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Cos'è l'amore

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cielo
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Cos'è l'amore

Messaggio da cielo » 05/03/2017, 15:12

Teano » 24/03/2011 (forum pitagorico)

Cos'è l'amore.
(Un punto di vista)

Nel neti neti si dissolve ogni contenuto, dissolvendo ogni contenuto svanisce l'io. Svanito l'io, svanisce il mondo, svanisce l'altro.

L'iti iti ricostruisce l'altro senza ricostruire l'io.

L'amore è la considerazione dell'altro senza alcun contributo soggettivo.

L'amore è infatti incondizionato, esso non è relato ad alcuna egoità.

Anche nella visione Advaita è presente l'amore, specificatamente nella relazione Maestro-discepolo. Essendo detta la presenza del saggio irrinunciabile o uno dei requisiti.

Dov'è l'amore.

Parimenti dovrebbe essere nel rapporto fra aspiranti che condividono la via.

La spietatezza andrebbe usata nei propri confronti.

Mettere l'altro di fronte a sé stesso, se non richiesto, è una violenza inutile.

Anche perché ciascuno cammina comunque con le proprie gambe, non certo con le nostre, e col proprio passo. Fare fretta, tirare, spingere o strattonare, senza l'amore e senza la reciproca comprensione e accettazione, e senza distacco, non aiuta.

Mauro
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Re: Cos'è l'amore

Messaggio da Mauro » 05/03/2017, 15:29

Mettere l'altro di fronte a sé stesso, se non richiesto, è una violenza inutile
Poichè mi sento preso in causa da questa frase che risveglia un mio senso di colpa, voglio chiedere ufficialmente scusa a Fedro per essere intervenuto in maniera inappropriata, bacchettandolo sulla sua -peraltro ammessa- distrazione in relazione ad una sua frase scritta in altro thread.
Shanti.

cielo
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Re: Cos'è l'amore

Messaggio da cielo » 05/03/2017, 15:30

Dialoghi: 24/03/2011 - forum pitagorico

A. Per certi versi quanto dici [sull'amore] ricorda la spiegazione-giustificazione così frequentemente in bocca a certe mamme quando dicono "l'ho fatto per tuo bene...", ovviamente rivolto agli amati figli-figlie. In nome di quell'amore certe madri riescono a commettere i peggio danni possibili e immaginabili per i propri amati pargoli. Ciò che sfiora l'assurdo ed il paradosso è che veramente queste madri credono di amare i propri figli e di agire al meglio per il loro bene.

Il rapporto tra aspiranti è quasi tanto difficile come quello col maestro. Così come l'amorevole madre in nome del suo essere madre dei propri figli si sente in dovere di intervenire e agire per il loro bene (tutto poi da vedere cosa significhi questo loro bene...) parimenti talvolta tra amici, tra aspiranti che condividono la via, come dici tu, ci si sente in dovere di essere spietatamente onesti e sinceri, per esempio. E, devo aggiungere, ha un suo senso il discorso, non è così facilmente scaricabile dal punto di vista razionale.

Spesso ho sentito dire (e ripeto ha un suo senso e logica..) perchè mai dovrei mentire al mio compagno\a di cammino risparmiandogli ciò che in onestà e sincerità vedo (di errato secondo una mia certa discriminazione..ovviamente) di lui\lei nel suo agire\fare\pensare? Perchè girarmi dall'altra parte e fare finta di niente se vedo e riconosco nell'azione del mio compagno\a un'errato agire? Anche se questo lo ferirà, lo umilierà, lo sconcerterà, etc etc, sarà comunque utile alla sua crescita, una possibilità di correggersi e ri-conoscersi, insomma come per le mamme tutto bene dei figli, sarà "per il suo bene".

Il discorso credo lo conosciamo tutti, l'abbiamo visto all'opera innumerevoli volte, e come detto prima non è di così facile contestazione come principio. Non è facile rispondere al "perchè dovrei mentire, essere falso, girarmi dall'altra parte, quando non del tutto fare finta di niente, per il solo non essere onesto, sincero e trasparente fino in fondo col mio compagno\a di cammino?

