragionamenti ai cinque sensi, nè passando dai cinque sensi al samadhi, nè altro (per quanto, relativamente e formalmente, uno sia migliore e più comprensivo dell'altro). Anche usare l'espressione "la Realtà non si può sperimentare, si può solo Realizzare" non va intesa come un qualcosa che si deve fare perché ora non lo si sta facendo, ma va intesa come già in atto. E tale intesa sarà sempre relativa (non importa se avviene grazie ad un'esatasi interiore invece che con una semplice lettura): la realtà, e il tuo "rapporto" con essa (tra virgolette perché non c'è nessun rapporto tra te e la realtà, siete già la stessa cosa), saranno sempre intoccati dalla modalità con cui sperimenti o non sperimenti qualcosa, fosse anche il silenzio più profondo mai provato.
Ottimo: dunque che serve disquisire, se comunque non ha alcun sbocco pratico o utile?
Cos'è, un hobby?

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Re: Darshana - Riflessioni

Messaggio da KaaRa » 10/06/2018, 12:10

Fedro: al contrario, parlarne (o passeggiare, o meditare, ecc., a seconda del tipo di percorso o yoga) è proprio di utilità pratica. Il punto è proprio questo: è SOLO di utilità pratica, cioè relativa (per quanto importante nel suo proprio contesto - quello relativo, appunto), ma non ci farà fare un passo verso la realtà (non è possibile perché siamo già "nella" realtà: dire che arriverò alla realtà tramite una realizzazione non esperienziale, o attraverso il silenzio, ecc., significa solo sostituire un'esperienza relativa con un'altra, per quanto più sottile).

latriplice: condivido in pieno, considerando però che
1) se, per uno yogin che non segue la via dell'intelletto, il mio è solo nozionismo sterile, non ha per me importanza, perché la mia esperienza con esso è diversa.
2) questo non vuol comunque dire che con tale mia esperienza io raggiunga la Realtà più (o meno) di quanto possa raggiungerla un qualunque altro yogin.
Ciononostante, la mia esperienza (così come quella degli altri, anche quando incompatibile con la mia) rimane importante nell'ambito relativo in cui avviene (anche perché è la sola cosa attraverso cui posso ridurre l'ignoranza alimentando così la conoscenza). Un relativo, cioè un certo grado di ignoranza, è secondo me in un certo senso inevitabile (anche perché, se anche volessimo e riuscissimo ad eliminarla totalmente, con essa sparirebbe anche la conoscenza, che è altrettanto relativa, riportando così le condizioni al punto di "partenza").

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Re: Darshana - Riflessioni

Messaggio da ortica » 10/06/2018, 12:13

Kaara ha scritto:la realtà non puoi scoprirla, non puoi sperimentarla, non più di quanto già lo si faccia con una qualunque esperienza, e quindi anche cambiare tipo di esperienza non ti farà avvicinare di più alla realtà. Né passando dai ragionamenti ai cinque sensi, nè passando dai cinque sensi al samadhi, nè altro (per quanto, relativamente e formalmente, uno sia migliore e più comprensivo dell'altro). Anche usare l'espressione "la Realtà non si può sperimentare, si può solo Realizzare" non va intesa come un qualcosa che si deve fare perché ora non lo si sta facendo, ma va intesa come già in atto.
Certo.
In questo sistema di riferimento anche il sole è già in atto, benché un uomo che si sveglia con gli occhi coperti di cispe non possa vederlo.
Per vederlo dovrà prima pulirsi gli occhi.

KaaRa
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Re: Darshana - Riflessioni

Messaggio da KaaRa » 10/06/2018, 12:32

ortica: esatto. L'importante è ricordare che tale atto di pulizia non è il sole e non ti avvicina alla sua luce, più di quanto non lo sia tenere gli occhi appiccicati e chiusi. Ovvero: nessuna realizzazione ti farà essere Brahman; anche se essa può ricordartelo meglio e più profondamente rispetto ad altre esperienze più grossolane, questo non la rende meno relattiva di esse.

