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Omaggio a Sri Ganesha

La via del cuore, della devozione. L'abbandono al Divino per trascendere il divenire.
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cielo
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Omaggio a Sri Ganesha

Messaggio da cielo » 20/01/2019, 10:18

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Namaste Ganapataye

Tvam eva pratyaksham tattvam asi

Tvam eva kevalam kartâsi

Tvam eva kevalam dhartâsi

Tvam eva kevalam hartâsi

Tvam eva sarvam khalv idambrahmâsi

Tvam sâkshâd âtmâsi nityam

Omaggio a te, Ganapati!

Tu invero sei il principio manifesto.

Tu soltanto invero sei il creatore.

Tu soltanto invero sei il reggitore.

Tu soltanto invero sei il distruttore.

Tu, invero, tutto certamente questo Brahman sei.

Tu visibilmente sei l'eterno Sé.

Il nome Ganesha è formato dalle parole sanscrite gana e isha (signore), Ganesha significa letteralmente "Signore dei gana" ossia delle moltitudini, delle schiere degli eserciti celesti.

E’ la divinità dalla testa d’elefante, figlio di Shiva e Parvati.

A livello popolare Ganesha viene venerato soprattutto come colui che rimuove gli ostacoli ed è considerato la divinità protettrice di ogni impresa, nonchè simbolo dell’attività intelligente che guida al successo.

La simbologia iconografica della figura di Ganesha è però molto più complessa, ricchissima e interessante.
In questo scritto mi limiterò a sottolineare qualche aspetto della sua figura che più mi ha colpito, in un collage di notazioni la cui la parte preponderante è tratta da stralci di discorsi di Sai Baba e appunti personali (al fondo le note relative ai testi utilizzati e i link alle fonti reperibili sul web) .

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I nomi di Ganesha

Ganesha viene chiamato tradizionalmente con molti nomi, il primo nome si dice sia Vinayaka, il secondo nome Vighneśvara e il terzo Ganapati.

Vinayaka significa: " colui che non ha nessuno al di sopra di Lui ".

Per cui Vinayaka, il primo nome, non è collegato alla forma di Ganesha che noi conosciamo, la divinità con la testa di elefante, con la proboscide e una grossa pancia, il figlio di Shiva e Parvati, ma simboleggia l'Atma stesso, lo Spirito eterno, il Sé o consapevolezza onnipervadente.

E’ l'Atma che pervade il cosmo intero avendo preso forme differenti.

Non c'è alcun “capo” al di sopra dell'Atma; la parola Vinayaka scaturisce da questa idea in quanto significa letteralmente " nessun capo al di sopra di Lui " e rappresenta l'ideale del Sé che è indipendente, il Sé cosmico, universale, eterno, immortale e senza macchia, il Sé che non ha inizio né fine.

Vinayaka non è mai nato e colui che non è mai nato non morirà.

Il Divino non ha inizio e non ha fine e Vinayaka, che non ha alcuna autorità al di sopra, non è mai nato, non ha inizio ne fine.

Il secondo nome di Ganesha è Vighneśvara: il Signore di vighna.

La parola " vighna " ha due significati: uno è " tempo " e l'altro è "ostacolo, interferenza, scoglio, strettoia".

Noi siamo tutti legati al tempo, il nostro periodo di vita è all'interno della struttura del tempo; il tempo è il fattore che ci lega, che ci limita.

Quindi Vighna significa tempo ed "Isvara" significa Signore, per cui "Vighneśvara" significa " Signore del tempo".

Dio è il Signore del tempo o Vighna, per cui io Lo prego di far sì che il mio tempo sia interessante e non meccanico e ripetitivo.

Vighna significa anche " ostacolo ".


Nel corso della vita comprendiamo di non poter fare esclusivamente affidamento su noi stessi, sulle nostre capacità e sui nostri talenti, c’è il fattore sorpresa che subentra. Poiché il semplice affidarsi alla nostra abilità e capacità si rivela insufficiente e comprendiamo di commettere comunque errori, preghiamo Isvara, Dio stesso, perché presieda ad ogni nostra azione rimuovendo gli ostacoli.

Il terzo nome di Ganesha è Ganapati.