Le spietatezza deve essere rivolta verso se stessi, sì certo è vero, ma quando questa coinvolge nostro malgrado il nostro prossimo come ci si comporta? Siamo esseri sociali, quindi a meno di vivere eremiti sulla cima del monte, ci relazioniamo e reliamo col nostro prossimo, se poi questo nostro prossimo è anche nostro compagno\a di cammino che si fa riguardo all'onestà, la sincerità, la trasparenza di rapporto?

Talvolta queste qualità (perchè tali comunque le ritengo..), anche se volute applicare a noi stessi trovano riscontro e riflesso nel nostro fratello\sorella e la loro stessa auto-applicazione a noi stessi talvolta è motivo di grande spietatezza di rimando nel nostro fratello\sorella. Il mio essere spietatamente onesto, sincero e trasparente con me stesso può non permettermi di mentire sul\la fratello\sorella e quindi il dilemma; rinuncio all'onestà, sincerità, trasparenza di ciò che sono, penso e credo, oppure dico penso e agisco per come sono pur magari sapendo a priori di arrecare danno, talvolta persino inutile, al mio fratello\sorella?
Perchè il punto principale forse è questo, non è tanto il danno nell'immediato che si può arrecare, talvolta la "cura" passa anche per un danno, sia pure provvisorio, quanto quando il danno è inutile e sterile, ossia resta tale e quale, punto e basta, senza evolvere in alcun frutto e comprensione.

Cioè, quando la nostra sincerità, trasparenza, onestà non aiuta, ma reca solo danno fine a se stesso, allora forse, andrebbe taciuta e sopita. Ma per saperlo occorre una grande conoscenza di sè e dell'altro da sè, sapere in anticipo se e quando sarà di aiuto oppure no, ma questa è una cosa che non è certo da tutti, direi quasi più prerogativa dei maestri piuttosto che dei fratelli\sorelle co-aspiranti nostri in cammino.

Insomma non è così facile venirne fuori puliti dal discorso senza danni collaterali. Onestà, sincerità, trasparenza innanzi tutto a tutti i costi anche a costo di... oppure mediazione, compromesso, calcolo delle possibilità di "cura", con relativa terapia somministrata magari a piccole dosi? Non è così facile, almeno al mio sentire, uscirne puliti.


Teano.
Quando necessito di essere me stesso anche esteriormente, cerco la solitudine. Altrimenti cerco di praticare il silenzio.

Con successi alterni.

Solitamente l'altro non vuole l'onestà, vuole sentirsi dire ciò che gli piace.



B
. Compiacere?
Davvero ce la fai?
Mi servirebbe in effetti un pò per il marketing..ma vien dura.
Se non si sceglie d'essere onesti con l'altro perchè non è quello che vuole, quanto quel che gli piace, allora sarà un compiacere..ma meglio il silenzio quando è possibile, certo.
(Per il marketing bisogna pure compiacere..ma è un'altro capitolo..)

Teano.
Trovare l'equilibrio per muoversi nel mondo senza lasciar traccia non è facile. Non lasciar traccia significa non generare altro karma. Significa azione equanime, significa azione nel distacco dai suoi frutti, significa armonia, significa ottemperare al varna asrama.

Ogni via trova al suo interno le modalità più opportune per vivere i piccoli misteri.


Domanda. 09/06/2015
Cosa significa che l'iti iti ricostruisce l'altro senza ricostruire l'io? Come può svanire l'io? Come può esserci esperienza senza "io" che la faccio?

Premadharma » 09/06/2015,

Come l'innamorato perde l'io proiettandosi nell'amata, così l'amore vive senza io.
Così come sai di aver dormito nonostante non ci sia stato alcun io a fare esperienza del sonno.

