Yudhishthira e il cane
Inviato: 24/09/2018, 21:47
Posto qui un brano tratto dal Mahabharata, parvam 17, adhyaya 3, strofe 1-22, traduzione di Stefano Piano, tratto dal testo "hinduismo antico" edizioni Arnoldo Mondadori Editore. Mai trovato in italiano una traduzione del Poema che fosse fedele trascrizione delle singole strofe, mi fa piacere leggerne alcuni spunti in questo libro. Il tema è quella dell' ascensione di Yudhishthira al monte Meru, una volta perduti i suoi 4 fratelli e la moglie Draupadi, in compagnia solo di un cane. A mio avviso il passo è suggestivo e molto educativo, per il forte afflato di compassione che lo permea.
Vaishampayana disse: 1. Fu allora che Shakra (Indra), riempiendo ovunque di fragore il cielo e la terra, s' avvicino col suo carro al figlio di Pritha (Yudhishthira) e lo invitò a salirvi.
2-6. E il re del dharma Yudhishthira, bruciato dal dolore per aver visto cadere i suoi fratelli, queste parole disse al Dio dai mille occhi: "Fà che vengano con me i miei fratelli che sono caduti quaggiù. O Signore dei sura, io non desidero andare in cielo senza i miei fratelli! E venga con noi anche la principessa tenera come un gelsomino, che merita la felicità, o Purandara; degnati di concederci questo".
Shakra disse: "Vedrai i tuoi fratelli in cielo, dove sono andati tutti prima di te, insieme a Krishna. Non affliggerti, o toro fra i discendenti di Bharata! Essi vi sono giunti dopo essersi liberati dal corpo umano. Ma tu andrai in cielo con questo corpo, siine certo!"
Yudhishthira disse: 7-16. "Questo cane, o signore di quel che è stato e di quel che sarà, mi è stato sempre devoto. Lascialo venire con me: il mio cuore ne ha compassione!
Shakra disse: "Tu hai ottenuto oggi, o re, una condizione immortale e pari alla mia, tutta la prosperità possibile, un grande successo e le gioie del cielo. Abbandona dunque questo cane: non vi è nulla di crudele in questo!"
Yudhishthira disse: "O nobile Dio che hai mille occhi, ben difficilmente tale atto ignobile può essere compiuto da un uomo nobile. Ch'io non debba aver a che fare con quella prosperità, se per ottenerla io debba abbandonare una creatura fedele".
Indra disse: "Nel mondo del cielo non vi è posto per chi ha un cane. Esseri divini colmi di collera (krodhavasha), gli sottraggono il merito ottenuto con riti sacrificali e opere pie. Perciò rifletti ed agisci di conseguenza. Abbandona questo cane: non vi è nulla di crudele in questo!"
Yudhishthira disse: "Si dice che l'abbandono di una creatura devota e fedele sia un gravissimo peccato, pari nel mondo all' atto di uccidere un brahmano! Per questo io oggi non abbandonerò in alcun modo questa creatura, o grande Indra, per mero desiderio della mia personale felicità. Una creatura spaventata, che mi è devota, che è tormentata perchè non ha altro rifugio, che si è rivolta a me, che è misera ed incapace di proteggere se stessa, che desidera salvare la propria vita: possa io compiere ogni sforzo per non abbandonare mai una simile creatura, neppure a costo della mia stessa vita. Questo è sempre stato il mio voto".
Indra disse: "Quel che è donato, quello che è offerto in sacrificio e quel che è versato nel fuoco come oblazione, se è visto da un cane, i Krodhavasha lo portano via. Abbandona dunque questo cane: grazie all' abbandono del cane otterrai il mondo dei Deva. Dopo aver abbandonato i tuoi fratelli ed anche la tua amata sposa Draupadi tu hai ottenuto quel mondo grazie alle tue azioni, o eroe. Perchè dunque non abbandoni anche questo cane, tu che hai lasciato tutto? Tu oggi sei smarrito."
Yudhishthira disse: "Nei vari mondi vi è questa certezza: non vi è amicizia e neppure inimicizia coi mortali che sono morti. Non potevo certo ridare loro la vita, e solo allora li ho abbandonati, non quando erano vivi. Abbandonare nel pericolo chi ha cercato in te rifugio, uccidere una donna, portare via ad un brahmana quel che è suo, tradire un amico: queste quattro cose e l' abbandono di una creatura devota e fedele, o Shakra, sono uguali per me."
Vaishampayana disse: 17. Quand'ebbe ascoltato queste parole del re del dharma, il Signore Dharma in persona, pieno di gioia, si rivolse a Yudhishthira, vero Indra tra gli uomini, con dolci parole risuonanti di lode iI Signore Dharma disse:
18-22. "O Indra fra i re, tu sei nato con la saggezza e l' atteggiamento di tuo padre (Dharma stesso), e con questa compassione verso tutte le creature, o discendente di Bharata! Ti ho esaminato una prima volta, o figlio, nella foresta del Dubbio, dove i tuoi coraggiosi fratelli furono colpiti a causa dell' acqua, e dove tu, rinunciando a entrambi i tuoi fratelli Bhima ed Arjuna, scegliesti la vita di Nakula, mostrando così di voler considerare uguali le vostre due madri. Ed ora, pensando che questo cane ti è devoto, hai rinunciato al carro divino; per questo non vi è nessun re che ti sia pari nel cielo. Tu hai quindi diritto di godere col tuo corpo dei mondi imperituri, o discendente di Bharata: hai conseguito la più alta meta divina."