Ganapati significa “Signore dei Guna o delle schiere celesti”.
Tradizionalmente Ganapati è il primo di tutte le divinità ad essere onorato nel corso dei riti sacri.

I gana sono anche i sensi, Ganapati, pertanto, è il Signore dei sensi.

La parola GANA ha anche altri significati.

'GA' simboleggia l'intelletto (Buddhi) e 'NA' sta per 'saggezza' (Vijnana).
Quindi, Ganapati è il Maestro dell'intelletto e della saggezza.
L'Universo è sostenuto dagli dei (Gana), dei quali Ganapati è il capo. A questo mondo tutti hanno un maestro, fuorché Ganapati.
Egli è il Maestro di Se Stesso.

Ganapati si chiama anche Mushika Vahana (Colui che ha un topo come veicolo).

Vi chiederete com'è possibile che un topolino sia capace di trasportare sul suo dorso una persona grande come Vinayaka. Qui con la parola 'topo' non s'intende un ordinario topolino.
Esso simboleggia l'oscurità dell'ignoranza, perché è nell'oscurità che il topo si muove.
Mushika Vahana è Colui che sottomette l'ignoranza e dissolve l'oscurità.

Ganapati è’ anche detto Muladhara Shakti: “l’energia primeva”.
Qual è il principio base del Muladhara?
E’ il pranava, l’AUM.
Ganesha è il Pranavasvarupa, la personificazione dell’Omkar.
Qualunque lettera o parola si scriva o si pronunci, la sua sorgente è sempre l’ AUM, l’Omkar, il Pranava da cui tutti i suoni derivano. In questo senso Ganesha è considerato la Base di ogni attività e di ogni essere. Le orme di tutti gli animali sono di varie misure, ma quelle dell’elefante fanno sparire tutte le altre. Nella giungla l’elefante apre la strada; quando Ganesha si muove nella giungla della vita, Lo dovete seguire perché Egli è l’esploratore e il pioniere.

Ha anche nome Siddhi Vinayaka (“Colui che guida al successo”), Buddhi pradayaka (“Colui che elargisce intelligenza”): siddhi e buddhi sono due poteri; quando possiedi buddhi, il potere dell’intelletto, se è buono, puoi ottenere tutto. Sono ambedue nelle sue mani e reagiscono secondo i suoi ordini, eliminando gli ostacoli delle cattive azioni e incoraggiando le buone.

Se rendi culto a Ganapati otterrai siddhi e buddhi e, pertanto, anche la liberazione. Gli studenti pregano Ganapati perché dia loro un’intelligenza capace di farli raggiungere lo scopo della vita. Se però preghi senza buone intenzioni non otterrai nulla. Devi sviluppare il tuo intelletto al fine di trascendere i sensi, per indagare se le cose che attraggono la tua mente meritano o no di essere inseguite.
(…)

Oggi non c’è né devozione, né fede, né intelletto: la fede e la devozione sono Shiva e Shakti e buddhi è Ganapati. Se l’uomo non ha almeno una di queste virtù come farà a salvarsi?
Se non chiami la madre o il padre, ma riconosci in Ganapati il Principio che i genitori esprimono, e sarai capace di ricordarlo, Egli ti darà l’intelligenza e anche se non avrai la devozione, con la sua Grazia sarai salvato.
(…)

L’intelletto è il maestro del nostro corpo, perciò ci si rivolge a Ganesha con l'appellativo di Vinayaka.
Se l’intelletto è puro anche se non abbiamo una proboscite possiamo diventare dei Vinayaka, dei Ganesha. Molti si chiedono perché Ganesha ha la testa di elefante. E’ il simbolo dell’intelligenza e l’elefante è noto per la sua intelligenza. Ganapati possiede diversi tipi di conoscenza, e per questo si dice che è la testa degli dei.
Anche noi diciamo “Hai la saggezza di un elefante”. Mentre noi camminiamo senza badare alla strada, l’elefante è molto cauto ed esamina il suolo prima di fare un passo.
La testa d’elefante è il simbolo del ricettacolo di ogni saggezza e di ogni virtù.

Non crediate che Ganesha sia solo una strana figura con una testa d’elefante e un gran pancione. Non ha una gran pancia solo perché mangia tutti i dolciumi che gli offrono in ogni puja, ma perché in Lui sono tutti i mondi.