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Re: Darshana - Riflessioni

Messaggio da ortica » 10/06/2018, 12:49

KaaRa ha scritto:
10/06/2018, 12:32
ortica: esatto. L'importante è ricordare che tale atto di pulizia non è il sole e non ti avvicina alla sua luce, più di quanto non lo sia tenere gli occhi appiccicati e chiusi. Ovvero: nessuna realizzazione ti farà essere Brahman; anche se essa può ricordartelo meglio e più profondamente rispetto ad altre esperienze più grossolane, questo non la rende meno relattiva di esse.
L'uomo che si sveglia con gli occhi coperti da cispe sa che c'è il sole, ne ha completa certezza, ma non può vederlo.
Sapere che c'è il sole non lo avvicina di un passo alla visione del sole, a meno che prima non provveda a pulirsi gli occhi.
Soltanto dopo questa pulizia lo vedrà.

Ovviamente, 'prima e dopo' sono concetti che utilizziamo in quanto esistenti in un continuum spazio temporale e ci servono per poterci comprendere su questo piano.

Ma il confondere i piani è errore tipico del cercatore, nel quale bisognerebbe evitare di cadere.

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Re: Darshana - Riflessioni

Messaggio da Fedro » 10/06/2018, 12:56

KaaRa ha scritto:
10/06/2018, 12:10
Fedro: al contrario, parlarne (o passeggiare, o meditare, ecc., a seconda del tipo di percorso o yoga) è proprio di utilità pratica. Il punto è proprio questo: è SOLO di utilità pratica, cioè relativa (per quanto importante nel suo proprio contesto - quello relativo, appunto), ma non ci farà fare un passo verso la realtà (non è possibile perché siamo già "nella" realtà: dire che arriverò alla realtà tramite una realizzazione non esperienziale, o attraverso il silenzio, ecc., significa solo sostituire un'esperienza relativa con un'altra, per quanto più sottile).
Eppure, posso dirti che, proprio per l'esempio che ponevo, vivere il presente, percepirlo, è altra cosa del pensarlo, o staccarsene immaginando/disquisendo circa una non dualità con la mente duale.
Proprio per questo, come osservavo, un filo d'erba è più reale di qualsiasi disquisizione sul Brahman.
Se applichi l' attenzione nel vivere al presente (ovvero osservando consapevolmente ogni flusso pensativo che ti allontana da ciò, quindi discriminando ciò che te ne allontana) ecco ciò ti è comunque utile, in quanto screma ogni velo che acceca il tuo occhio.
Non vedo quindi, ripeto, quale passo utile sia il disquisire, visto che è l'opposto del semplice atto di discriminazione o osservazione, indicato come utile da ogni Pratica vera

