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Frammento

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cielo
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Frammento

Messaggio da cielo » 17/01/2021, 21:48

- 17 gennaio 2021 -

Condivido un frammento di dialogo affiorato dai tempi in cui si aveva la fortuna di dialogare con Bodhananda, che se ne è andato quattro anni fa.
Le sue sono poche parole essenziali, da meditare. Sempre fresche e nuove.
Chiedo scusa, ma trattandosi di un dialogo estemporaneo non posso completare i riferimenti delle citazioni riportate e del sutra iniziale.

Immagine

(VII) 29. Coloro che rifugiati in me, aspirano alla liberazione dalla nascita [nel testo: vecchiaia] e dalla morte conoscono Brahman, il Sè principale (adhiyātma) e tutto il karma [il principio dell'agire].

SK
Di nuovo sorge la mia famosa domanda da un milione di dollari, è proprio lì che gira: non riesco ancora ad aspirare alla liberazione dalla nascita e morte, come se la vita la vedessi come una bella avventura, pur se piena di prove dolorose.
Non riesco ad investire veramente nel goal finale, come se questa liberazione fosse qualcosa di troppo astratto o forse semplicemente perchè l'attaccamento alla vita, all'idea di tornare alla vita per stare con altri che ho amato fosse molto importante, non so…se lo sapessi non avrei questo chiodo che tormenta ancora il fachiro, penso che un certo punto capirò da sola realizzando lo stato di non-nascita e non-morte, a quel punto sarebbe irrilevante risvegliarsi ogni mattina in una forma finche non si disintegra del tutto, quando il vaso si rompe l'aria si mischia all'aria e chi se ne frega della brocca che era. Eppure....c'è qualcosa che si attacca, soprattutto alle altre brocche.

Cito Ramana:
M. La Realizzazione non è qualcosa che si debba conseguire partendo da zero, essa è già lì, occorre solamente liberarsi del pensiero “non sono realizzato”.
La quiete interiore o shanti non è altro che la Realizzazione, infatti non c’è alcun momento in cui il Sé non sia. Finché perdura il dubbio o la sensazione di non essere realizzati, occorre tentare di liberarsi da questi pensieri che sono causati proprio dall’identificazione di “ciò che è” con “ciò che non è”. Quando “ciò che non è” svanisce, resta solo “ciò che è”, l’Essere o Sé. Quando si vuole fare dello spazio in una stanza, basta rimuovere gli oggetti che la ingombrano, mica occorre portare lo spazio da un altro posto!


Ora cito due passaggi di Premadharma:
“Potremmo immaginare l'intera manifestazione come l'incarnazione del Divino ecco che allora l'essere che si manifesta nell'apparenza dei molteplici jiva vive il proprio riflesso nell'individuazione, secondo i vaisnava, è il lila del Divino che ama sé stesso attraverso l'esperienza. Ecco che il nascere e il morire è solo un'apparenza dei suoi involucri, Lui l'eternamente desto, non nasce né muore."

“È l'essere che si manifesta, indossando la molteplicità dei nomi e delle forme. Il male è semplice avidya di chi è identificato con i nomi e le forme e vive come dolore ciò che le danneggia o il lasciarle.”


Ecco, tutto attorno a me e in me stessa vedo e sperimento questa semplice avidya, vivo come profondo dolore l'idea di poter lasciare una forma amata, di non poter più assaporare quella sua unicità espressiva finchè non coglierò la sua presenza nel per sempre dell'intero, resterò tormentata e identificata.

Bodhananda
Nell’unicità di ogni forma ciascuna è libera di dedicarsi all’intero o al particolare, di trovare come di non trovare il senso.

SK
Questa risposta è come una donna incinta: cosa nascerà riflettendoci su?
Cosa scoprirò? L'Uno non ha parti, altrimenti che Uno è? Le parti sono solo apparenti, dunque relative non reali.

NM
L'uno ha parti se lo scindi e separi in parti. Il molteplice deriva dall'Uno, le parti sono apparenti, ma finchè ci credi sono vere e reali, lo sai.
Non ponendosi in un'ottica individuata, non identificandosi nella parte apparente, non si diceva che è sempre e solo Iśvara che si incarna (nella parte)?

SK
Ma la manifestazione "è" maya, ed essendoci dentro non ci si può esimere dall'attenzionarla e "farla propria", dunque si separa, come cavolo si fa a non separare?

BO
È tanto semplice: occupati solo di ciò che in questo momento è per te. Qualunque cosa sia il “te” e qualunque cosa sia il ciò.

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