Lo si prega in questo modo: “o Tu che hai nel tuo ventre tutti i mondi, che cosa mai possiamo offrirti? In te sono tutti i mondi e gli esseri viventi, come possiamo lavarti nell’abisheka, nell’abluzione rituale, se in Te sono tutte le acque del mondo?”
Quando l’elefante va in acqua il suo corpo si alleggerisce in ragione dell’acqua che sposta, e ciò è simbolo di come Egli ci alleggerirà nelle acque del samsara, se lo preghiamo, ci farà galleggiare.
(…)
Ganapati è Colui che ci dona potenza spirituale ed intelligenza suprema, dette, rispettivamente, siddhi e buddhi. Esse vengono descritte come le Sue due consorti.
Poiché Egli è il Maestro della potenza spirituale e dell'intelligenza suprema, viene considerato, in termini terreni, loro marito. Vinayaka non ha desideri, ragion per cui non v'è necessità che abbia moglie e figli.
(…)


Il simbolo dell'elefante

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Il significato simbolico della testa di elefante, tipica di Ganesha, deve essere compreso appieno. L’elefante è dotato di profonda intelligenza. Ieri, per esempio, la Sai Gita (l'elefante di Baba) ha cominciato a correre quando ha sentito arrivare la macchina di Swami. Sebbene molte macchine fossero al seguito della macchina di Swami, la Gita è riuscita infallibilmente a riconoscere, dal rumore particolare, "quella" macchina. Questo è il motivo per cui si suole dire "intelligenza da elefante"; di una persona dotata di cervello acuto, si suole dire che possiede l'intelligenza di un elefante. L’elefante possiede il vigore datogli dall'intelligenza.
Esso ha, inoltre, grandi orecchie che gli permettono di sentire ogni minimo rumore. Ascoltare le Glorie del Signore è il primo passo da intraprendere nel sentiero della pratica spirituale e, per fare ciò, bisogna tenere le orecchie ben aperte. Dopo aver udito, è necessario riflettere su quanto si è appreso e poi metterlo in pratica. L’elefante accetta lode e biasimo in modo equanime. Quando ode qualcosa di brutto muove il corpo in qua e in là e si scrolla di dosso le cose indesiderate, mentre trattiene quelle buone.

Solo Vinayaka insegna le lezioni che sono fondamentali per l'umanità: non basta avere una statua da adorare ed offrirle cerimonie di culto per qualche giorno; bisogna invece cercare di diventare maestri di se stessi.
Esistono nove sistemi di devozione: ascoltare le Glorie del Signore; cantare la Sua Gloria; pensare al Signore e cantarne il nome; servirlo, mettendosi ai suoi Piedi di Loto; inchinarsi a Lui riverentemente; adorarlo; mettersi al Suo servizio come un servo fa con il proprio padrone; nutrire sentimenti di intima amicizia con il Signore; completo abbandono di sé a Lui.
L'elefante sta ad indicare l'unione del primo sistema di devozione con l'ultimo, cioè l'ascolto delle Glorie del Signore ed il completo abbandono a Lui, in modo che tutti gli altri sistemi devozionali intermedi vengano compresi.

L’adorazione di Vinayaka come divinità principale viene menzionata nei Veda e, sia in tali Scritture che nelle Upanishad, si parla del profondo significato di Ganapathi. Anche nella Gayathri si fa a Lui riferimento. Egli è Colui che infonde purezza nel corpo e caccia la paura dalla mente.
Si dice: "Possa Colui che è dotato di zanna spingerci a ciò" (alla meditazione) facendo riferimento alla Sua zanna. Alcune persone, per ignoranza, fanno commenti sulla forma di grosso animale che questa Divinità Suprema possiede e si chiedono come un essere, di dimensioni così mastodontiche, possa cavalcare un topolino, il quale viene descritto come Suo veicolo. Il topolino è simbolo del buio dell'ignoranza, mentre Ganesha rappresenta il fulgore della Saggezza che dissipa le tenebre dell'ignoranza.
(…)

