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Navarātra: le nove notti

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cielo
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Navarātra: le nove notti

Messaggio da cielo » 10/10/2018, 19:32

Oggi, secondo il calendario vedico-induista inizia il Navarātra (navaratri in hindi) il periodo di nove notti e dieci giorni della festività lunare di Dasara durante la quale si celebra la vittoria della Madre divina (nella forma guerriera di Durga) contro il demone Mahisha.

La puja si tiene i primi nove giorni della quindicina "chiara" [śuklapakṣa] della luna (crescente) del mese di āśvina (settembre-ottobre).

Le nove notti vengono dedicate al riconoscimento dei tre aspetti della Madre divina.

Nella triade lunare delle tre divinità, Durga rappresenta il momento del combattimento (la Guerriera invincibile: Aparājitā), Laksmi rappresenta l’abbondanza e la fecondità (la Madre Terra) e Sarasvati rappresenta la saggezza e la conoscenza sacra (l’Antica che tutto conosce).

I primi tre giorni sono dedicati a Durga, poi a Laksmi e infine a Sarasvati, la Bianca.

La decima notte è Dasara, in cui la Madre torna Una in unione con Shiva Mahakala.

Allego un breve brano di Sai Baba in cui vengono date alcune informazioni su questo rito.

Tridalam Trigunakaram

Trinetram Cha Triyayudham

Trijanma Papa Samharam

Eka Bilvam Sivarpanam


Una foglia di bilva con tre petali

viene offerta al Signore Shiva

Colui che ha tre occhi

Incarnazione dei tre guna

che tiene in mano il tridente

e distrugge i peccati accumulati in tre vite.

Durante le festività di Navaratri tutti eseguono la puja a Devi (l'adorazione della Madre divina), che conferisce energia all'individuo.

L'adorazione di Lakshmi porta ogni genere di ricchezze e quella di Sarasvati l'istruzione ed un buon intelletto.

Perciò durante la festa di navaratri l'adorazione di tutti e tre gli aspetti della Dea sono molto importanti.
In tutta questa adorazione la rettitudine (dharma) è della massima importanza.

Compite le azioni solo dopo esservi interrogati sulle loro conseguenze.

Ci si dovrebbe chiedere quali saranno i risultati di una particolare azione e solo dopo compierla.

Questa capacità di ragionamento è dominio dell'intelletto (buddhi), che è onnipervadente nel corpo umano.

Proprio come la corrente elettrica passa attraverso il filo, l'intelletto entra in tutti i sensi di un essere umano e li influenza.
Perciò, ogni essere umano dovrebbe fare un uso appropriato del proprio intelletto ed intraprendere in ogni momento solo rette azioni.
Senza dubbio si è legati al risultato delle proprie azioni, buone o cattive che siano, e nessun risultato è possibile senza compiere un'azione.

I Pandava sperimentarono il risultato delle loro azioni (karma) e lo stesso fece Sita, come viene descritto nel Ramayana.

Pertanto dovete compiere solo azioni buone e sacre che siano benefiche per la società, santificando così le vostre vite.

Il lato sinistro del torace del Signore Mahavisnu è la dimora della Dea Lakshmi.

Seduta nella Sua sacra dimora Ella riversa la Sua Grazia su tutti.

Anche il Signore Visnu è conosciuto come Narayana.

Al Signore Narayana in questo contesto non ci si riferisce come a Lakshminarayana, ma come a Sathyanarayana.

Sathyanarayana si muove tra la gente, scherza con noi, ci parla e rende tutti felici.

Lakshminarayana si sdraiò su Adisesha, il serpente.

Anche questo Sathyanarayana venne cullato sotto il letto da un serpente quando era un neonato.

All'apparenza Sathyanarayana è come un qualsiasi altro essere umano, ma possiede poteri straordinari e sovrumani, indescrivibili.

Egli appare molto innocente, ma la Verità (Sathya) è la qualità più importante che Egli ricerca nella gente.

Ovunque vada, insegna solo la Verità perché è dalla Verità che emerge la rettitudine, il dharma.

Sathyannasti paro dharma:
Non esiste dharma più grande dell'aderenza alla Verità.

Estratto del discorso di Sai Baba del 9 ottobre 2008.


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cielo
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Le tre Madri

Messaggio da cielo » 16/10/2018, 22:11

LE TRE MADRI

Durgā o Mahā Kālī è l’incarnazione dell'aspetto femminile dell’Energia

Durgā è solo energia.

Lakṣmī è la forma della nostra beatitudine.

Sarasvatī è la forma della nostra parola.

Perciò, tutte e tre sono presenti in ognuno di noi.

Non dobbiamo uscire per cercarle così come non dobbiamo cercare la nostra umanità.

Infatti l’umanità è Divinità, l’uomo è Dio.


