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Karma

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cielo
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Karma

Messaggio da cielo » 06/02/2017, 21:21

Il karma può essere letto come legge di merito e demerito, ma già implica che si è effettuata un’inferenza, ci si è spostati dalla semplice osservazione del manifesto al giudizio, alla determinazione del concetto di punizione.

Ci si sposta dal presente che non si comprende al passato di cui il presente diviene l’espiazione.

Il karma è una legge di merito; solo di merito!

Ad una causa risponde un effetto. Affermare che questo effetto possa essere positivo o negativo a seconda il gradimento dello stesso è la sovrapposizione di una emozione su un fatto oggettivo.

Sovrapporre il merito e il demerito sull’effetto (che è semplice conseguenza ossia merito) significa impedirsi la comprensione della legge del karma.

L’individuazione dell’essere altro non è che l’adesione alla sovrapposizione della dualità merito-demerito sul processo causale. Poiché l’individualità (effetto dell’adesione e della sovrapposizione) non è consapevole di assistere al continuo divenire di sé stessa, la via spirituale o di liberazione consiste nel trasformare questo processo inconsapevole in un presenza consapevole di distacco.

Una visione consapevole può leggere il processo karmico come la via di mezzo, la via breve, dove la presenza testimoniante nell’azione, la non contrapposizione coincide con l’ajati vada (via della non generazione) dei rishi e delle upanishad. Il karma è l’insieme di tutte quelle esperienze che l’individualità ancora deve ancora esperire prima di disciogliersi, svelando il puro essere.

Karma. Bodhananda. Periodico Vedanta. Giugno 2007

cielo
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Re: Karma

Messaggio da cielo » 13/03/2017, 15:16

Bodhananda [brano d'archivio ml del 3 gennaio 2007. E' stato mantenuto il titolo originale del 3d].

KARMA

Certe volte, quando si mette mano alla tastiera per scrivere, vengono pensieri che rasentano l'ovvietà ed è quasi una violenza lo scriverli.

Buona parte della vita viene impostata per piegare e impostare gli eventi secondo la propria volontà.

Ossia, vedo certi eventi, li confronto con certi desideri, mi adopero affinché gli eventi pieghino verso i desideri.

Qualcun altro sostiene che la ricetta della felicità consiste invece nel portare i desideri verso gli eventi.

L'ovvietà nell'ambito spirituale è che ognuno muove da dove è.
Pertanto non esiste un meglio o un peggio, e la vera fatica è la comprensione del dove si é, non del cosa fare, se il cosa fare è
ancora soggetto al piacere, alla volontà, al giudizio.

C'è gente con moglie e figli che anela la foresta. Carinissimo, ma che senso ha? Se fosse servita la foresta si sarebbe stati senza questi
legami familiari. Se servirà la foresta, quando e se servirà, le cose si metteranno in maniera tale da far sì che la foresta arrivi.

Supponiamo che invece si sia divenuti eremiti. Anzi anacoreti o più. E nostro nipote di 3 anni diventi di colpo orfano e non ci siano più
parenti prossimi... cosa fa, si rimane nella foresta perché noi oramai siamo anacoreti o più?

In questo luogo come altrove si sono succedute persone che sembravano pronte a spaccare il mondo, pronte ad arrivare chissà dove
immediatamente, convinte che qui o altrove avevano trovato o era possibile trovare non solo la risposta a tutte le domande, ma che tali
risposte avrebbero risolto ogni loro conflittualità e infelicità, pacificandoli.

Non è certo la concettualizzazione di un Principio o la comprensione mentale di un sutra o di una upanishad che risolve il continuo
divenire nell'individuazione.

Il sacro fuoco è una grazia, ma va usato per bruciare le individuazioni, non per mandare segnali di fuoco nella notte o di fumo nella luce...

Anche se abbiamo avuto la grazia di avere incontrato il più grande dei maestri, il migliore degli istruttori, il libro dei libri...
dovremo comunque fare i conti con noi stessi e con gli strumenti e le possibilità che abbiamo a disposizione...

