Fedro ha scritto: ↑20/02/2017, 17:35scusa, ma se siamo strumenti di Dio, come saremmo nel contempo agenti?La triplice:
Se comprendessimo veramente chi siamo non ci sarebbe la necessità di agire con l'attitudine del karma yoga, cioè di accogliere e far propria l'idea di essere degli strumenti nelle mani di Dio e di abbandonare a Dio i risultati delle nostre azioni. Il karma yoga è per coloro che si concepiscono come agenti, gli artefici personali delle azioni (jiva), e assolve lo scopo di pacificare la mente e creare un ambiente interiore favorevole all'auto-indagine che culmina nell'auto-conoscenza (jnana) "Io sono la consapevolezza non nata, non duale e non agente.
Probabilmente hai letto male tu..ovvero che ti risulti che nel karma yoga ci si consideri artefici personali delle azioni.
Eppure è molto semplice nelle parole di Bodhananda:
l'essere nel nostro presente è lo scopo di tutto il karma yoga. E' un lavoro fatto per essere presenti nell'azione.
Mi dispiace, o sei duro di comprendonio o prevenuto nei miei confronti, una delle due. Leggi attentamente e vedrai passo passo che il mio commento non presenta contraddizioni di sorta.
Fatto?
E se ancora persisti a non capire te lo riscrivo:
A coloro che si credono degli agenti viene consigliato di accogliere e far propria l'idea di agire con l'attitudine del karma yoga, ovverosia pensarsi in termini di strumento nelle mani di Dio e di abbandonare a Dio i risultati delle azioni.
Per quale motivo? Perché agendo in modo disinteressato, cioè nel non far dipendere la nostra felicità dall'acquisizione di oggetti non siamo inclini ad alimentare le vasane esistenti o a produrne di nuove che una volta riciclate, ci costringono per via dell'ansia da risultato, ad una certa linea d'azione vincolante. Ciò ha il benefico effetto di calmare la mente e di purificarsi e permettere l'auto-indagine, cosa che non sarebbe possibile in una mente agitata dal desiderio e preoccupata dagli eventi.
E' un lavoro fatto per essere presenti nell'azione?
Suona molto new age.