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Re: Darshana - Riflessioni

Messaggio da KaaRa » 10/06/2018, 14:06

Fedro ha scritto:
Eppure, posso dirti che, progprio per l'esempio che ponevo, vivere il presente, percepirlo, è altra cosa del pensarlo, o staccarsene immaginando/disquisendo circa una non dualità con la mente duale.
Proprio per questo, come osservavo, un filo d'erba è più reale di qualsiasi disquisizione sul Brahman.
Se applichi l' attenzione nel vivere al presente (ovvero osservando consapevolmente ogni flusso pensativo che ti allontana da ciò, quindi discriminando ciò che te ne allontana) ecco ciò ti è comunque utile, in quanto screma ogni velo che acceca il tuo occhio.
Non vedo quindi, ripeto, quale passo utile sia il disquisire, visto che è l'opposto del semplice atto di discriminazione o osservazione, indicato come utile da ogni Pratica vera
Io direi anche di più: "vivere il presente" non è semplice pratica, è direttamente la realtà.
Il problema sta nel fatto che questo riguarda appunto la pura osservazione, e non quello che guardi. Un filo d'erba infatti non è meno "chiacchiera" di quello che faccio io. Certo, puoi dire che il "dialogo", il concetto (il "nama") del rupa-erba è più spontaneo (forse... perché non puoi sapere quanto siano spontanei i discorsi che faccio e che a te sembrano frutto di artificiosità), puoi dire che è più in armonia con l'universale, e soprattutto puoi dire che tu personalmente ti senti più in armonia con esso rispetto a quanto ti senti in armonia con qualunque altro concetto. Ma comunque sia anche il filo d'erba, nel suo aspetto formale, anche sensoriale, è frutto di "nama", di vibrazione, di idee (probabilmente più universali e meno opinioniste delle mie, ma, ripeto, dovresti provare il mio punto di vista per sapere se e quanto è così). Tale vibrazione, e l'esperienza che hai con essa, è in ogni caso relativa, quindi può esserci o non esserci, per quanto, in certi casi, possa raggiungere una sottigliezza enorme. Viceversa, l'osservazione pura, corrispondente alla realtà, al Brahman, è presente SEMPRE, sia che tu guardi l'erba, un auto, un dialogo, un ragionamento, un sutra, uno schiaffo, una carezza, un samadhi, un momento di depressione, un momento piacevole... è solo formalmente, e quindi relativamente, che tu puoi essere più in sintonia con alcune di queste forme rispetto ad altre, così come è formale, e quindi relativa, anche la maggiore o minore universalità di tali forme. Non dobbiamo confondere l'universalità di una forma (o, detto meglio, il grado di trasparenza di una forma particolare che le permette di lasciar trasparire l'universalità) con la realtà assoluta (la "pura osservazione") che è la sostanza tanto dell'universale quanto del particolare.

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Re: Darshana - Riflessioni

Messaggio da Fedro » 10/06/2018, 15:18

Difatti mi riferivo alla nuda esperienza della visione del filo d'erba, che non è assolutamente lo stesso del discettarne, ovvero del crearne un'astrazione mentale per costruirvi idee immaginative, deduttive e che allontanano, piuttosto che avvicinare, a quella purezza del "ciò che è" senza ulteriori sovrapposizioni mentali

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Re: Darshana - Riflessioni

Messaggio da KaaRa » 10/06/2018, 18:25

Fedro ha scritto:
10/06/2018, 15:18
Difatti mi riferivo alla nuda esperienza della visione del filo d'erba, che non è assolutamente lo stesso del discettarne, ovvero del crearne un'astrazione mentale per costruirvi idee immaginative, deduttive e che allontanano, piuttosto che avvicinare, a quella purezza del "ciò che è" senza ulteriori sovrapposizioni mentali
Quale pensi che sia il risultato (di certo non immediato, nel "regno del relativo") di tanto discettare, se non la "nuda esperienza"? Che differenza vuoi che ci sia (se non nello strumento usato) rispetto al monaco zen che invece cammina per ore per il suo giardino (e gli ci può volere una vita per comprendere la "pura osservazione", può passare anni a sentirsi ben lontano dal "puro osservare" - e quanti, dall'esterno, potrebbero dire che perde tempo invece di cercare la Realtà/Illuminazione/Dio/ecc., proprio come tu, all'esterno del mio tipo di ricerca, dici lo stesso con il "mio metodo"...).

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Re: Darshana - Riflessioni

Messaggio da Fedro » 10/06/2018, 18:37

KaaRa ha scritto:
10/06/2018, 18:25
Quale pensi che sia il risultato
Io non penso, né immagino il risultato, perché evidentemente so che è diversa l'esperienza tra l'essere semplicemente con quello che c'è, ed essere invece immerso nei pensieri, dunque nella idea di quello che ci dovrebbe essere, avendone cosi sdoppiato, diviso, quindi alterata dalla sua intrinseca purezza (quindi realtà), l'esperienza in sé.