...se non applichiamo alla nostra vita quanto apprendiamo, a cosa serve?

L'applicazione è il nostro quotidiano e non, come taluni possono credere, il cambiamento del mondo, la creazione di una nuova era, la
conversione dei pagani o gentili o infedeli.

La conoscenza, la grazia, l'amore, la devozione devono portarmi all'equilibrio in questa vita, "questa", non altre.

Non poi. Non oltre. Non altrove.

Se poi proprio rimangono tempo e forza, posso dedicarli ad aiutare chi chiede aiuto.

Ovviamente questo se non si ritiene di poter applicare una volontà al mondo.

Un sorriso

bo
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seva
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Re: Karma

Messaggio da seva » 29/05/2020, 18:56

Bodhananda [brano d'archivio ml del 3 gennaio 2007. E' stato mantenuto il titolo originale del 3d].

KARMA

Certe volte, quando si mette mano alla tastiera per scrivere, vengono pensieri che rasentano l'ovvietà ed è quasi una violenza lo scriverli.

Buona parte della vita viene impostata per piegare e impostare gli eventi secondo la propria volontà.

Ossia, vedo certi eventi, li confronto con certi desideri, mi adopero affinché gli eventi pieghino verso i desideri.

Qualcun altro sostiene che la ricetta della felicità consiste invece nel portare i desideri verso gli eventi.

L'ovvietà nell'ambito spirituale è che ognuno muove da dove è.

Pertanto non esiste un meglio o un peggio, e la vera fatica è la comprensione del dove si é, non del cosa fare, se il cosa fare è ancora soggetto al piacere, alla volontà, al giudizio.

C'è gente con moglie e figli che anela la foresta. Carinissimo, ma che senso ha? Se fosse servita la foresta si sarebbe stati senza questi legami familiari.

Se servirà la foresta, quando e se servirà, le cose si metteranno in maniera tale da far sì che la foresta arrivi.

Supponiamo che invece si sia divenuti eremiti. Anzi anacoreti o più. E nostro nipote di 3 anni diventi di colpo orfano e non ci siano più parenti prossimi... cosa fa, si rimane nella foresta perché noi oramai siamo anacoreti o più?

In questo luogo come altrove si sono succedute persone che sembravano pronte a spaccare il mondo, pronte ad arrivare chissà dove immediatamente, convinte che qui o altrove avevano trovato o era possibile trovare non solo la risposta a tutte le domande, ma che tali risposte avrebbero risolto ogni loro conflittualità e infelicità, pacificandoli.

Non è certo la concettualizzazione di un Principio o la comprensione mentale di un sutra o di una upanishad che risolve il continuo divenire nell'individuazione.

Il sacro fuoco è una grazia, ma va usato per bruciare le individuazioni, non per mandare segnali di fuoco nella notte o di fumo nella luce...

Anche se abbiamo avuto la grazia di avere incontrato il più grande dei maestri, il migliore degli istruttori, il libro dei libri...dovremo comunque fare i conti con noi stessi e con gli strumenti e le possibilità che abbiamo a disposizione...

...se non applichiamo alla nostra vita quanto apprendiamo, a cosa serve?

L'applicazione è il nostro quotidiano e non, come taluni possono credere, il cambiamento del mondo, la creazione di una nuova era, la conversione dei pagani o gentili o infedeli.

La conoscenza, la grazia, l'amore, la devozione devono portarmi all'equilibrio in questa vita, "questa", non altre.

Non poi. Non oltre. Non altrove.

Se poi proprio rimangono tempo e forza, posso dedicarli ad aiutare chi chiede aiuto.

Ovviamente, questo se non si ritiene di poter applicare una volontà al mondo.

Un sorriso

bo
up!

L'ovvietà nell'ambito spirituale è che ognuno muove da dove è.

Pertanto non esiste un meglio o un peggio, e la vera fatica è la comprensione del dove si é, non del cosa fare,

se il cosa fare è ancora soggetto al piacere, alla volontà, al giudizio.

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