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Atti impuri e Karma

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Fede79
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Atti impuri e Karma

Messaggio da Fede79 » 04/05/2018, 9:10

Salve,vorrei sapere se gli atti impuri e in particolar modo la masturbazione influiscono negativamente sul Karma.Grazie

cielo
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Re: Atti impuri e Karma

Messaggio da cielo » 04/05/2018, 9:30

Fede79 ha scritto:
04/05/2018, 9:10
Salve,vorrei sapere se gli atti impuri e in particolar modo la masturbazione influiscono negativamente sul Karma.Grazie
Il parroco che ha detto?

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Fedro
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Re: Atti impuri e Karma

Messaggio da Fedro » 04/05/2018, 10:10

Fede79 ha scritto:
04/05/2018, 9:10
Salve,vorrei sapere se gli atti impuri e in particolar modo la masturbazione influiscono negativamente sul Karma.Grazie
Seguendo la via della mano sinistra, sì :lol:

ortica
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Re: Atti impuri e Karma

Messaggio da ortica » 04/05/2018, 15:40

Fede79 ha scritto:
04/05/2018, 9:10
Salve,vorrei sapere se gli atti impuri e in particolar modo la masturbazione influiscono negativamente sul Karma.Grazie
Come ho già avuto modo di scrivere qui, la legge del karma è neutra, priva di qualsiasi valore retributivo e/o sanzionatorio, trattandosi semplicemente di causa che produce un effetto, ovvero di azione/reazione: se metto le dita nel fuoco mi brucio, se bevo un bicchier d'acqua mi disseto. Il fatto che nel primo caso l'effetto sia percepito come doloroso e nel secondo come piacevole non modifica in alcun modo la neutralità oggettiva della legge, benché tali percezioni possano essere utilizzate a scopo di apprendimento.

Partendo da questa premessa, vediamo di arrivare a una risposta logica alla tua domanda.
Mettere le dita nel fuoco influisce negativamente sul karma? No, perchè la domanda è errata in premessa, ma l'effetto di quella causa (mettere le dita nel fuoco) consiste nel bruciarsi le dita e bruciarsi le dita fa male.

Per quanto riguarda specificamente gli atti impuri (quali?) e la masturbazione, dipende.
Tenendo conto che l'apparato sessuale maschile ha un particolare funzionamento, direi che periodicamente è necessario svuotarne i serbatoi, perchè se non lo si fa prima di tutto si sente dolore e, in secondo luogo, ci si espone a malattie della prostata anche gravi nonchè a pericolosi danni psichici.
Immaginiamo una persona che debba urinare con urgenza, dunque ha la vescica piena di liquido. Ogni pensiero in quei momenti e fino allo svuotamento della vescica sarà assorbito da quella necessità impellente, talmente impellente da cancellare tutto il resto. Si tratta, evidentemente, di un'esperienza che tutti abbiamo condiviso almeno una volta nella vita.
La stessa situazione si verifica per i maschi della specie (per le femmine è un po' diverso) per quanto concerne il liquido spermatico.
O si provvede ad evacuarlo al più presto o fuoriuscirà da solo con le polluzioni notturne.
Trattenersi, sia nel caso dell'urina, sia nel caso del liquido spermatico, è dannoso.
Quindi, ove non si abbia la fortuna di una vita sessuale condivisa con un partner, la masturbazione è azione che comporta effetti positivi per il fisico e per la mente.

Ma, abbiamo detto all'inizio, dipende.
Perchè?
Perchè se la masturbazione diventa compulsiva, quindi non più regolata da una necessità naturale, ma da un impulso psico-fisico dominante, avrà effetti negativi per il fisico e per la mente.
Il che vale per qualunque altra azione: mangiare, evacuare, fumare, bere alcoolici, lavorare, fare sport, etc. etc.
Ciò che attiene alla sfera sessuale non ha conseguenze diverse da ciò che attiene ad ogni altra sfera umana.
Se c'è compulsione l'effetto sarà sicuramente negativo.

Sai come dicevano gli antichi: est modus in rebus.
;)

latriplice
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Re: Atti impuri e Karma

Messaggio da latriplice » 04/05/2018, 22:47

Allora nel mio caso le probabilità che mi ammali alla prostata sono estremamente basse.

Grazie, non avevo capito che masturbarsi svolge anche una funzione fisiologica importante per la salute fisica e mentale.

Basta però non esagerare ;) .

E poi non sono io l'agente, dimenticavo, ma rajas.

