latriplice ha scritto: ↑06/06/2017, 14:54
Errata corrige:
Latriplice ha scritto:
L'esistenza non è un attributo della consapevolezza, un oggetto testimoniabile. La consapevolezza (sat) e l'esistenza (cit) coincidono. Precedono l'esperienza (karma-dharma), l'oggetto ultimo contenitore di tutti gli altri oggetti. La "consapevolezza/esistenza" non dipende dall'esperienza, e l'esperienza dal canto suo dipende esclusivamente dalla "consapevolezza/esistenza" per il suo apparente "esistere". Pertanto, sebbene la "consapevolezza/esistenza" non è l'esperienza, quest'ultima in virtù della sua dipendenza non è nient'altro che consapevolezza. In questo senso la realtà è non duale.
La consapevolezza (cit) e l'esistenza (sat) coincidono.
Dal Glossario Sanscrito delle Edizioni Parmenides (ex Asram Vidya)
Cit ( n ) : coscienza; la coscienza pura ( caitanya ); consapevolezza pura; Intelligenza pura; coscienza totale, universale; coscienza - conoscenza; coscienza - consapevolezza; conoscenza pura. Cit è al di là di ogni processo rappresentativo, cognitivo, insomma al di là del mentale e persino al di là della pura intellezione o intuizione intellettuale ( buddhi ); tuttavia dà vita alla mente stessa , sostiene le sue modificazioni e assicura il funzionamento del mentale nella sua interezza. Uno dei tre aspetti (
sat, cit, ananda) inscindibili e consustanziali al jivatman.
Sat (n) : l' Essere, il puro Essere; l'Esistenza in sè; l'esistente, ciò che è esistente; il reale, entità reale. Contrario di asat: ciò che non ha esistenza.
Saccidananda (Sat-cit-ananda, m): "Esistenza" (sat), "Coscienza" (cit) e "Beatitudine" (ananda); formula con la quale si indica il Brahman Saguna. Sat, cit e ananda non sono attributi ma aspetti coessenziali alla intrinseca natura dell'Essere, aspetti che si riflettono nel jivat in ragione della purezza e sottigliezza dei veicoli (sarira-kosa-upadhi) di cui è rivestito.
Sull'esistenza e l'esistere avrei da dire qualcosa in merito, almeno secondo mio sentire e interpretazione del termine.
Se posso ripartirei da quanto già detto in precedenza da quella "coscienza di questo e quello" sinonimo di piano duale e del molteplice.
Dire "coscienza di questo e quello" vuol dire al mio sentire avere coscienza di questo e quello, e quindi è in termini di "sono" equivalente a dire "io sono questo e quello". Quindi abbiamo (sempre secondo una mia licenza di lettura) una prima equivalenza:
Io sono questo e quello = (avere) coscienza di questo e quello
Il secondo passaggio ovvero l' "io sono" (senza questo e quello) è di fatto una dichiarazione di autocoscienza, ovvero di coscienza di sè.
Dire "io sono" equivale a dire io sono cosciente di me, io sono auto-cosciente. Quindi sempre secondo mia lettura e licenza porto questa seconda equivalenza:
io sono = coscienza di sè (auto-coscienza)
L'ultimo passaggio è il "sono" (senza più l'io) là dove il sono è la coscienza
in sè (quindi non più
di sè). Quindi l'ultimo passaggio è:
sono = coscienza in sè
Perchè tutto sto discorso? Perchè quando di parla di esistere ed esistenza, per come la vedo io, l'esistere e l'esistenza è la prima determinazione dell'Essere. Nel senso che l'esistere, l'esistenza è relativa all' "io sono". È l'io sono che dichiara la propria esistenza, di esistere. Io sono = esisto.
Mentre per l'Essere, il Sono, il solo "sono" (senza l'io) è una dichiarazione di essere, di esseità, e non di esistenza.
Essere non equivale ad esistere, l'Essere è, non esiste, non viene in esistenza, semplicemente è, attualità, essente, esseità.
Non c'è un soggetto essente, una dichiarazione di determinazione sia pure principiale di essere ed esseità; l' "io sono" dichiara la propria esistenza (e venuta in esistenza e determinazione), mentre il sono dichiara soltanto (si fa per dire) di Essere, sono, punto e basta, non io sono, ma solo sono, puro Essere, pura coscienza, senza soggetti sia pure principiali o ontologici.
È una differenza enorme tra le due condizioni e situazioni (condizioni e situazioni dovendogli dare un contesto e nome). Nell'una c'è il solo e puro Essere, il Sono, nell'altra compare un soggetto, sia pure Soggetto con la S maiuscola, ma sempre una prima determinazione che si assume ruolo e principio di essere nell' io sono. L'esistere, l'esistenza presuppone un soggetto che esiste (e viene in esistenza, quasi un "nascere"), quell' "io" dell' "io sono" fa tutta la differenza con il solo Essere e Sono (senza "io").
Non a caso alla voce sat si parla di puro Essere (l'equivalente di "pura coscienza"), di Esistenza in sè (equivalente di coscienza in sè); così come invece abbiamo una coscienza di sè che equivale (sempre al mio solito sentire) ad esistenza di sè, all' io sono, all'esistere, così abbiamo una Esistenza in sè, che equivale alla coscienza in sè, alla pura coscienza, al solo "sono".
È in questo senso e secondo questa spiegazione data che non trovo corrispondente il termine Esistere ed esistenza quando riferito alla pura coscienza, al "sono", al Brahman, nirguna, turya, etc.
L'Essere non esiste, l'Essere è, il che appunto (secondo mio sentire) non coincide per nulla col l'esistere e l'esistenza, relativo invece al saguna, alla prima determinazione, principiale, ontologica, etc. Meglio ancora, non è che non coincide, è che l'Essere include-comprende l'esistere e l'esistenza, ma non lo è in coincidenza; l'esistere e l'esistenza fan parte dell'Essere pur non essendo l'Essere stesso, ma suo aspetto, manifestazione, determinazione, esistenza appunto.
Quando Mosè incontra Dio sul monte ha luogo questo dialogo:
« Dio disse a Mosè: "Io sono colui che sono". Poi disse: "Dirai così ai figli d'Israele: Io-Sono mi ha mandato da voi" »
"Io sono" afferma di sè Dio. Afferma il proprio esistere, la propria esistenza...io sono.