Tutti pregano Lakṣmī, Sarasvatī e Pārvatī.

Si diventerà Lakṣmī, Durgā e Sarasvatī con la mera ripetizione di parole, canzoni e versi?

Se avete buone qualità, diventerete Lakṣmī.

Se controllate i sensi diventerete Lakṣmī.

Se riuscirete a mantenere la mente sotto controllo diventerete Durgā.

Quando avrete entrambe le cose, tutte le cose che direte diventeranno verità.

Allora sarete Sarasvatī.


Durgā, Lakṣmī e Sarasvatī risiedono nel cuore umano.
Gli uomini sono inclini ad esibire qualità rajasiche come ira ed odio.
Esse sono gli aspetti minacciosi di Durgā.
Le canzoni e le poesie al Divino, e le piacevoli vibrazioni prodotte, indicano il potere di Sarasvatī.
Le pure qualità che sorgono nell'Uomo come compassione, amore, pazienza e simpatia, derivano da Lakṣmī.

Quando le persone adorano Durgā, Lakṣmī e Sarasvatī esteriormente con immagini o icone, esse danno forme fisiche alle forze sottili che sono in loro stesse.

La sfortunata e pericolosa condizione dell'uomo oggi è che egli non riconosce i poteri dentro sé stesso e non sviluppa rispetto per essi. Egli insegue l'esteriorità, attratto dalle forme fisiche.

La connessione tra il materiale ed il sottile deve essere capita.

Il rimedio per la vita dell'uomo è racchiuso dentro sé stesso.

Ma l'uomo cerca i rimedi dall'esterno.


Durgā, l'Energia

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"Durga la dea" di Heike Becker



Durgā è la Śakti, la Dea Madre a cui si deve l'energia fisica, mentale e spirituale

I primi tre giorni di Navarātri sono perciò dedicati a Durgā, l'Inaccessibile, dea dell’Universo chiamata anche Kālī, altro nome per indicare Pārvatī, la consorte di Śiva di cui Durgā è una forma.

Durgā, assecondando le preghiere dei devoti assume molte altre differenti forme e aspetti tra cui Ambikā, Bhadrakālī, Devī. Nel sud dell’India viene adorata maggiormente in forme feroci e terribili.

Nel Mahābhārata ci sono vari riferimenti alla Devī nelle sue varie forme.

Quando i Pandava entrarono in incognito nella capitale di Virata, adorarono Durgā, che apparve loro accordando particolari grazie.
All'inizio della grande battaglia, Arjuna, su richiesta di Krishna, invocò Durgā, che apparve nel cielo e gli accordò favori per la vittoria.

La Dea rappresenta l’energia (la Śakti) del signore cosmico: Śiva, Īśvara o Parameśvara.
Rappresenta anche l’energia vitale che anima tutti gli esseri.

E’ l’energia distruttiva che annienta il male e nell’uomo annienta le cattive qualità.

Si riferisce al potere dell’azione: Kriyaśakti.

Durgā è Gāyatrī , ed è Bhur che rappresenta il corpo: è la materializzazione.


Lakṣmī, la Prosperità


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I successivi tre giorni di Navarātri sono dedicati a Lakṣmī, consorte di MahāViṣṇu, è una divinità che ebbe origine dal fianco sinistro del Paramātma, l’essere supremo.
Le analosie con Eva, nata dal costato di Adamo paiono significative.

Per ordine dell'Essere supremo, la leggiadra Dea si scisse poi in due incantevoli damigelle identiche per fisionomia, splendore, età, maestà, eleganza e sentimenti.

Una di esse era Lakṣmīdevī e l'altra Rādhādevī.

Lakṣmī, ebbe molte incarnazioni e apparve sulla terra in differenti forme ed in diverse epoche (tra cui Sitā e Rādhā) perché ogni qualvolta Viṣṇu cambiò la sua forma, anche Lakṣmī si adattò con una nuova forma e una nuova vita.
Due forme di Lakṣmī vanno ricordate in modo particolare: quella di Viṣṇu-priya Lakṣmī e quella di Rājyalakṣmī.

La prima è un'incarnazione della castità e delle virtù, l'altra è una cortigiana dei re.
Le analogie con "Eva tentarice" e "Eva madre condannata alle tribolazioni del parto" sono altrettanto significative.

Rājyalakṣmī è volubile e leggera, mentre l'altra Lakṣmī frequenta tutti i luoghi dove c'è virtù e carità e quando non c’è anche Rājyalakṣmī sparisce.

Il popolo indiano considera sacro il letame della mucca e nell'Anuśāsana Parva si narra come divenne sacro il letame.