Mauro
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Re: Atti impuri e Karma

Messaggio da Mauro » 04/05/2018, 23:03

Fede79 ha scritto:
04/05/2018, 9:10
Salve,vorrei sapere se gli atti impuri e in particolar modo la masturbazione influiscono negativamente sul Karma.Grazie
No.
Te lo dice un esperto (non di karma).

Mauro
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Re: Atti impuri e Karma

Messaggio da Mauro » 04/05/2018, 23:06

La definiziine di ortica sulla masturbazione come di "svuotare i serbatoi", è fantastica... :mrgreen:

Mauro
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Re: Atti impuri e Karma

Messaggio da Mauro » 04/05/2018, 23:09

Fedro ha scritto:
04/05/2018, 10:10
Fede79 ha scritto:
04/05/2018, 9:10
Salve,vorrei sapere se gli atti impuri e in particolar modo la masturbazione influiscono negativamente sul Karma.Grazie
Seguendo la via della mano sinistra, sì :lol:
Mi hai fatto pensare al fatto che pur essendo mancino, uso per tali "atti impuri" la mano destra..
devianza nella devianza, ahimè! ;)

latriplice
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Re: Atti impuri e Karma

Messaggio da latriplice » 04/05/2018, 23:09

La definiziine di ortica sulla masturbazione come di "svuotare i serbatoi", è fantastica... :mrgreen:
Io a tal proposito ho coniato il neologismo "svuotalizio".

Mauro
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Re: Atti impuri e Karma

Messaggio da Mauro » 04/05/2018, 23:11

latriplice ha scritto:
04/05/2018, 23:09
La definiziine di ortica sulla masturbazione come di "svuotare i serbatoi", è fantastica... :mrgreen:
Io a tal proposito ho coniato il neologismo "svuotalizio".
O "svuotanismo"? (da "onanismo")

latriplice
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Re: Atti impuri e Karma

Messaggio da latriplice » 04/05/2018, 23:15

:oops: "Mi faccio uno svuotalizio" suona meglio. Certo che passata la cinquantina comincia ad essere una vasana.... del c...o! :roll:

Mauro
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Re: Atti impuri e Karma

Messaggio da Mauro » 04/05/2018, 23:26

latriplice ha scritto:
04/05/2018, 23:15
:oops: "Mi faccio uno svuotalizio" suona meglio.
"svuotalizio" mi fa rima con "vitalizio" o "sposalizio".
Mentre "svuotanismo" fa rima con "enteroclismo"... siamo sempre da quelle parti...

Tipo il dottore ti prescrive due "svuotanismi" ed altrettanti "enteroclismi"...
Allora si che poi vai leggero...

:lol:

cielo
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Re: Atti impuri e Karma

Messaggio da cielo » 05/05/2018, 10:21

COMPLESSO DI COLPA E RIPARAZIONE NEL RAPPORTO CON LA REALIZZAZIONE
Da "Fuoco di Ascesi" di Raphael - Edizioni Asram Vidya.

"Capita spesso che alcuni aspiranti e discepoli,come tanti spiritualisti in genere,siano pressati da contenuti psicologigici di varia natura si da impedire la Sadhana [ascesi] sulla via della Realizzazione. Consideriamo per esempio il"complesso di colpa" che può rappresentare un fattore influente nella vita dell'aspirante. Senza voler entrare in disquisizioni dottrinarie e accademiche, cercheremo con semplicità di dare qualche ragguaglio.

Che cos'è un complesso di colpa?
Dopo aver compiuto un'azione,ideale o prettamente materiale-soggettiva, possiamo avere un sentimento di colpa, possiamo credere di aver commesso un'infrazione, un peccato o una trasgressione, per cui ci sentiamo in conflitto.
Per il soggetto tale sentimento costituisce un'"offesa" a qualcosa o a qualcuno; dunque, si trasgredisce a un principio che abbiamo accettato in modo conscio o inconscio.

Esaminiamo prima di tutto il caso di un religioso perchè abbastanza eloquente. Il suo atteggiamento parte da questa premessa: seguo la religione [qualunque essa sia nel nostro caso], questa mi obbliga alla purificazione delle mie qualità per essere accetto a Dio, e siccome capita che ancora alberghino in me aspetti impuri mi sento in colpa per non essere capace di ottemperare a tale norma.
Questi complessi di colpa si accumulano nel tempo perchè le qualità indesiderabili possono essere tante per cui si arriva a una condizione psicopatica.