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Re: Darshana - Riflessioni

Messaggio da KaaRa » 10/06/2018, 20:26

Fedro ha scritto:
10/06/2018, 18:37
KaaRa ha scritto:
10/06/2018, 18:25
Quale pensi che sia il risultato
Io non penso, né immagino il risultato, perché evidentemente so che è diversa l'esperienza tra l'essere semplicemente con quello che c'è, ed essere invece immerso nei pensieri, dunque nella idea di quello che ci dovrebbe essere, avendone cosi sdoppiato, diviso, quindi alterata dalla sua intrinseca purezza (quindi realtà), l'esperienza in sé.
Bene, è un buon inizio (anzi, è da tenere sempre), per tutti noi, quello di non anticipare il risultato. Proprio per questo non possiamo neanche aprioristicamente negare che uno strumento (in questo caso l'intelletto e il ragionamento) sia più o meno utile di un altro (per lo meno quando questo si addice alle caratteristiche di un praticante - vedere i vari sentieri Yoga, spiegati ad esempio da Raphael in "Essenza e Scopo dello Yoga"; tale autore è il primo a suggerire, in una sua opera, che la ricerca e la pratica può aver bisogno che noi si prenda persino appunti dei propri ragionamenti, in senso letterale, come a scuola. Naturalmente questo non è certo l'aspetto principale della spiritualità, né è da estendersi in generale a tutti).

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Re: Darshana - Riflessioni

Messaggio da Fedro » 10/06/2018, 20:52

Cosa dice Raphael?

latriplice
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Re: Darshana - Riflessioni

Messaggio da latriplice » 10/06/2018, 20:53

KaaRa ha scritto:
10/06/2018, 18:25
Fedro ha scritto:
10/06/2018, 15:18
Difatti mi riferivo alla nuda esperienza della visione del filo d'erba, che non è assolutamente lo stesso del discettarne, ovvero del crearne un'astrazione mentale per costruirvi idee immaginative, deduttive e che allontanano, piuttosto che avvicinare, a quella purezza del "ciò che è" senza ulteriori sovrapposizioni mentali
Quale pensi che sia il risultato (di certo non immediato, nel "regno del relativo") di tanto discettare, se non la "nuda esperienza"? Che differenza vuoi che ci sia (se non nello strumento usato) rispetto al monaco zen che invece cammina per ore per il suo giardino (e gli ci può volere una vita per comprendere la "pura osservazione", può passare anni a sentirsi ben lontano dal "puro osservare" - e quanti, dall'esterno, potrebbero dire che perde tempo invece di cercare la Realtà/Illuminazione/Dio/ecc., proprio come tu, all'esterno del mio tipo di ricerca, dici lo stesso con il "mio metodo"...).
Fondamentalmente l'esperienza del filo d'erba è coscienza in presenza del pensiero "filo d'erba".

Una proiezione mentale che in riferimento al concetto "filo d'erba" (nama) richiama alla memoria la forma "filo d'erba" (rupa) e di conseguenza avviene il riconoscimento e l'esperienza ordinaria si concretizza nell'immagine "filo d'erba".

Vuoi fare la "nuda esperienza" del filo d'erba? Elimina la sovrapposizione di nome e forma e ciò che resta è la coscienza. Stai sperimentando te stesso nell'apparente forma del "filo d'erba" in conformità alla visione non duale secondo il Vedanta.

Ora, non è necessario che fisicamente elimini la sovrapposizione dal manifestarsi per sperimentare la non-dualità. Quella ci può benissimo stare. L'eliminazione è in termini di COMPRENSIONE. Sai vedere l'essenza attraverso la sostanza.

Ripeto di COMPRENSIONE, e non di esperienza (eliminazione fisica della sovrapposizione come generalmente prospetta lo yoga).