Il topo è il veicolo del Signore Vinayaka. Qual è il suo significato interiore? Il topo è attratto dagli odori ed è considerato l’incarnazione del senso dell’odorato, è un simbolo dell’attaccamento alle Vasana cioè all’odore e alle tendenze verso il mondo; è ben noto che, volendone catturare uno, si mette nella trappola un boccone dall’odore forte. Il topo simboleggia anche il buio della notte perché nell’oscurità può vedere bene e muoversi liberamente. Come veicolo di Vinayaka, esso esprime una cosa che porta l’uomo dall’oscurità alla luce; il Principio di Vinayaka manifesta quindi ciò che rimuove le abitudini ed i pensieri malvagi ed infonde nelle persone buona condotta e pensieri buoni.

(...)

Vinayaka: il sacrificio.

L'insegnamento di Vinayaka è incentrato sul sacrificio. Potrete non seguire quanto è contenuto nei Purana, ma non potrete non rilevare i principi fondamentali che, tali Scritture, hanno inteso comunicare all'umanità.
Quando Vinayaka si accingeva a scrivere il Mahabbarata che Gli sarebbe stato dettato dal saggio Vyasa, quest'ultimo pose come condizione che, durante la stesura dell'opera, Vinayaka non si sarebbe dovuto mai fermare, qualunque cosa Vyasa avesse detto. Anche Vinayaka, tuttavia, disse che avrebbe scritto, a patto che Vyasa non interrompesse la sua dettatura. Mentre Vinayaka era intento a scrivere, la Sua penna si ruppe ed Egli non esitò a rompere una delle proprie zanne per poterla usare come penna. Questo è il motivo per cui Egli viene chiamato Ekadanta, che significa "Colui che possiede una sola zanna”. Questo è un esempio illuminante relativo allo spirito di sacrificio che Vinayaka dimostrò per il bene dell'umanità. Ecco perché i Veda proclamano che, solo attraverso il sacrificio, si può ottenere l'immortalità.
Amore e sacrificio sono le due componenti della devozione verso Dio. Non esiste nulla più grande di questo. La conoscenza del Sé è fondamentale.
Questo fu il principale insegnamento di Adi Shankara per tutta la sua vita, poiché egli predicò e mise in pratica l'insegnamento vedico: "Unico Spirito Supremo è presente in tutti gli esseri" ed anche "L'unica Verità viene, dal saggio, descritta in molti modi".
Egli predicò anche che la Saggezza altro non è che "manifestazione evidente della non dualità". Durante gli ultimi giorni della sua vita, tuttavia, Shankara comprese che la devozione è più grande della saggezza. Nella sua famosa opera Bhaja Govindam, Adi Shankara sottolinea che solo il sentiero della devozione potrà condurre l'uomo a liberarsi dal ciclo delle nascite e delle morti.

Solo quando capirete il significato recondito del principio di Vinayaka riuscirete a celebrare appropriatamente la festività di Vinayaka Chaturthi.

Uno dei maggiori insegnamenti della Bhagavad Gita è contenuto nel seguente verso (sloka):

"Arrenditi a Me ed offrimi tutte le azioni. Io distruggerò tutti i tuoi peccati e ti conferirò la Liberazione"

Fino a quando l'uomo sarà immerso nell'attaccamento al corpo, egli verrà perseguitato da ogni sorta di difficoltà e miserie. L'attaccamento al corpo è la causa prima dei pensieri. Ecco perché Krishna esortò l'uomo a rinunciare ai suoi attaccamenti al corpo. Il significato insito in questa affermazione è che l'uomo deve sperimentare l'unità nella diversità. Senza l'individuo non può esistere la società. Senza la società non può esistere la creazione.
Innanzitutto dobbiamo quindi riconoscere il ruolo dell'individuo. Poi riusciremo a capire il principio della società, che a suo tempo ci porterà a comprendere la creazione. Chi comprende la creazione diventa uno con Dio.
Infatti il principio della società, della creazione e di Dio sono estremamente presenti nell'individuo. Ecco perché prima di tutto ci si deve sforzare di capire l'individuo.
Vyashti quindi simboleggia l'individuo (Jiva) mentre Parameshti simboleggia Dio (Deva). Non c'è molta differenza fra l'anima individuale e lo Spirito Cosmico. Fino a quando l'individuo si identifica col corpo conduce una vita molto ordinaria. Solo quando si identifica con la creazione, può capire il principio della creazione stessa.
Innanzitutto l'uomo deve sforzarsi di capire il vero significato di 'individuo': questo è il messaggio di Vinayaka.