Dal complesso di colpa, dall'aver trasgredito a un ordine o a un principio,ecc.., nasce il sentimento opposto riparatore, di pentimento, quindi ci si impone di ripetere, per esempio, tante volte una certa preghiera, un mantra, il privarsi di cibo, di sonno o di indumenti; si può arrivare persino alla menomazione di un arto, ecc..

Eseguito l'atto riparatore, la "penitenza, o la punizione, la coscienza si tranquillizza, e riprende il suo equilibrio perchè "l'offesa"verso Dio, il principio,ecc., è stata riparata.

Di certo l'impurità, o la trasgressione, si ripresenterà perchè l'opportunità per "peccare" sono tante, ma soprattutto perchè non si cerca di rimuovere la causa che determina il "peccato" essendo la "caduta" un semplice effetto.

Comunque, quella "vendetta" punitiva acquieta il sentimento del fedele. La confessione è un altro mezzo riparatore perchè favorisce due eventi: l'uno consiste nel palesare, confessare la trasgressione in modo manifesto, notorio; ciò comporta uno scarico di tensione e responsabilità; l'altro, essendo costituito di atti riparatori, di cui abbiamo già parlato, pone la coscienza di nuovo in equilibrio.

La trasgressione viene di fatto assolta sia implicitamente per essersi attenuti a certe regole, sia mediante lo stesso confessore. Facciamo un esempio pratico in relazione a una "caduta": il fedele dirà: il mio corpo fisico (oppure mentale) mi ha fatto peccare, essendo in colpa lo punisco perchè devo riparare la trasgressione; con queste premesse può escogitare tutti i mezzi accettabili per punire il corpo fisico fino al punto, come prima si accennava, di menomare un arto.
Simile conclusione equivale a quest'altra: siccome la mia automobile mi ha portato fuori strada o mi ha procurato un incidente, la prendo a martellate o, usando estrema vendetta, la distruggo completamente.

In tutto ciò si può notare un vizio nella premessa.
A questa visione restrittiva, irrazionale e repressiva si oppone un'altra ancora più grave ai fini dell'etica e del risultato della sadhana (ascesi).
Vi sono discepoli che, superata la fase del complesso di colpa, si abbandonano ad atti immorali, a volte anche perversi, inventando coerenti alibi per legittimare il loro libertinaggio. Possono essere persino dei cinici o inventare filosofie che giustifichino le loro qualità poco consone alla via iniziatica. E siccome vi sono anche insegnamenti di particolari "guru" che giustificano, quand'anche non incoraggino, il libertinaggio, tali discepoli, come quelli precedenti, si mettono la coscienza tranquilla.

Purtroppo ci troviamo di fronte a concezioni estremiste che sulla via spirituale non consentono alcun progresso o soluzione di problemi. Quale potrebbe essere l'atteggiamento giusto nei confronti di complessi di varia natura o contenuti che ci sembrano da rettificare?

Prima di tutto occorre un corretto accostamento verso quelle qualificazioni indesiderabili che rappresentano non un'"offesa" a un Dio, proiettato dal nostro super-io, ma solo ostacoli, intoppi e deviazioni lungo la via della Liberazione.

Se di offesa si tratta, essa è rivolta prima di tutto a noi stessi: si offende la nostra natura di esseri pensanti e spirituali, oltre a offendere i nostri simili; si offende la nostra scelta, la nostra coerenza, la nostra dignità di discepoli.

La Realizzazione-Liberazione è sinonimo di compiutezza, di pax mentis, di beatitudine o pienezza: "Io vi do la mia pace, non quella che vi offre il mondo" dice Gesù; ora, un orgoglioso, invidioso, geloso, autoaffermativo, carente di qualche cosa a livello psicologico, potrà mai essere in pace? Se egli ci dice di esserlo, non dovremo crederci.

La Liberazione sopperisce alla mancanza, alla privazione e alle forze del rajas. Non è possibile essere Liberati se si esprimono manchevolezze e incompiutezze: ciò è una contraddizione in termini, i due stati si elidono reciprocamente.

Dovremmo quindi convenire che, per serietà di sadhana , è necessario fronteggiare la situazione; ma come fronteggiarla?
Con complessi di colpa e punizioni? Con continue giustificazioni dei nostri atti e della nostra particolare e interessata filosofia? Oppure mettendo la testa sotto la sabbia, come generalmente si dice, evadendo il problema?