Vaishampayana disse: 1. Fu allora che Shakra (Indra), riempiendo ovunque di fragore il cielo e la terra, s' avvicino col suo carro al figlio di Pritha (Yudhishthira) e lo invitò a salirvi.
2-6. E il re del dharma Yudhishthira, bruciato dal dolore per aver visto cadere i suoi fratelli, queste parole disse al Dio dai mille occhi: "Fà che vengano con me i miei fratelli che sono caduti quaggiù. O Signore dei sura, io non desidero andare in cielo senza i miei fratelli! E venga con noi anche la principessa tenera come un gelsomino, che merita la felicità, o Purandara; degnati di concederci questo".
Shakra disse: "Vedrai i tuoi fratelli in cielo, dove sono andati tutti prima di te, insieme a Krishna. Non affliggerti, o toro fra i discendenti di Bharata! Essi vi sono giunti dopo essersi liberati dal corpo umano. Ma tu andrai in cielo con questo corpo, siine certo!"
Yudhishthira disse: 7-16. "Questo cane, o signore di quel che è stato e di quel che sarà, mi è stato sempre devoto. Lascialo venire con me: il mio cuore ne ha compassione!
Shakra disse: "Tu hai ottenuto oggi, o re, una condizione immortale e pari alla mia, tutta la prosperità possibile, un grande successo e le gioie del cielo. Abbandona dunque questo cane: non vi è nulla di crudele in questo!"
Yudhishthira disse: "O nobile Dio che hai mille occhi, ben difficilmente tale atto ignobile può essere compiuto da un uomo nobile. Ch'io non debba aver a che fare con quella prosperità, se per ottenerla io debba abbandonare una creatura fedele".
Indra disse: "Nel mondo del cielo non vi è posto per chi ha un cane. Esseri divini colmi di collera (krodhavasha), gli sottraggono il merito ottenuto con riti sacrificali e opere pie. Perciò rifletti ed agisci di conseguenza. Abbandona questo cane: non vi è nulla di crudele in questo!"
Yudhishthira disse: "Si dice che l'abbandono di una creatura devota e fedele sia un gravissimo peccato, pari nel mondo all' atto di uccidere un brahmano! Per questo io oggi non abbandonerò in alcun modo questa creatura, o grande Indra, per mero desiderio della mia personale felicità. Una creatura spaventata, che mi è devota, che è tormentata perchè non ha altro rifugio, che si è rivolta a me, che è misera ed incapace di proteggere se stessa, che desidera salvare la propria vita: possa io compiere ogni sforzo per non abbandonare mai una simile creatura, neppure a costo della mia stessa vita. Questo è sempre stato il mio voto".
Indra disse: "Quel che è donato, quello che è offerto in sacrificio e quel che è versato nel fuoco come oblazione, se è visto da un cane, i Krodhavasha lo portano via. Abbandona dunque questo cane: grazie all' abbandono del cane otterrai il mondo dei Deva. Dopo aver abbandonato i tuoi fratelli ed anche la tua amata sposa Draupadi tu hai ottenuto quel mondo grazie alle tue azioni, o eroe. Perchè dunque non abbandoni anche questo cane, tu che hai lasciato tutto? Tu oggi sei smarrito."
Yudhishthira disse: "Nei vari mondi vi è questa certezza: non vi è amicizia e neppure inimicizia coi mortali che sono morti. Non potevo certo ridare loro la vita, e solo allora li ho abbandonati, non quando erano vivi. Abbandonare nel pericolo chi ha cercato in te rifugio, uccidere una donna, portare via ad un brahmana quel che è suo, tradire un amico: queste quattro cose e l' abbandono di una creatura devota e fedele, o Shakra, sono uguali per me."
Vaishampayana disse: 17. Quand'ebbe ascoltato queste parole del re del dharma, il Signore Dharma in persona, pieno di gioia, si rivolse a Yudhishthira, vero Indra tra gli uomini, con dolci parole risuonanti di lode iI Signore Dharma disse:
18-22. "O Indra fra i re, tu sei nato con la saggezza e l' atteggiamento di tuo padre (Dharma stesso), e con questa compassione verso tutte le creature, o discendente di Bharata! Ti ho esaminato una prima volta, o figlio, nella foresta del Dubbio, dove i tuoi coraggiosi fratelli furono colpiti a causa dell' acqua, e dove tu, rinunciando a entrambi i tuoi fratelli Bhima ed Arjuna, scegliesti la vita di Nakula, mostrando così di voler considerare uguali le vostre due madri. Ed ora, pensando che questo cane ti è devoto, hai rinunciato al carro divino; per questo non vi è nessun re che ti sia pari nel cielo. Tu hai quindi diritto di godere col tuo corpo dei mondi imperituri, o discendente di Bharata: hai conseguito la più alta meta divina."