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Re: Darshana - Riflessioni

Messaggio da KaaRa » 10/06/2018, 20:57

Fedro ha scritto:Cosa dice Raphael?
Passerò a quanto pare il resto dell'anno a cercare, in tutti i libri di Raphael, la pagina che lessi tempo fa. Nel frattempo, il libro che ho citato mostra che si possono usare tutti gli strumenti, corpo, istinto, sentimento, ecc., tutti molto "lontani" dalla pura osservazione, ma comunque usabili.
latriplice ha scritto:Fondamentalmente l'esperienza del filo d'erba è coscienza in presenza del pensiero "filo d'erba". Una proiezione mentale che in riferimento al concetto "filo d'erba" (nama) richiama alla memoria la forma "filo d'erba" (rupa) e di conseguenza avviene il riconoscimento e l'esperienza ordinaria si concretizza nell'immagine "filo d'erba".

Vuoi fare la "nuda esperienza" del filo d'erba? Elimina la sovrapposizione di nome e forma e ciò che resta è la coscienza. Stai sperimentando te stesso nell'apparente forma del "filo d'erba" in conformità alla visione non duale secondo il Vedanta.

Ora, non è necessario che fisicamente elimini la sovrapposizione dal manifestarsi per sperimentare la non-dualità. Quella ci può benissimo stare. L'eliminazione è in termini di COMPRENSIONE. Sai vedere l'essenza attraverso la sostanza.

Ripeto di COMPRENSIONE, e non di esperienza (eliminazione fisica della sovrapposizione come generalmente prospetta lo yoga).
Ineccepibile (almeno intellettualmente...).

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Re: Darshana - Riflessioni

Messaggio da Fedro » 10/06/2018, 22:33

KaaRa ha scritto:
10/06/2018, 20:57
Fedro ha scritto:Cosa dice Raphael?
Passerò a quanto pare il resto dell'anno a cercare, in tutti i libri di Raphael, la pagina che lessi tempo fa. Nel frattempo, il libro che ho citato mostra che si possono usare tutti gli strumenti, corpo, istinto, sentimento, ecc., tutti molto "lontani" dalla pura osservazione, ma comunque usabili.
Tutti gli strumenti, ma quali?
Non certo l'intellettualismo, a me non risulta.
Jnana yoga va nella direzione opposta, ad esempio.
È pur vero, che si comincia discettando su un testo, ma poi si pratica. Che pratica?