La sillaba 'GA' (intelletto) nel nome Ganapati simboleggia questo aspetto.
La sillaba 'NA' sta per 'saggezza'. Pertanto Ganapati è Colui che garantisce un buon intelletto e conferisce la saggezza.
Oggi la gente adora Vinayaka senza capirne veramente il significato.
Vinayaka simboleggia le qualità di un vero 'leader' sotto ogni aspetto.

La frase 'viyate nayake iti vinayaka' significa: 'Egli è il Maestro di Se Stesso'.

Molti in questo mondo adorano Vinayaka, ma Vinayaka non adora nessuno, perché non ha nessuno che gli sia superiore.
Persino Isvara, il Padre, adora Suo figlio Vinayaka, ma non succede il contrario.

Oggi nessuno cerca di capire il principio di Parameshti (Dio), che è la forza fondamentale che si trova dietro l'individuo, dietro la società e dietro la creazione. Parameshti è il capo di tutti.

In questo mondo l'uomo intraprende molteplici attività, delle quali alcune sono buone ed altre no.
Il pensiero dell'uomo è la causa prima della dualità. I buoni pensieri portano a compiere buone azioni e i cattivi pensieri portano a compierne di cattive. L'uomo è l'incarnazione di decisioni e negazioni.
La vera pratica spirituale risiede nel controllare questi pensieri e le loro aberrazioni.


"Oggi l'uomo è turbato dalle preoccupazioni e dalle ansietà.

Non c'è un momento in cui egli sia libero dalle preoccupazioni.

Quali sono le preoccupazioni che disturbano l'uomo?

Nascere è una preoccupazione: trovarsi sulla Terra è una preoccupazione;

il mondo è causa di preoccupazioni ed anche di morte;

tutta l'infanzia è una preoccupazione e così pure la vecchiaia;

la vita è una preoccupazione;

il fallimento è una preoccupazione;

tutte le azioni e le difficoltà causano preoccupazioni;

persino la felicità è una misteriosa preoccupazione."

(Poesia Telegu)

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Ganaphati Prarthana


Fonti:
http://www.saibaba.it/discorsi/20020912.pdf
http://www.saibaba.it/discorsi/19940909.html
Pensiero del giorno di Prashanti Nilayam 3 settembre 2008
Note tratte dal libro La vita di Sai Baba di Kasturi, volume I
http://www.superzeko.net/tradition/Gana ... ishad.html

cielo
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Re: Omaggio a Sri Ganesha

Messaggio da cielo » 26/08/2020, 14:59

Tu [sei] terra, acqua, fuoco, aria, etere.

Tu [sei] i quattro stati della parola.

Tu, di là dalla triade dei guṇa;

Tu, di là dalla triade dei tempi;

Tu, di là dalla triade dei corpi,

Tu sei in permanenza dimorante nel mūladhārara.

Su di te [come] essenziato della triade delle potenze, su di te gli yogī costantemente meditano.

Tu [sei] Brahmā, tu Viṣṇu, tu Rudra,

tu Indra, tu Agni [Fuoco], tu Vāyu [Vento],

tu Sūrya [Sole], tu Candra [Luna],

tu la santa formula Bhūr Bhuvas Suvar

Om [Terra, Atmosfera, Cielo, Oṁ].

Il principio dei Gaṇa [G] dapprima avendo emesso, quindi immediatamente il principio dei suoni [A],

[sei] l’anusvāra [Ṃ], l’energia del Supremo, sorta dalla mezzaluna.

Il glorioso Mahāgaṅapati [è] la divinità.


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Oṁ! Gaṁ!

Ganapataye namah) |

ekadantāya vidmahe |

vakratundāya dhimahi |

tanno dantī pracodayāt |

All’Unidentato attentamente guardiamo,

su Quegli dalla curva proboscide meditiamo.

Quello dalla zanna possa così ispirarci



estratti dall'Upaniṣad di Gaṇapati qui

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