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Aldilà del bene e del male?

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cielo
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Aldilà del bene e del male?

Messaggio da cielo » 02/02/2019, 11:20

85. Come avere una mente armonica? Prima di tutto occorre prendere consapevolezza che la mente, a seconda di come
viene direzionata, produce armonia o disarmonia.

Sul piano del relativo non c'è un bene assoluto come non c'è un male assoluto; sostenere quindi che l'uomo è nato buono o cattivo non ha senso.

L'uomo, in quanto tale, può creare intorno a sé bellezze o laidezze, gioia o dolore.
Per produrre una mente armonica occorre che ci sia una preparazione fin dall'età giovanile. La famiglia dovrebbe essere il primo gradino dell'educazione, il secondo dovrebbe essere la scuola, il terzo gradino è rappresentato dal rapporto individuo-lavoro.

E' ovvio che senza istruttori idonei (familiari, accademici, imprenditoriali, ecc.), non si può concepire un effettivo programma nel senso armonico imposto dalla vita e dalla ragione.

(...)

89. Occorre distinguere tra Brahman in sé e l'idea che ci si fa di Brahman, tra Brahman quale esso è e Brahman quale oggetto o semplice oggettivazione mentale.

L'uomo oggettivizza il Reale, antropomorfizza la Divinità e proietta nell'Assoluto persino l'idea del bene e del male.
(Raphael, "Alle fonti della vita", Edizioni Aśram Vidyā, pag. 123)


Casualmente ho trovato un dialogo sul bene-male, che accompagnava i sopracitati brani di Raphael in cui si evidenzia che nè il bene nè il male sono valori "assoluti" ma relativi all'impalcatura mentale di ciascuno.
Secondo me, imparare a discriminarli richiede una consapevolezza di fondo sul fatto che dipendono dal punto di vista che si assume per giudicare una catena di eventi, indagando e risalendo alla causa (al "movente", come si dice nel caso di crimini) che ha sostanziato quegli eventi specifici, scoprendo la radice che ha mosso la linfa dell'albero in una certa direzione per produrre qualcosa.

Si potrebbe, rimanendo nell'analogia, dire che una radice-bene può essere generatrice di un albero che dà anche fiori e buoni frutti, mentre una radice-male produce spine e frutti velenosi o un albero sterile, ostile a ogni forma di vita sul suo tronco.

E' evidente che la metafora è una mia proiezione dell'idea del bene e del male che ho, idea che probabilmente è abbastanza condivisa, ricordo il detto di un amico: "fare il bene, fa bene". Nel mondo di Cesare un'azione armonica e come una nota intonata che non crea fastidio alle orecchie dell'ascoltatore. Ma chi sceglie la tonalità su cui ci si dovrebbe intonare? Non mi addentro in questo discorso perchè sarei lunga, nelle società primitive, nei villaggi, la tonalità la sceglie il capo villaggio, ṅelle società cosiddette evolute?

Però...vista dal punto di vista del ladro, se il furto riesce, un paio di famiglie mangiano per qualche mese. "Fare il bene" per chi? Per me? Per te, noi, loro?
La tentazione, almeno per me, è assumere un punto di vista il più "universale" possibile, ma sappiamo che in nome della difesa di popoli uniti dal colore della pelle, dalla religione, da modelli economico-sociali, sono state perpetrate delle stragi e ineffabili crudeltà anche sui deboli e sui bambini. Stragi che non sono cessate, sempre in nome del cosiddetto bene per alcuni e male per altri.

Nel dialogo ci si domandava anche dove e come collocare il discorso del "male", così come quello del "bene" in quanto tema e problema universale di ogni ricercatore a cui ognuno di noi è chiamato a dare la sua risposta, cercando di leggerli in relazione l'uno con l'altro: bene e male.


Bodhananda. Il Vedanta lo colloca nell’avidya [il male].

D. Sì, ed il "bene" dove lo colloca, se lo colloca?

B. Cosa è il bene?

D. Bella domanda, bisognerebbe chiederlo a chi usa il termine dandogli un valore assoluto, universale o quant'altro...
mi pare fosse Plotino ad usare il termine Uno-bene

B. In questa esperienza il bene e il male non esistono; sono interpretazioni tonali del piano vibrazionale indossato.
Non esistono in sé. Ciò che un ente chiama male, un altro lo chiama bene.

C. A me pare sia relativismo puro.

B. Non nego Cesare. Ma sono in tutti gli esseri e tutti gli esseri sono in me.

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