LE TRE MADRI
Durgā o Mahā Kālī è l’incarnazione dell'aspetto femminile dell’Energia
Durgā è solo energia.
Lakṣmī è la forma della nostra beatitudine.
Sarasvatī è la forma della nostra parola.
Perciò, tutte e tre sono presenti in ognuno di noi.
Non dobbiamo uscire per cercarle così come non dobbiamo cercare la nostra umanità.
Infatti l’umanità è Divinità, l’uomo è Dio.
Tutti pregano Lakṣmī, Sarasvatī e Pārvatī.
Si diventerà Lakṣmī, Durgā e Sarasvatī con la mera ripetizione di parole, canzoni e versi?
Se avete buone qualità, diventerete Lakṣmī.
Se controllate i sensi diventerete Lakṣmī.
Se riuscirete a mantenere la mente sotto controllo diventerete Durgā.
Quando avrete entrambe le cose, tutte le cose che direte diventeranno verità.
Allora sarete Sarasvatī.
Durgā, Lakṣmī e Sarasvatī risiedono nel cuore umano.
Gli uomini sono inclini ad esibire qualità rajasiche come ira ed odio.
Esse sono gli aspetti minacciosi di Durgā.
Le canzoni e le poesie al Divino, e le piacevoli vibrazioni prodotte, indicano il potere di Sarasvatī.
Le pure qualità che sorgono nell'Uomo come compassione, amore, pazienza e simpatia, derivano da Lakṣmī.
Quando le persone adorano Durgā, Lakṣmī e Sarasvatī esteriormente con immagini o icone, esse danno forme fisiche alle forze sottili che sono in loro stesse.
La sfortunata e pericolosa condizione dell'uomo oggi è che egli non riconosce i poteri dentro sé stesso e non sviluppa rispetto per essi. Egli insegue l'esteriorità, attratto dalle forme fisiche.
La connessione tra il materiale ed il sottile deve essere capita.
Il rimedio per la vita dell'uomo è racchiuso dentro sé stesso.
Ma l'uomo cerca i rimedi dall'esterno.
Durgā, l'Energia
"Durga la dea" di Heike Becker
Durgā è la Śakti, la Dea Madre a cui si deve l'energia fisica, mentale e spirituale
I primi tre giorni di Navarātri sono perciò dedicati a Durgā, l'Inaccessibile, dea dell’Universo chiamata anche Kālī, altro nome per indicare Pārvatī, la consorte di Śiva di cui Durgā è una forma.
Durgā, assecondando le preghiere dei devoti assume molte altre differenti forme e aspetti tra cui Ambikā, Bhadrakālī, Devī. Nel sud dell’India viene adorata maggiormente in forme feroci e terribili.
Nel Mahābhārata ci sono vari riferimenti alla Devī nelle sue varie forme.
Quando i Pandava entrarono in incognito nella capitale di Virata, adorarono Durgā, che apparve loro accordando particolari grazie.
All'inizio della grande battaglia, Arjuna, su richiesta di Krishna, invocò Durgā, che apparve nel cielo e gli accordò favori per la vittoria.
La Dea rappresenta l’energia (la Śakti) del signore cosmico: Śiva, Īśvara o Parameśvara.
Rappresenta anche l’energia vitale che anima tutti gli esseri.
E’ l’energia distruttiva che annienta il male e nell’uomo annienta le cattive qualità.
Si riferisce al potere dell’azione: Kriyaśakti.
Durgā è Gāyatrī , ed è Bhur che rappresenta il corpo: è la materializzazione.
Lakṣmī, la Prosperità
I successivi tre giorni di Navarātri sono dedicati a Lakṣmī, consorte di MahāViṣṇu, è una divinità che ebbe origine dal fianco sinistro del Paramātma, l’essere supremo.
Le analosie con Eva, nata dal costato di Adamo paiono significative.
Per ordine dell'Essere supremo, la leggiadra Dea si scisse poi in due incantevoli damigelle identiche per fisionomia, splendore, età, maestà, eleganza e sentimenti.
Una di esse era Lakṣmīdevī e l'altra Rādhādevī.
Lakṣmī, ebbe molte incarnazioni e apparve sulla terra in differenti forme ed in diverse epoche (tra cui Sitā e Rādhā) perché ogni qualvolta Viṣṇu cambiò la sua forma, anche Lakṣmī si adattò con una nuova forma e una nuova vita.
Due forme di Lakṣmī vanno ricordate in modo particolare: quella di Viṣṇu-priya Lakṣmī e quella di Rājyalakṣmī.
La prima è un'incarnazione della castità e delle virtù, l'altra è una cortigiana dei re.
Le analogie con "Eva tentarice" e "Eva madre condannata alle tribolazioni del parto" sono altrettanto significative.