O come direbbe qualcuno c'è un io apparente, come una corda bruciata di cui rimane la traccia, la struttura, ma non ha più le caratteristiche intrinseche della corda, ossia la capacità di legare, aderire. Sembra siano parole attribuite a Shankara.

cielo
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Re: Cos'è l'amore

Messaggio da cielo » 05/03/2017, 15:31

Mauro ha scritto:
05/03/2017, 15:29
Mettere l'altro di fronte a sé stesso, se non richiesto, è una violenza inutile
Poichè mi sento preso in causa da questa frase che risveglia un mio senso di colpa, voglio chiedere ufficialmente scusa a Fedro per essere intervenuto bacchettandolo sulla sua -peraltro ammessa- distrazione in relazione ad una sua frase scritta in altro thread.
Shanti.
Perchè hai il cuore di burro?
Attento perchè poi viene chi te lo ruba.

Mauro
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Re: Cos'è l'amore

Messaggio da Mauro » 05/03/2017, 15:41

cielo ha scritto:
05/03/2017, 15:31

Perchè hai il cuore di burro?
Attento perchè poi viene chi te lo ruba.
Ho l'esistenza minata dai sensi di colpa per via di molte cavolate che faccio o dico.
Quella frase di Teano me ne ha fatto emergere uno.
I sensi di colpa dovuti ad azioni sbagliate si possono affrontare in due modi (IMHO):
1) negare l'errore ed andare caparbiamente sulla stessa strada dell'errore, inventando mille scuse per placare i sensi di colpa, ingigantendo il problema;
2) ammettere semplicemente l'errore, e cercare di reintegrare i sensi di colpa conseguenti.

Talvolta uso il primo approccio.
Stavolta ho ritenuto opportuno ammettere lo sbaglio e girare pagina.

cielo
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Re: Cos'è l'amore

Messaggio da cielo » 06/03/2017, 9:56

Mauro ha scritto:
05/03/2017, 15:41
cielo ha scritto:
05/03/2017, 15:31

Perchè hai il cuore di burro?
Attento perchè poi viene chi te lo ruba.
Ho l'esistenza minata dai sensi di colpa per via di molte cavolate che faccio o dico.
Quella frase di Teano me ne ha fatto emergere uno.
I sensi di colpa dovuti ad azioni sbagliate si possono affrontare in due modi (IMHO):
1) negare l'errore ed andare caparbiamente sulla stessa strada dell'errore, inventando mille scuse per placare i sensi di colpa, ingigantendo il problema;
2) ammettere semplicemente l'errore, e cercare di reintegrare i sensi di colpa conseguenti.

Talvolta uso il primo approccio.
Stavolta ho ritenuto opportuno ammettere lo sbaglio e girare pagina.

Anche io ho l'esistenza minata dai sensi di colpa per via di molte cavolate che faccio o dico e, avendo molte interazioni (familiari e sociali) le opportunità di errare si moltiplicano in modo esponenziale, di lì il bisogno di ritrarsi, stare soli, sparire, essere dimenticati (fai almeno finta che non esisto più nella tua vita). In una parola sola: neutralizzarsi dai propri stessi effetti "egoichi".
Visto da un certo punto di vista fa ridere, prima creiamo un "io" ben solido, lo agghindiamo e lo "purifichiamo", perseguendo la nostra peculiare visione di "miglioramento", lo sosteniamo con idee "alte" e nobili ideali e poi, dopo che quest'io si è immerso nell'azione e ha creduto di poter "spingere" gli eventi con la propria volontà, si ritrova pronto per essere bastonato da una gragnuola di colpi di mazza per essere distrutto, considerate le conseguenze delle azioni.
Quell'io preparato e motivato viene fuori che ha fatto azioni che alle sera, nel consueto esame di coscienza imparato all'asilo, non passa il vaglio della maschera del censore, resuscitata alla bisogna, che massacra l'agente che ha lasciato tracce e generato karma, causando danni.

Quei brani sull'amore trovati causalmente mentre facevo tutt'altra ricerca sono capitati "a fagiuolo", a me che in quel momento stato giusto discutendo col censore perchè una buona volta si impegnasse non solo a mazzuolare quell'altro io agente, ma esprimesse sentenze definitive degne di soddisfare tutti gli agenti nei diversi ruoli. Troppo comodo generare sensi di colpa, se servissero a produrre azioni pensate come virtuose e non effetti disgreganti e sofferenza, altro karma, per dirla in altro modo, la avremmo risolta da tempo e non patiremmo continuamente le conseguenze del nostro errare, creando mondi e relazioni per poi distruggerle al primo soffio di vento insieme a quell'io fantasma che le ha create e sostenute.