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Re: Darshana - Riflessioni

Messaggio da KaaRa » 11/06/2018, 13:19

Usare il raziocinio non è in antitesi con la spiritualità nonostante ci venga detto che lo spirito non è pensiero umano, così come non è in antitesi con la spiritualità usare i sensi nonostante ci venga detto di distaccarci da essi. In un forum poi, se non si vogliono solo citazioni o litigi, non dovrebbe esserci niente di meglio che comprendere le questioni più complesse. Comunque facciamo finta che il mio sia davvero un intellettualismo nato dalla memorizzazione pedissequa di certe nozioni (io invece lo vedo nascere da certe sensazioni o pensieri sintetici, che però non avrebbero modo, almeno con le mie capacità letterarie, di essere comprensibili per scritto, senza spiegarli per esteso). E lasciamo perdere anche che la domanda "che pratica?" potrebbe essere rivolta anche ai commenti di Shankara (un conto è il Vivekachudamani, un conto sono 3000 pagine di Brahmasutra bhyasa dove si commenta con obiezioni di venti pagine domande tipo "ma c'è concordanza nei testi sull'utilizzare l'agnihotra per il Brahmaloka?". Non so quanti, a parte chi ha la mia mentalità, possano essere spinti in modo diretto all'osservazione del suddetto filo d'erba, leggendo cose del genere). Un tipo di pratica potrebbe essere per esempio: lasciare che si liberi la pressione delle "domande filosofiche", anche le più inusitate (inevitabili se non ci si vuole fermare alla lettera degli insegnanti e se non si vuole accettare nessuna - nessuna - contraddizione, neanche la più sottile), osservare la formazione delle domande, la loro dinamica (più è complessa e più energia viene usata e quindi liberata), osservare le possibili varianti di tale risposta, osservare la soddisfazione ma anche l'inevitabile incompletezza delle risposte, e osservare il vuoto che rimane quando ogni atto del genere ha messo le cose al loro giusto (per quanto relativo) posto. L'obiezione a tutto questo ovviamente potrebbe essere "ma non è più semplice se l'osservazione la facevi del filo d'erba o del cielo stellato"? Certo. Così come sarebbe tutto più semplice se fossimo tutti devoti di Vishnu o dello Spirito Santo visto come colomba, o se a tutti (e in ogni circostanza della vita...) bastasse una bella corsa o una bella mangiata.
Ognuno ha le sue caratteristiche più preponderanti di altre, e deve saper crescere in tale campo, non ha senso voler per forza usare strumenti in cui è meno portato solo perché magari sono i più usati dalla maggioranza (magari neanche per attitudine ma solo per moda, come potrebbe essere il tanto parlare oggi di meditazione, data in pasto a tutti, quando magari la maggior parte dovrebbero riscoprire la devozione formale che fa leva sull'emotività invece che su di uno strumento (la buddhi) di cui non c'è neanche una perfetta o comunque chiara traduzione in una lingua occidentale moderna, e che comunque non è certo lo strumento più allenato...).

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Re: Darshana - Riflessioni

Messaggio da Fedro » 11/06/2018, 13:36

Ma guarda che l'intellettualismo è lo.strumento che ci portiamo tutti dietro in occidente, poiché è insito nella nostra cultura, chi più chi meno.
Quindi non vedo che in te sia più preponderante.
In me non lo è stato meno, ad esempio.
Che dire...non sta a me stabilire il passo di questo tuo momento, dunque vivitelo, come ciascuno si vive il proprio.
Magari, in altro tempo, ti verrà naturale notare che quelle di Shankara, non sono per nulla chiose intellettualistiche, o strutture mentali su architravi di idee...Buon cammino

KaaRa
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Re: Darshana - Riflessioni

Messaggio da KaaRa » 11/06/2018, 14:02

Fedro: neanche i miei sono intellettualismi (come non lo sono quelli di Shankara), sei tu che lo dici (come altri lo dicono di Shankara). Il perché lo dici non lo so (non sono stilisticamente pari a quelli di Shankara? Di sicuro. Hai meno fede nella loro origine rispetto a quelli di Shankara? Legittimo). Così come non so perché altri dicono lo stesso di Shankara (invidia? Non Comprensione?).

Ortica: in un momento senza sole, coperto dalle nuvole, ho pensato che l'esempio di cui avevamo parlato è poco adatto a quello che ho compreso: il Brahman non è mai non visto. "Pulire gli occhi" non solo non lo rende più vicino (come giustamente dicevamo), ma non lo rende neanche più visibile. È sempre perfettamente "visto". Potremmo smettere anche subito di pulirli. Ma, letteralmente, non possiamo fare altro, neanche quando crediamo di fare attività di altro genere, o, viceversa, magari quando cambiamo attività pensando sia più utile a tal fine.

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Re: Darshana - Riflessioni

Messaggio da Fedro » 11/06/2018, 14:21

KaaRa ha scritto:
11/06/2018, 14:02
neanche i miei sono intellettualismi (come non lo sono quelli di Shankara), sei tu che lo dici
Effettivamente sono io che immagino che il tuo livello coscienziale non sia pari a quello di Shankara, ma a prescindere da questo, osservo che i tuoi ragionamenti non sono frutto che di immaginazione e deduzione logica, a differenza di quelli di Shankara che li colgo come reali testimonianze della realtà (e non immaginazioni/deduzioni).
Scusa eh, se forse colgo male...

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