Una volta una mandria di mucche stava pascolando in un vasto prato, quand'ecco che Lakṣmī passò di lì. Mahālakṣmī era compiaciuta per le mucche e disse loro di chiedere pure qualunque favore volessero. Le mucche, che erano l'espressione della prosperità e della contentezza, declinarono l'offerta di Lakṣmī e, dietro la sua ulteriore insistenza, dissero che avrebbero gradito avere prosperità anche in ciò che lasciavano come rifiuto.

Mahālakṣmī fece come le fu chiesto e, ancor oggi si può constatare come il letame delle mucche abbia numerose proprietà benefiche. La Dea rappresenta gli aspetti divini che contribuiscono ad aumentare la ricchezza e la prosperità nonché i pensieri buoni e costruttivi che favoriscono l’attecchire della Conoscenza.

Lakṣmī si riferisce al potere della volontà: Iśāśakti.

Lakṣmī è Sāvitrī, Bhuvah, che rappresenta la mente, il principio vitale, o la vibrazione.
Non è possibile svolgere alcun’attività senza tale vibrazione che proviene dalla mente e che rende il corpo funzionante.

Il corpo è, perciò, materializzazione e la mente è vibrazione.
La vibrazione pervade tutto, com'è il sentimento, così è la vibrazione.

Sarasvatī, la Saggezza

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La saggezza e la conoscenza sono i tratti caratteristici di Sarasvatī, la sposa di Brahmā.

Perché Sarasvatī viene raffigurata in compagnia del cigno?

Sarasvatī è la Divinità tutelare della cultura e quindi del linguaggio, attraverso il quale ci sono stati tramandati i Veda ed è considerata pertanto la personificazione dei Veda.

Ora, per articolare le parole, occorre respirare: l'inspirazione e l'espirazione dell'aria producono un suono naturale, noto come So-Hum, detto anche So-Ham che, anagrammato diventa hamsa, cigno.

Così Sarasvatī è nella respirazione e il suo veicolo è hamsa il cigno selvatico (o oca selvatica)

Gli ultimi tre giorni di Navarātri sono dedicati a Sarasvatī, Dea della sapienza e consorte di Brahmā, la divinità che crea.

Nel Brahmānda Purāṇa si racconta che la dea nacque dalle qualità sublimi (sattvaguna) di Brahmā stesso, mentre, assorto in meditazione, si preparava alla creazione.

Quando Brahmā le chiese chi fosse lei rispose: “Sono nata da te. Dammi un posto fisso dove risiedere e dei compiti da svolgere”.

Brahmā allora la chiamò Sarasvatī e le ordinò di stabilirsi sulla lingua di ogni essere umano.

Disse Brahmā: “Danzerai soprattutto sulla lingua delle persone colte; dovresti poi assumere l’esistenza terrena anche sotto forma di un fiume e la tua terza forma sarà il tuo vivere in me.”
Sarasvatī ne fu contenta.

I Purāṇa fanno riferimento a tre mogli di Brahmā: Sarasvatī, Sāvitrī e Gāyatrī . Ma queste tre persone, secondo il Matsya Purāṇa, sono un'unica e medesima entità.

Sarasvatī è chiamata anche la Bianca (per le sue vesti candide), è seduta su un fiore di loto bianco e tiene in mano un rosario, un libro e uno strumento musicale: la vina.
Viene dipinta sia seduta, sia in piedi, sia in atteggiamenti di danza.
Si pensa a questa divinità come alla Śakti (energia divina) di Viṣṇu ed anche di Śiva.

È la divinità tutelare degli scrittori e dei poeti e nelle biblioteche viene venerata con offerte di fiori, frutta e incenso.

Sarasvatī rappresenta il potere della discriminazione: Jñānaśakti.

Nella Gāyatrī rappresenta Svar, simbolo dell’Atma e della consapevolezza.

È la radiazione.

L'uomo ha le caratteristiche di tutti e tre gli stati:

Bhūr [la terra] (materializzazione)

Bhuvar [l’atmosfera] (vibrazione)

e Svar [il cielo] (radiazione)

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Fonti:
appunti personali e brani tratti dai discorsi di Dasara di Sai Baba tra cui:
discorsi volume I 88-89, pag. 63 e seguenti
Discorsi del 20 ottobre 2001 I e II parte, 1° novembre 2000, 9 ottobre 1994, 17 ottobre 2004.

cielo
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Dasara

Messaggio da cielo » 20/10/2018, 13:57

DASARA


Dasara o Vijayadashmi è il giorno in cui si ogni anno si compiono i riti sacrificali vedici (yajna) al termine delle celebrazioni durate nove giorni e nove notti: Navaratri.

Il grande rito sacrificale di Dasara comprende la cerimonia del fuoco, nel quale vengono fatte offerte di ghi (burro chiarificato), la recita da parte dei bramini di sacri mantra vedici, l'adorazione del Sole, l'adorazione della Madre divina, nonchè la lettura di tre diversi testi sacri.