Rājyalakṣmī è volubile e leggera, mentre l'altra Lakṣmī frequenta tutti i luoghi dove c'è virtù e carità e quando non c’è anche Rājyalakṣmī sparisce.
Il popolo indiano considera sacro il letame della mucca e nell'Anuśāsana Parva si narra come divenne sacro il letame.
Una volta una mandria di mucche stava pascolando in un vasto prato, quand'ecco che Lakṣmī passò di lì. Mahālakṣmī era compiaciuta per le mucche e disse loro di chiedere pure qualunque favore volessero. Le mucche, che erano l'espressione della prosperità e della contentezza, declinarono l'offerta di Lakṣmī e, dietro la sua ulteriore insistenza, dissero che avrebbero gradito avere prosperità anche in ciò che lasciavano come rifiuto.
Mahālakṣmī fece come le fu chiesto e, ancor oggi si può constatare come il letame delle mucche abbia numerose proprietà benefiche. La Dea rappresenta gli aspetti divini che contribuiscono ad aumentare la ricchezza e la prosperità nonché i pensieri buoni e costruttivi che favoriscono l’attecchire della Conoscenza.
Lakṣmī si riferisce al potere della volontà: Iśāśakti.
Lakṣmī è Sāvitrī, Bhuvah, che rappresenta la mente, il principio vitale, o la vibrazione.
Non è possibile svolgere alcun’attività senza tale vibrazione che proviene dalla mente e che rende il corpo funzionante.
Il corpo è, perciò, materializzazione e la mente è vibrazione.
La vibrazione pervade tutto, com'è il sentimento, così è la vibrazione.
Sarasvatī, la Saggezza
La saggezza e la conoscenza sono i tratti caratteristici di Sarasvatī, la sposa di Brahmā.
Perché Sarasvatī viene raffigurata in compagnia del cigno?
Sarasvatī è la Divinità tutelare della cultura e quindi del linguaggio, attraverso il quale ci sono stati tramandati i Veda ed è considerata pertanto la personificazione dei Veda.
Ora, per articolare le parole, occorre respirare: l'inspirazione e l'espirazione dell'aria producono un suono naturale, noto come So-Hum, detto anche So-Ham che, anagrammato diventa hamsa, cigno.
Così Sarasvatī è nella respirazione e il suo veicolo è hamsa il cigno selvatico (o oca selvatica)
Gli ultimi tre giorni di Navarātri sono dedicati a Sarasvatī, Dea della sapienza e consorte di Brahmā, la divinità che crea.
Nel Brahmānda Purāṇa si racconta che la dea nacque dalle qualità sublimi (sattvaguna) di Brahmā stesso, mentre, assorto in meditazione, si preparava alla creazione.
Quando Brahmā le chiese chi fosse lei rispose: “Sono nata da te. Dammi un posto fisso dove risiedere e dei compiti da svolgere”.
Brahmā allora la chiamò Sarasvatī e le ordinò di stabilirsi sulla lingua di ogni essere umano.
Disse Brahmā: “Danzerai soprattutto sulla lingua delle persone colte; dovresti poi assumere l’esistenza terrena anche sotto forma di un fiume e la tua terza forma sarà il tuo vivere in me.”
Sarasvatī ne fu contenta.
I Purāṇa fanno riferimento a tre mogli di Brahmā: Sarasvatī, Sāvitrī e Gāyatrī . Ma queste tre persone, secondo il Matsya Purāṇa, sono un'unica e medesima entità.
Sarasvatī è chiamata anche la Bianca (per le sue vesti candide), è seduta su un fiore di loto bianco e tiene in mano un rosario, un libro e uno strumento musicale: la vina.
Viene dipinta sia seduta, sia in piedi, sia in atteggiamenti di danza.
Si pensa a questa divinità come alla Śakti (energia divina) di Viṣṇu ed anche di Śiva.
È la divinità tutelare degli scrittori e dei poeti e nelle biblioteche viene venerata con offerte di fiori, frutta e incenso.
Sarasvatī rappresenta il potere della discriminazione: Jñānaśakti.
Nella Gāyatrī rappresenta Svar, simbolo dell’Atma e della consapevolezza.
È la radiazione.
L'uomo ha le caratteristiche di tutti e tre gli stati:
Bhūr [la terra] (materializzazione)
Bhuvar [l’atmosfera] (vibrazione)
e Svar [il cielo] (radiazione)
Fonti:
appunti personali e brani tratti dai discorsi di Dasara di Sai Baba tra cui:
discorsi volume I 88-89, pag. 63 e seguenti
Discorsi del 20 ottobre 2001 I e II parte, 1° novembre 2000, 9 ottobre 1994, 17 ottobre 2004.