E' che non siamo i registi del film, dobbiamo ammettere, se non l'errore che difficilmente vediamo in tutte le sue implicazioni, sfumature e conseguenze, almeno l'erranza, lo sbandamento dell'io che cercando di "fare il bene", fa danni, a sè stesso e al prossimo.
Emblematico e crudo il brano del dialogo sulla "madre" che proietta sui figli i propri desideri di felicità, pace, successo, onestà. Ogni volta che mi tocca rileggerlo, mi si attorcigliano le budella, ed era un po' che non lo rileggevo, essendo brani di sei anni fa.


"Cosa vuole il tuo io?"

Una domanda semplice che mi è stata fatta, ma assai efficace e diretta che ci costringe a metterci a nudo, sinceri almeno con sé stessi, anche perchè un sè stesso di referente bisogna individuarlo tra i molti rivestimenti che il fantomatico uomo ragno dell'io indossa per muoversi nel relativo in cui almeno si sente esistere.

Cosa vuole il mio io? Ahimè, di tutte le cose che vuole non ne ha nessuna, anche perchè è sfuggente nei desideri che crea e distrugge continuamente. Prima voleva una cosa, poi ne voleva un'altra, prima tendeva in una direzione, ma poi l'ha cambiata perchè andando in quella appena percorsa, vedeva che le aspettative erano mal riposte...Ma che io egoista! Sussurra il censore, agisci o no senza aspettarti nulla in cambio? Mica l'io può rispondere sì, altrimenti si prende un'altra mazzata ancora più forte. Dunque è evidente che manca la piena consapevolezza di sè, figuriamoci del Sè.
Il labirinto del Minotauro.
Il torello legato al palo con la catena di ferro. Che gira e tira la macina, ma non mangia il pane che ne verrà fatto, solo un po' di fieno, neanche erba fresca.
Vive del suo passato: erba ecca. Vede mulini a vento o serpenti in agguato nella penombra e li prende a sciabolate. Sciabolate al vento, aria senza forma.

Finchè c'è un io che si assembla intorno a un desiderio, per quanto nobile, ci si muove nel mondo e si lasciano tracce. Sarà la catena d'oro degli ideali e dei nobili principi a trattenerci al palo; ma sempre catena è.

Se il sangue si coagula e si inspessisce non scorre e il cuore ha difficoltà a pompare. Così agli "io" vengono gli ictus: si perde di colpo la funzionalità di una parte. E si prende la terapia della produzione di un po' di sensi di colpa, disinfiammatori che male non fanno...degli effetti collaterali ce ne freghiamo. Mai leggere il bugiardino.

Il fatto è che questo io che non riesce a rispondere alla fatidica domanda: "cosa vuoi?" non riesce a coagularsi intorno a un solo desiderio. E dovrebbe, invece, visto che crede di esistere in sè stesso, e non smette di interpretare i diversi copioni che freneticamente la vita gli passa uno ad uno. E l'unico desiderio davvero degno potrebbe essere quello di concentrare il desiderio della realizzazione: kama - moksha, invertendo il motore che muove il desiderio alla ricerca del benessere egoico, soggettivo (kama - artha ). Quel benessere che invece si consegue solo attraverso l'equanimità (artha-dharma).

L'io è sempre in confusione, perchè vuol credere in sè stesso, ma non si trova, neppure nei suoi stessi desideri.
Non è che il prodotto del "velamento di maya", frutto dell'ignoranza. Purtroppo dirselo non è sufficiente.
Vuole imperare, coagularsi intorno a un centro che immagina come risolutore di ogni problematica, ma è disperso continuamente in mille riflessi.
Intrappolato nella galleria degli specchi.
Non si accorge che è soltanto manas, mente empirica che esiste solo per conoscere il transitorio, non il Reale. Una mente proiettata nel relativo che ha creato, forgiandolo con "io e mio", e conseguentemente travolta da tempo-spazio-causalità.