E’ una delle festività più popolari, celebrata in tutta l’India, sebbene in modi diversi.

A Dasara si celebra la vittoria della luce, del bene, sull’oscurità, sul male.
In molti stati indiani è nota come la festa di Durga Puja, la celebrazione della vittoria di Durga su Mahishasura, il demone dalla testa di bufalo.

In alcune località, in passato e per l'occasione, era d'uso sacrificare un bufalo.

In accordo con una leggenda puranica relativa a questo giorno, il potente demone – bisonte Mahisasura sconfisse gli dei ed il loro re, Indra, che fuggirono, abbandonando i loro regni.
Essi si rivolsero alla Trimurti: Brahma, Vishnu e Shiva per chiedere aiuto.
La suprema Trinità decise di distruggere quel demone megalomane e incaricò la Madre Durga di fare il necessario per raggiungere questo scopo.

A cavallo di un leone feroce, equipaggiata delle armi di tutti gli altri dei, la Dea, in tutta la sua terrificante maestà, uccise il demone malvagio senza difficoltà alcuna.

Lo stesso giorno, il Signore Rama, Avatar di Sri Vishnu, combatté contro Ravana, un demone a dieci teste, restaurando la rettitudine (il dharma) sulla terra.

In molte località la festa di Dasara culmina con il rogo di una grande immagine del demone Ravana, re di Lanka.

Navarātri è la più lunga di tutte le feste indiane, viene celebrata nel corso di nove notti e nove giorni (secondo la nostra tradizione sacra è una “novena”) dedicati alle tre madri: Durga, Laksmi e Sarasvati, rispettivamente incarnazioni del potere dell'azione, della volontà e della saggezza.

Che la protezione della Madre brillante e multicolori discenda su di noi come pioggia dorata di beatitudine!

Hare Citrā Mahadevī!

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Kātyāyani

Messaggio da cielo » 21/10/2020, 19:33

In questo Navarātra 2020, il periodo di nove notti e dieci giorni della festività lunare di Dasara durante la quale si celebra la vittoria della Madre divina (Durga dalle nove forme) contro il demone Mahisha, ho scelto una Madre guerriera: Devi Katyayani, la Dea del potere, colei che incarnando lo spirito guerriero della Devi, fu in grado di uccidere il tirannico demone Mahishasura.

È la sesta forma di Durga e può essere raffigurata con quattro, dieci o diciotto mani.

Nello shaktismo è associata alle forme feroci della Shakti (l'energia divina). Tradizionalmente è associata al colore rosso, come anche la dea Parvati, la forma primordiale della Shakti.

Viene menzionata per la prima volta nella parte Taittiriya Aranyaka dello Yajurveda. Lo Skanda Purana menziona il suo essere stata creata dalla rabbia spontanea degli Dei, che alla fine la portò a sconfiggere e uccidere il demone, Mahishasura, cavalcando il leone.
Le sue imprese sono descritte nel Devi-Bhagavata Purana e nel Devi Mahatmyam, parte del Markandeya Purana attribuito al saggio Markandeya Rishi.

Il Vamana Purana menziona la leggenda della creazione della Dea in grande dettaglio:

"Quando gli dei angosciati dal terribile demone avevano cercato Vishnu, lui, con Shiva, Brahma e gli altri dei, si infiammò. Così dai loro occhi e volti vennero emesse altissime fiamme fino a formare una montagna di fulgore dalla quale si manifestò Katyayani, splendente come mille soli, con tre occhi, capelli neri e diciotto braccia.

Shiva le diede il suo tridente, Vishnu un sudarshana cakra (disco), Varuna uno shankha (una conchiglia), Agni un dardo , Vayu un arco, Surya una faretra piena di frecce, Indra un fulmine, Kuvera una mazza, Brahma un rosario e una pentola d'acqua, Kala uno scudo e una spada, Visvakarma un'ascia da battaglia e altre armi.

Così armata e adorata dagli dei, Katyayani si diresse verso le colline di Mysore. Lì, gli asura la videro e, affascinati dalla sua bellezza, la descrissero a Mahishasura, il loro re, che divenne ansioso di possederla.
Quando le chiese la mano, lei gli disse che per averla doveva vincerla nella lotta.

Così il demone assunse la forma di Mahisha, il toro, e iniziò il combattimento; alla fine Durga smontò dal suo leone e saltò sul dorso di Mahisha, lo colpì sulla testa con i suoi piedi delicati, ma con una forza così terribile che il demone cadde a terra privo di sensi.
Poi gli tagliò la testa con la sua spada e da allora fu chiamata Mahishasuramardini, l'uccisore di Mahishasura.

Oṃ Devī Kātyāyanyai Namaḥ!

Donaci il coraggio per sconfiggere il demone della paura

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