La Dottrina ci offre alcuni metodi per risolvere non l'effetto, ma la causa della "caduta".
Innanzitutto occorre avere un'idea della costituzione psicofisica e spirituale per riconoscere lo stato coscienziale da assumere e l'atteggiamento da prendere nei confronti di qualità da rettificare o trascendere.
L'ente è formato da un corpo fisico denso, da un corpo mentale-psichico e da un corpo spirituale o coscienza mercuriale.
Le varie qualificazioni sono frutto sopratutto del "movimento" mentale-psichico; in termini Vedanta , i guna-qualità appartengono alla prakṛti, alla sostanza, essi si muovono, quindi si esprimono, perchè la coscienza ha abdicato alla sua posizione solare, di guida e direzione; essa è "l'ordinatore interno", secondo l'Upaniśad ; oppure l'auriga che tiene in mano le redini, o dovrebbe, ma che purtroppo si è addormentato, secondo la bella immagine di Platone.

Ora, incidere con un atto esteriore e impositivo sui guna o veicoli-corpi significa inibire e rendere impossibile la soluzione.
Per frenare una palla in movimento occorre annullarne l'accelerazione, è impossibile frenare e accelerare contemporaneamente: i due atti sono contraddittori; cosi, per risolvere il problema, dovremo porci in quello stato coscienziale da dove l'impulso al movimento delle qualificazioni, o delle energie rajasiche qualificate, può essere frenato e risolto.

E' un atto di arretramento della coscienza fino ad essere consapevoli per via diretta, e non più per semplice percezione psicologica indiretta, di qualunque movimento, sia esso conscio che subconscio.

Se gradatamente si fissa questo mercurio solare in modo da non farlo travolgere dal moto dei contenuti, il lavoro procederà proficuamente. Più che porre l'attenzione sui guna-veicoli occorre risvegliare l'auriga perchè è lui che ha le redini in mano e le sorti del movimento dei "cavalli".

Secondo punto è quello di non giudicare i vari contenuti di cui si è consapevoli; su tale aspetto si deve insistere per tanti motivi; tutto l'osservato o lo spettacolo (dṛsya) è solo una semplice sovrapposizione alla coscienza mercuriale. E, trattandosi di una sovrapposizione (adhyasa-adhyaropa), non occorre crearsi dei complessi di colpa oppure alibi per farla perpetuare, bisogna soltanto saperla integrare nella coscienza, scioglierla nel mare della consapevolezza; la "massa" dovrà ritrovarsi energia pura.
Se ci sono in noi cose indesiderabili dovremo semplicemente trans-formarle perchè abbiamo il potere di farlo.
Contemporaneamente potremmo evocare qualità di ordine universale: comprensione-amore quale risultato del riconoscimento che la vita è una, conoscenza noetica oppure compostezza psicologica quale frutto di dignità iniziatica; inoltre, l'energia di autoaffermazione potremmo rettificarla e guidarla per l'auto-realizzazione spirituale,vil sentimento affettivo egoico potremmo innalzarlo ad Amore universalevnel quale si includono necessariamente anche la persone più vicine, ecc.

Per amore di sintesi possiamo dare un quadro di queste ultime fasi:

1. Separazione della coscienza mercuriale dalle sovrapposizioni qualitative energetiche.

2. Fissazione della medesima in modo che da "lunare" diventi "solare";vciò implica l'arretramento della coscienza sì da poter osservare , per via diretta, tutto ciò che si muove nel campo della spazialità psicofisica.

3. Non giudizio , ne condanna nei confronti dei vari contenuti psicologici e neanche esaltazione o gratificazione. L'osservazione o, meglio, l'essere consapevoli deve avvenire in modo impersonale e con "divino distacco".

4. Integrare i contenuti nella coscienza, sciogliere la "massa" oggettuale nel mare della consapevolezza pura, non condizionata cioè dal "senso dell'io" (ahamkara). Come si può notare è l'operazione opposta al precedente stato in cui era la coscienza mercuriale a essere integrata nel contenuto oggettuale qualitativo, trovandosi cosi in uno stato di soggezione, di "caduta".

5. Evocazione di energie universali in modo da trasfigurare citta, la totalità della spazialità psicofisica. L'evocazione presuppone che le qualità universali siano già in noi; dalla potenza dovremo portarle in atto e l'evocazione costituisce un mezzo potentissimo, per quanto qualche volta non compreso dal discepolo.

Se questi cinque fattori vengono messi in atto la sadhana procederà in modo appropriato; ma occorre precisare che la Realizzazione, o Liberazione dal conflitto-dolore, va amata più di ogni altra cosa di ordine contingente e fenomenico.


PS: a questo punto, terminata la lettura, valuta tu se è il caso di tagliarselo o trattarlo con "divino distacco"

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