"Cosa vuole il tuo io?"

Tentativo di risposta:
Ci è stato detto in tutte le salse che è l’ignoranza che porta l’essere individuato ad ampliare l’io, o l’idea della propria percezione, sino a sovrapporsi e dominare altri enti con le proprie idee, credo o filosofia. Di conseguenza qualsiasi cosa che questo io desidera, per quanto nobile, rischia di trasformarsi in un boomerang e abbattere quell'io desiderante. A questo punto uno potrebbe dire: e meno male che c'è l'effetto boomerang. E' vero, ma quanta sofferenza nel frattempo.

Sarebbe bello riuscire a emulare Ramana dove dice: «Non dico più “voglio” e nemmeno “non voglio”. Vivo adeguandomi alle circostanze».
Lo disse, dopo una passeggiata dopo pranzo, in cui sperava di stare solo con la natura e la montagna, durante la quale dovette mangiare altre quattro volte abbondanti pranzi per non far soffrire persone, che riconoscendolo nel viandante, volevano condividere il loro pasto con lui, o che avevano cucinato prelibatezze che stavano portando al Ramanasram per donargliele.

Mauro
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Re: Cos'è l'amore

Messaggio da Mauro » 06/03/2017, 10:03

Per me è intanto importante evitare infingimenti ed ammettere le proprie cavolate, quando le si riconosce.

cielo
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Re: Cos'è l'amore

Messaggio da cielo » 06/03/2017, 11:06

Mauro ha scritto:
06/03/2017, 10:03
Per me è intanto importante evitare infingimenti ed ammettere le proprie cavolate, quando le si riconosce.
scusa se l'ho fatto...
infingiménto s. m. [der. di infingere]. – Finzione, simulazione: parlare senza infingimenti.
Condivido, anche se di Cuor di Leone pare ce ne sia stato uno, di cui si narra.
io personalmente mi sento il cuore di pecora, diglielo a Rudra che c'ha una sorella umana.

Mauro
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Re: Cos'è l'amore

Messaggio da Mauro » 06/03/2017, 11:22

Scusa per aver fatto cosa?
E chi avrebbe mai questo "cuor di leone" di cui parli?
Quando scrivo di "evitare infingimenti", mi riferisco ad un mio sforzo, non mi riferisco a terzi.
Se riesco ad evitare infingimenti mi sento molto più leggero e soprattutto non devo accampare scuse per "autoassolvermi".

P.S.
Puoi spostare, per favore, il post in cui parlo di "manchester by the sea" nel mio "diario di viaggio"?

cielo
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Re: Cos'è l'amore

Messaggio da cielo » 06/03/2017, 13:10

Mauro ha scritto:
06/03/2017, 11:22
Scusa per aver fatto cosa?
E chi avrebbe mai questo "cuor di leone" di cui parli?
Quando scrivo di "evitare infingimenti", mi riferisco ad un mio sforzo, non mi riferisco a terzi.
Se riesco ad evitare infingimenti mi sento molto più leggero e soprattutto non devo accampare scuse per "autoassolvermi".

P.S.
Puoi spostare, per favore, il post in cui parlo di "manchester by the sea" nel mio "diario di viaggio"?
Mi riferivo al fatto che per riconoscere gli errori ci vuole coraggio, e ironizzavo sul fatto che quel coraggio si trova più facilmemte in un cuor di leone, piuttosto che in un cuor di pecora.

PS: il post di cui chiedevi lo spostamento mi sembra sistemato come volevi, ma non chiedere a me di farlo che non son capace.

Mauro
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Re: Cos'è l'amore

Messaggio da Mauro » 06/03/2017, 14:41

Mi riferivo al fatto che per riconoscere gli errori ci vuole coraggio, e ironizzavo sul fatto che quel coraggio si trova più facilmemte in un cuor di leone, piuttosto che in un cuor di pecora.
Io non credo ci voglia molto coraggio: basta "solo" scegliere la soluzione che ci alleggerisce il cuore

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