ANAM:
Vedi il Divino? Adoralo. Vedi il mondo? Ordinalo. Non vedi niente? Discriminalo nel distacco.
Possiamo quindi provare a vedere la mia serie di domande, a cui ho persino dato delle spiegazioni, come:
1) un atto di adorazione? L'ho persino accennato, alcuni post fa, rispondendo mi sembra a cielo, che lo scrivere lo vedo come un japa o namasmarana.
2) O un atto di ordinamento? Ho posto domande a cui ho dato risposte, di cui per ora, in 8 pagine, non si è data una sola alternativa, ma solo elusioni dall'argomento principale, elusioni che non solo non rispondono (potrebbe essere un bene perché forse non ci sono risposte), ma neanche risolvono le domande (il problema di tutto questo argomento sta proprio nel fatto di come dobbiamo rapportarci a domande che sono, forse fondamentalmente, forse persino cosmicamente, non evitabili).
3) O una discriminazione nel distacco? Non sto proponendo un fine utile (un paradiso, un potere, una conquista) per un individuo, sto invece cercando di mostrare (forse confermato anche da alcuni scritti e maestri tradizionali, e almeno per ora non ho sentito proposte per una diversa interpretazione dei medesimi) che forse esiste una "realizzazione perpetua", forse l'unica (e nella vera realizzazione, il senso di individualità non c'è).
Perché quello che propongo io sarebbe invece un "gioco della mente", che "non parte dal cuore", che "forse otterrà risposta solo in futuro", ecc.? Perché non lo vediamo come una devozione, un ordinamento e un distacco? Solo per la forma espositiva lunga e contorta? Siamo su di un forum, quindi in un luogo in cui o si ragiona, o si postano solo poesie e immagini. E siamo in uno degli argomenti più difficili mai affrontati (anzi, questo in particolare è forse il più difficile e il meno affrontato). Come altro posso esporre una questione elevata? La metafisica del Vedanta è realizzativa, ma è proposta anche (soprattutto?) con la speculazione, che è lo Jnana Yoga. Tra l'altro, anche dire "è tutto un gioco della mente", è un ulteriore gioco della mente, e forse è il più insidioso, se, invece di essere seguito da un totale silenzio, viene usato per non ragionare in un luogo (come questo forum) utile solo per i ragionamenti.
Quindi, le domande rimangono: ci sono alternative alle domande poste? Soprattutto all'ultima del precedente post? Ovvero: "Siamo sicuri che, una volta che è svanita l'identificazione con il "romanzo"/"sogno" (identificazione che è avvenuta e che svanirà grazie ai parametri realizzativi contenuti nello stesso romanzo/sogno!), il romanzo/sogno non debba poi proseguire indefinitamente, per poter mantenere vivi i parametri di non-identificazione?" A me sembra (persino nella Advaita Bodha Dipika, citata sia da me che da te) che ci siano delle proposte per tal fine. Proposte che non avrebbero neanche senso, altrimenti.